Assoluzione (religione): differenze tra le versioni

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William ==> Guillaume (credere che nella Francia medievale fosse in auge l'onomastica inglese è di una puerilità davvero commovente)
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===Il periodo scolastico===
All'inizio dell'età scolastica, veniva posto un accento particolare sul potere della contrizione nell'assicurare il perdono. [[Sant'Anselmo d'Aosta|Sant'Anselmo di Canterbury]], in un [[commentario]] su [[San Luca evangelista|Luca]] XVII, 14, compara questo potere con quello esercitato dai vecchi sacerdoti [[ebreo|ebrei]] con i [[lebbra|lebbrosi]] (P. L., CLVIII, 662; ibidem, 361-430). A prima vista, la dottrina di Sant'Anselmo sembrava annullare il potere di assolvere che l'antichità aveva accordato al sacerdozio, e ridurre l'ufficio della riconciliazione ad una mera dichiarazione che il peccato era stato perdonato. [[Ugo di San Vittore]] ([[1097]]-[[1141]]) si scagliò contro Anselmo, non perché Anselmo insisteva sulla contrizione, ma perché, apparentemente, questi trascurò il potere delle chiavi. Ma come ammettere l'uno e non l'altro? Hugo dice che il peccatore è "oppresso da un'oscurità dell'[[anima]] e dalla pena della [[dannazione]] eterna"; la grazia di Dio libera l'uomo dall'oscurità procurata dal peccato, mentre l'assoluzione del sacerdote lo libera dalla pena che impone il peccato. Ci sono dei punti oscuri nel testo, ma Ugo sembra incline a sostenere che il sacerdote assolve dalla pena conseguente al peccato, piuttosto che dal peccato stesso. [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]], invece, prendendo spunto da Ugo, affermò in termini chiari che la carità non solo pulisce la macchia del peccato, ma libera anche il peccatore dalla punizione conseguente al peccato. Comunque, non capendo che la penitenza come sacramento è un qualcosa di morale, Pietro Lombardo non usò i termini corretti. Egli sembra sostenere che la contrizione cancella il peccato e le sue conseguenze, e, quando viene interrogato sul potere accordato al sacerdote, sembra tornare all'opinione di Anselmo. "I sacerdoti, quando giudicano, rimettono o non rimettono i peccati e li dichiarano rimessi o non rimessi da Dio" (P. L., CXCII, 888). Questi garantisce al sacerdote anche un certo potere riferito alla punizione temporale causata dal peccato (ibidem). Ugo di San Vittore, sebbene parli dell'opinione di Pietro Lombardo come frivola, in realtà se ne scosta di poco. L'opinione di Pietro esercitò grande influenza sulle menti di ambedue i suoi contemporanei e su quelle della generazione seguente. Con [[WilliamGuillaume d'Auvergne]] (che insegnò fino al [[1228]], quando diventò [[arcivescovo di Parigi]]) venne introdotta la distinzione tra la contrizione e l'[[attrizione]]. La contrizione porta via ogni macchia di colpa, mentre l'attrizione prepara la strada per la vera remissione dei peccati. I teologi avevano riconosciuto la distinzione tra la contrizione e l'attrizione anche prima di William di Parigi, ma né Alessandro da Hales né [[Sant'Alberto Magno]], il maestro di [[Tommaso d'Aquino]] andarono molto oltre l'insegnamento di Pietro Lombardo. Ambedue insistettero su una reale contrizione prima dell'assoluzione, ed entrambi sostennero che tale contrizione cancellava il peccato mortale. Comunque, non negarono l'ufficio del ministro, dato che tutti e due sostennero che la contrizione comportava una promessa di confessione (Alb. Mag., IV Sent., Dist. xvi-xvii (Parigi, [[1894]]), XXIX, 559, 660, 666, 670, 700). Anche [[San Bonaventura da Bagnoregio]] (IV, Dist. XVII) ammetteva la distinzione tra la contrizione e l'attrizione; egli sosteneva il potere della contrizione di cancellare ogni peccato, anche senza l'assoluzione del sacerdote, essendo la confessione necessaria solo quando possibile. Riguardo al potere del sacerdote di perdonare i peccati, non solo lo ammetteva, non solo asseriva che l'assoluzione cancella il peccato e le sue conseguenze eterne, ma lo chiamava ''forma sacramenti''. Andò anche oltre dicendo che l'attrito era sufficiente per il perdono solo se accompagnato dall'assoluzione (ibidem, Dist. xviii). Interrogato su come l'assoluzione produca il suo effetto sacramentale, egli distingueva due forme di assoluzione: quella deprecativa, ''Misereatur tui'' ecc., e quella indicativa, ''Ego te absolvo''. Nel primo caso il sacerdote intercedeva per il peccatore, e questa intercessione cambiava il suo attrito nella vera contrizione ed assicurava il perdono per il peccato commesso. Nel secondo che è indicativo e personale il sacerdote esercitava il potere delle chiavi, ma rimetteva solamente una punizione temporale provocata dal peccato. San Tommaso d'Aquino, nel commentario sul ''Libri Sententiarum'' dimostrò chiaramente che il ministero del sacerdote è direttamente strumentale per il perdono di peccato; "se le chiavi non fossero state date per la remissione dei peccati, ma solamente per la liberazione dalla pena (quale era l'opinione degli [[scolastica (filosofia)|scolastici]] più anziani), non ci sarebbe stato alcun bisogno dell'intenzione di ottenere l'effetto delle chiavi per la remissione dei peccato"; e nello stesso luogo chiaramente affermava: "Se prima dell'assoluzione qualcuno non fosse stato perfettamente disposto per ricevere la [[Grazia divina|grazia]], qualora nessun ostacolo si frapponesse, costui la riceverebbe con il sacramento della penitenza, " (Dist. xvii, 2, I, art. 3, ''Quæstiuncula'' IV). Egli vedeva chiaramente che solo Dio può perdonare il peccato, ma Dio usava la strumentalità dell'assoluzione che, con la confessione, la contrizione, e la soddisfazione della penitenza, concorreva nell'ottenere il perdono, nel cancellare la macchia, nell'aprire il [[Regno dei cieli]], annullando la sentenza di dannazione eterna. Questa dottrina è espressa con eguale chiarezza nella ''Summa'' e nel ''Supplemento''. Nella ''Summa'', Q. LXXXIV, art. 3, Tommaso afferma che l'assoluzione del sacerdote è la ''forma sacramenti'' e, di conseguenza, la confessione, la contrizione, e la soddisfazione della penitenza devono costituire "in qualche modo, la materia del sacramento." Quando gli viene chiesto se la contrizione perfetta assicura il perdono del peccato anche fuori del Sacramento della Penitenza, San Tommaso risponde affermativamente; ma poi la contrizione non è più una parte integrante del sacramento; essa assicura il perdono perché il perdono viene dalla [[Carità|carità perfetta]], indipendentemente dalla strumentalità del rito sacramentale (Supplemento, Q. V, a. 1). [[Duns Scoto]], andando oltre, asseriva che il sacramento consisteva principalmente nell'assoluzione del sacerdote, perché la confessione, la contrizione, e la soddisfazione della penitenza non erano parti integranti del sacramento, ma disposizioni d'animo precedenti, necessarie solamente al ricevimento della grazia divina e del perdono. In ogni caso la forza del Sacramento della Penitenza è in quelle parole del sacerdote: "Io ti assolvo" ecc., mentre gli atti del penitente sono ''quasi materia'' di questo Sacramento.
 
==Il ministro dell'assoluzione==