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La '''Cronaca di Re Enrico VIII d'Inghilterra''', conosciuta comunemente come '''Cronaca Spagnola''', è un [[Cronaca (genere letterario)|resoconto cronologico]] delle vicende che si susseguirono in Inghilterra nel [[XVI secolo]], durante i regni di re [[Enrico VIII d'Inghilterra]] e del suo successore, re [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo VI]].
==La prigionia: tra leggenda e realtà==
[[File:Enzo Codice Chigi.JPG|miniatura|destra|Re Enzo imprigionato a [[Bologna]] (da un manoscritto medievale).]]
Secondo quanto narrano le testimonianze scritte, la prigionia di re Enzo - specialmente man mano che il tempo passava - si fece sempre più elastica: egli aveva servi al suo servizio, incontrava nobili bolognesi e poteva persino comunicare con l'esterno e questo sarebbe comprovato da uno scambio epistolare che il re tenne con [[Buoso da Duera|Buoso da Dovara]] (massimo esponente della famiglia Dovara che, imprigionato con re Enzo a Fossalta, era stato liberato nel 1251) fra il 1258 e il 1263 (l'attribuzione al re sarebbe dimostrata dal sigillo della famiglia [[Hohenstaufen]], ovvero un leone rampante). Eppure numerose sono le leggende divulgate dai cronisti dell'epoca, poi arricchitesi di particolari nel corso dei secoli, a proposito della cattura e della prigionia del sovrano svevo. Esse per lo più si dividono in due correnti principali: quella filo-[[Guelfi e ghibellini|ghibellina]] (tendente a dare un'immagine dispotica dei bolognesi nei confronti di Enzo, costringendolo ad una prigionia rigida e severa) e quella filo-[[Guelfi e ghibellini|guelfa]] (tendente a enfatizzare la generosità dei bolognesi).
 
Scritta nel XVI secolo da un autore anonimo (nonostante si tenda ad identificarlo con un ambasciatore spagnolo o uno dei suoi domestici), solo nel [[1889]] il testo venne pubblicato in Inghilterra, grazie allo storico [[Martin Hume]] che lo tradusse dalla lingua originale (spagnolo) a quella anglosassone.
Si parla ad esempio di un tentativo di fuga dal castello di [[Anzola dell'Emilia]] prima ancora che il re venisse portato a Bologna e di un tentativo di pagare un riscatto da parte del padre e consistente - si dice - in un cerchio d'argento (per altri d'oro) largo tanto da cingere tutta Bologna, ma che i bolognesi rifiutarono.
 
Sebbene venga tenuta in considerazione come importante fonte di informazioni sulle intrigate vicende dei Tudor, molti storici non lo considerano attendibile, dato che gli eventi storici lì trascritti sono mescolati troppo spesso a opinioni personali e semplici dicerie, rendendo il testo inaccurato<ref>Alison Weir, ''[[Le sei mogli di Enrico VIII]]''</ref>.
Alcune leggende vogliono che di notte il sovrano venisse rinchiuso in una gabbia di legno e ferro, issata fino al soffitto e sorvegliato a vista; o, ancora, semplicemente tenuto incatenato con ceppi e catene d'oro.
 
==Note==
Si arrivò persino a sostenere che Enzo venisse tenuto in condizioni di estrema indigenza, al punto da non avere neanche di che sfamarsi. Secondo [[Salimbene de Adam|fra' Salimbene]], ad esempio, alla notizia delle condizioni del re svevo il frate Albertino da Verona, predicatore francescano, si sarebbe recato alla prigione implorando i carcerieri di dare del cibo al prigioniero; al loro netto rifiuto egli si sarebbe offerto di giocare a dadi con loro, ponendo come condizione che se avesse vinto il frate, allora avrebbe avuto il permesso di portare personalmente il cibo a re Enzo, oltre al conforto religioso. E così fu<ref>Henry Thode, ''Francesco d'Assisi e le origini dell'arte del Rinascimento in Italia'', Donzelli Editore, 2003.</ref>. Eppure secondo quanto scritto da Iacopo da Acqui, il Comune bolognese avrebbe rifocillato il re quotidianamente, con pane, vino, frutta e leccornie di ogni tipo e che più gli piacevano (egli avrebbe avuto addirittura al suo servizio tre servitori e due cuochi personali). Il Comune gli avrebbe consentito altresì di ricevere visite femminili: Enzo ricorda nel suo testamento tre figlie naturali di cui due almeno due (Maddalena e Costanza) nate durante la prigionia, ma una leggenda gli attribuisce un quarto figlio nato dall'amore per una contadina, [[Lucia di Viadagola]]. Al bambino sarebbe stato dato il nome di ''Bentivoglio'' (per le parole che Enzo soleva dire alla sua amata, ''Anima mia, ben ti voglio''), il futuro capostipite della famosa casata dei [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]].
<references/>
 
==Collegamenti esterni==
Curiosa è la leggenda del tardo Quattrocento circa un tentativo di fuga rocambolesca del re: egli si sarebbe nascosto in una [[gerla|brenta]] (usata solitamente per trasportare il vino e che si sistemava sulla schiena), ma il recipiente non sarebbe stato coperto a dovere, al punto da lasciare intravedere la testa bionda del re. Una donna, da una finestra, lo avrebbe visto e si sarebbe messa a gridare, vanificando in questo modo la fuga.
* {{en}} [https://archive.org/stream/chroniclekinghe00humegoog#page/n6/mode/2up Versione digitalizzata della ''Cronaca di Re Enrico VIII d'Inghilterra'' (o ''Cronaca Spagnola'')]
 
Dopo 23 anni di prigionia Enzo morì e fu sepolto nella [[Basilica di San Domenico (Bologna)|Basilica di San Domenico]] come lui stesso aveva desiderato e dove ancora oggi è presente la sua tomba. Secondo quanto riportato dal cronista bolognese Pietro Cantinelli in una cronaca dell'epoca, furono celebrati dei funerali solenni, degni di un sovrano, e furono voluti e pagati dal Comune. Anche qui non mancano le leggende, che sostengono che il re sia stato seppellito assieme a un diadema d'oro e d'argento e pietre preziose in testa, uno scettro d'oro in mano e una spada al fianco.
 
==Bibliografia==
* Anna Laura Trombetti Budriesi, Valeria Braidi, Raffaella Pini, Francesca Roversi Monaco, ''Bologna Re Enzo e il suo mito'', (con testi di A.L. Trombetti Budriesi, V. Braidi, R. Pini, F. Roversi Monaco, C. Zanetti, M. Rossi) 2002, Edizioni CLUEB, Bologna;
 
==Voci correlate==
* [[Enzo di Sardegna]]
* [[Adelasia di Torres]]
 
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