Chironomidae: differenze tra le versioni

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== Relazioni con l'Uomo ==
[[File:LarvesChironomesEuralilleGareTGV20086FL.jpg|thumb|left|Larva rossa in evidenza sul fondo di un bacino artificiale.]]
L'importanza diretta dei Chironomidi, in merito alle relazioni con l'Uomo, è subordinata ad aspetti contestuali. In generale, questi insetti non sono direttamente dannosi quanto, ad esempio, i nematoceri ematofagi ([[Culicidae]], [[Ceratopogonidae]], [[Phlebotominae]]) o i nematoceri fitofagi ([[Cecidomyiidae]], [[Tipulidae]]). L'[[entomologia]] agraria, in [[Italia]], ha sempre concentrato l'attenzione sui Chironomidi ai danni causati nelle risaie in fase di [[semina]], in particolare in [[Emilia]]. I chironomidi in letteratura sono il ''[[Chironomus cavazzai]]'', il ''[[Cricotopus sylvestris]]'' e i generi ''[[Tanytarsus]]'' e ''[[Polypedilum]]''. Secondo <small>TREMBLAY</small><ref name="t62"/>, in realtà, l'importanza sotto questo aspetto è oggi fortemente ridimensionata al punto da non ritenersi più un'emergenza e rappresenta solo un'informazione di valore storico.

Le larve di questi chironomidi, infatti, vivono nei fondali melmosi degli acquitrini ed hanno un regime dietetico detritivoro. Nelle risaie gli attacchi al riso si rivelano più intensi in caso di proliferazione, con densità di popolazione che superano i 100 g di larve per litro di melma<ref name="t62"/>: in queste condizioni le larve si riversano sulle [[cariosside|cariossidi]] e sulle plantule in via di emergenza provocandone la distruzione. A sostegno di questa ipotesi va indicata una tecnica agronomica, alternativa o di supporto ai trattamenti chimici, che consisteva nel porre il riso in asciutta<ref>Antonio Servadei, Sergio Zangheri, Luigi Masutti. ''Entomologia generale ed applicata''. Padova, CEDAM, 1972, pp. 503-504.</ref>. Il problema dei chironomidi nelle risaie è oggi pressoché scomparso a seguito dell'ammodernamento della tecnica colturale e, in particolare, per il largo ricorso al [[diserbo|diserbo chimico]]<ref name="t63"/>.
 
Più problematico è invece il rapporto con l'Uomo nelle aree urbane costiere, soprattutto in siti soggetti all'[[eutrofizzazione]]. Diverse ricerche hanno messo in evidenza una correlazione fra l'incremento delle popolazioni di chironomidi e l'eutrofizzazione delle acque<ref name="t63"/>. A titolo di esempio, <small>ALI ''et al.''</small> (1985) rilevarono una densità di popolazione di ''C. salinarius'' dell'ordine di 15000 larve per metro quadro in un sito della laguna, adiacente all'[[Aeroporto di Venezia-Tessera|aeroporto di Venezia]], in cui si riversavano reflui civili. A prescindere dai casi specifici, l'incremento delle popolazioni di chironomidi porta alla formazione di sciami di maschi più grandi e densi, talvolta di dimensioni cospicue: 30-40 metri di altezza e 1-3 metri di larghezza<ref name="t63"/>. Le conseguenze di un'eccessiva invadenza di chironomidi nelle aree urbanizzate sono varie: