Libri Carolini: differenze tra le versioni
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Nei Libri Carolini viene distinta l'[[adorazione]] dell'immagine dal [[possesso]] dell'immagine stess. [[Teodulfo]] chiarisce come le due cose siano profondamente diverse: l'iconoclastia aveva confuso e unito questi due aspetti dell'arte sacra; dichiarava infatti che il possesso di un'immagine, specialmente se ricca e pregiata, porta all'idolatria e quindi l'immagine andava distrutta. La diversa [[concezione]] dei Libri Carolini sta nel valutare le immagini sacre come elementi decorativi, capaci di accompagnare il fedele alla divinità senza sostituirsi ad essa. L'[[arte sacra]] ha quindi il proprio valore nel ricordo che essa rievoca in colui che guarda la [[rappresentazione]]; i concetti o gli eventi che essa racchiude non sono sconosciuti al fedele e vengono ricordati seguendo quelle direttive iconografiche che permettono l'immediato riconoscimento.
L´arte è quindi un monito ed una ammonizione per il fedele più che l'oggetto dell'adorazione, in una formula che può ricordare quella che [[papa Gregorio
{{quote|''Infatti è vero che le immagini siano senza senso e ragione, che invece lo siano gli uomini è falso''|Teodulfo<ref>LC I,2</ref>}}
{{quote|''Pictura autem dicta est quasi pictura''|Teodulfo<ref>PL 82, col. 676</ref>}}
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