Accelerazione al plasma: differenze tra le versioni

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*''Laser Wake Field Acceleration'' '''(LWFA)''': il driver delle onde di plasma è costituito da un singolo impulso laser, preferibilmente di lunghezza <math>L\approx\lambda_p</math>, dove <math>\lambda_p=2\pi/\omega_p</math> è la lunghezza d'onda di plasma.
*''Plasma Beat-Wave Acceleration'' '''(LBWA)''': sfrutta due lunghi impulsi laser di frequenze diverse, il cui battimento genera una componente alla frequenza di plasma <math>\omega_p</math>, eccitando risonantemente l'onda di plasma desiderata. Tale schema fu proposto da T. Tajima e Dawson come alternativa alla LWFA, in quanto la tecnologia che permise di creare impulsi laser intensi e ultra-corti non era ancora disponibile nel 1979.
Gli schemi di accelerazione al plasma laser-driven soffrono di alcune difficoltà intrinseche all'uso contemporaneo di laser e particelle relativistiche nel meccanismo di accelerazione. L'impulso laser tende a diffrangersi nel plasma, e la sua velocità di gruppo sarà sempre maggiore di quella delle particelle accelerate che lo seguono, provocando una perdita da parte di quest'queste ultime della giusta sincronizzazione con la fase accelerante dell'onda di plasma (fenomeno chiamato dephasing). Queste difficoltà limitano la lunghezza efficace di accelerazione e quindi i massimi guadagni di energia realizzabili con schemi laser-driven.
Il vantaggio principale degli schemi laser-driven è la loro compattezza in quanto (a differenza degli schemi beam-driven) non richiedono una linea di accelerazione convenzionale per produrre le particelle da accelerare, purché esse vengano prelevate direttamente dal plasma mediante meccanismi di autoiniezione (self-injection) i di iniezione controllata (triggered-injection)<ref>E. Esarey, C. B. Schroeder, W. P. Leemans. 2009. Physics of laser-driven plasma-based electron accelerators. Rev. Mod. Phys. 81, 1229</ref>.