Antonio Ongaro: differenze tra le versioni

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Grazie ad essi frequentò famiglie aristocratiche come i [[Farnese]], gli [[Aldobrandini]], gli [[Orsini]] e i [[Colonna (famiglia)|Colonna]], presso il cui castello a [[Nettuno (Italia)|Nettuno]] recitò pubblicamente per la prima volta, nel [[1582]], la favola pescatoria dell'''Alceo -'' <nowiki/>ambientata proprio «nei lidi dove fu già [[Antium|Antio]], dove è hora [[Nettuno (Italia)|Nettuno]] Castello de i Signori Colonnesi».<ref>{{Cita libro|autore = Antonio Ongaro|titolo = Alceo, favola pescatoria di Antonio Ongaro. Recitata in Nettuno Castello de' signori Colonnesi et non più posta in luce|anno = 1582|editore = Francesco Ziletti|città = Venezia|p = |pp = |ISBN = |url = https://books.google.it/books?id=FtUTAAAAQAAJ&printsec=frontcover&dq=inauthor:%22Antonio+Ongaro%22&hl=it&sa=X&ved=0CB0Q6AEwAGoVChMI8su5mIH8xgIVi40sCh3SLA44#v=onepage&q&f=false}}</ref>
 
Col nome di Affidato, l' Ongaro appartenne insieme all'amico Tiberio Palella all'Accademia degli Illuminati, istituita e patrocinata da Isabella Pallavicini, seconda moglie del duca di [[Valentano]] Mario Farnese, con la cui figlia, Camilla, il poeta veneziano dovette essere sposato. Tuttavia dovette avere una prima moglie, Aurelia Afferi del Cardinale, che pianse nelle sue ''Rime'' (III, 7).
 
Dopo la parentesi di [[Nettuno (Italia)|Nettuno]], nel [[1585]] si trasferì a Valentano ove fu al servizio e sotto la protezione di Mario Farnese, che probabilmente seguì nella campagna in [[Fiandre|Fiandra]].
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Ongaro morì a Valentano in una data compresa tra il 3 dicembre [[1592]] - giorno della morte di Alessandro Farnese, che il poeta pianse nei suoi [[verso|versi]] - e il [[1599]]. Si è pensato ad un decesso entro primi mesi del [[1593]].
 
Nonostante la sua breve vita l'Ongaro, facile agli amori, dalla spiccata personalità interiore - «con rilievo umano e patetico, reazionario e sottomesso a un tempo» viste le sue liriche<ref name=":0">Romualdo Luzi, ''Nacque a Nettuno la prima favola pescatoria della letteratura italiana'', in Vincenzo Cerri, ''Nettuno'', Nettuno, Collana Caritas, 1986.</ref> - riuscì a crearsi una grandissima notorietà entrando nel contesto culturale tardo-cinquecentesco, tanto che sulla sua tomba fu collocata una lapide, su cui fece scrivere di «essere morto giovane d'anni ma vecchio per fama». Tuttavia, col passare del tempo, divenne sempre più un illustre sconosciuto ai posteri, se pochi si curarono delle sue memorie e della sua opera.
 
Il poeta visse in un periodo chestorico videal tramontare ildel [[Rinascimento italiano|Rinascimento]], mentre l'atmosfera determinata dalla [[Controriforma]] cattolica privava i poeti della necessaria libertà di espressione, e passioni religiose e sociali tormentavano l'Italia divisa in staterelli; per cui egli, che non fu un mediocre, «comprese il suo tempo e le sue contraddizioni, visse modestamente in un'esistenza sicuramente diversa dalle sue aspirazioni di letterato.». Ebbe un «carattere ora quieto e ora impaziente, sgomento o intrepido, diffidente o fiducioso, fu un essere tormentato e instabile segno anche lui di un tempo che non risparmiò nemmeno il [[Torquato Tasso|Tasso]].».<ref name=":0" />
== Opere ==
Proprio [[Torquato Tasso]] e i letterati nella sua orbita l'Ongaro frequentò durante gli anni a Roma, dal quale subì una profonda influenza in poesia tale che il dramma pescatorio dell'<nowiki/>''Alceo'' - da esso il veneziano ebbe la sua fortuna anche all'estero; prima favola pescatoria della letteratura italiana come sostenuto<ref name=":0" /> - ripercorre lo schema e il modello dell'''[[Aminta (Tasso)|Aminta]]'', [[egloga]] pastorale''.'' L'ambientazione è però mutata, ora non più nei boschi, ma sulle spiagge laziali di Nettuno.