Atiśa: differenze tra le versioni

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|AnnoMorte = 1054
|Attività = monaco buddhista
|Nazionalità = indianobengalese
|PostNazionalità =
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Di fronte a un Tibet in cui le pratiche buddhiste, introdotte secoli prima da [[Padmasambhava]] per mezzo della magia, si erano fuse con culti sciamanici, con la religione [[Bön]] e con culti [[shiva]]iti, l'operazione intellettuale promossa da Atiśa prevedeva l'insegnamento graduale e una sistematizzazione. A tutti venivano offerte le conoscenze del [[Buddhismo Theravada|buddhismo Hinayana]], ad alcuni venivano proposte le dottrine del [[Buddhismo Mahayana|Mahayana]], mentre solo agli iniziati più stretti veniva permesso di accedere al [[Buddhismo Vajrayana|Vajrayana]].<br />
Similmente ai monaci fu proposto il celibato (ma non l'astinenza sessuale) e nuovi ordinamenti nei monasteri, in linea con le consuetudini indianebengalesi.<br />
Il culto buddhista in Tibet al tempo dell'arrivo di Atiśa era incentrato sulla figura della Adibuddha Vairocana (buddha trascendente del centro) e del [[bodhisattva]] Manjuśri, entrambi ipostatizzazioni del principio di saggezza, ''prajña''. Atiśa fu determinante nell'introdurre un culto più orientato verso la figura del bodhisattva [[Avalokitesvara|Avalokiteshvara]] e la figura di [[Tārā (Bodhisattva)|Tārā]], entrambe portatrici del valore della ''compassione''. Tuttora in Tibet queste rimangono tra le figure più importanti della venerazione buddhista.