Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte: differenze tra le versioni

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Secondo la tradizione [[sant'Emidio]], dopo essere stato [[Decapitazione|decapitato]], il 5 agosto [[309]], nei pressi del [[quartiere]] di [[porta Solestà]], nel luogo dove è stato eretto il [[tempietto di Sant'Emidio Rosso]], si recò a piedi fin qui, per essere seppellito, portando tra le [[Mano|mani]] la sua [[testa]].
In un [[tempo]] successivo, all'inumazione del corpo del santo, queste grotte furono trasformate in [[oratorio (architettura)|oratorio]] ed al loro interno furono collocati un [[altare]] e piccoli ornamenti.
 
Le spoglie mortali del patrono e dei suoi [[Discepolo|discepoli]] riposarono qui per oltre 4 [[Secolo|secoli]], fino alla [[traslazione (ecclesiastica)|traslazione]] dei loro resti all'interno della [[Cattedrale di Sant'Emidio|cattedrale di Ascoli]] dove ora riposano nel sacro sacello della [[cripta di Sant'Emidio]].
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Questo [[Tempio|tempietto]] è una delle chiese che appartiene all<nowiki>'</nowiki>"itinerario emidiano" della città, un percorso che congiunge tutti i siti legati alla [[tradizione]], ai [[Miracolo|miracoli]], alla [[vita]] ed al [[martirio (Cristianesimo)|martirio]] del santo.
==Storia==
Il tempietto fu costruito negli anni compresi tra il [[1717]] ed il [[1720]]-[[1721|21]] su commissione del vescovo ascolano Giovanni Gambi, famigliare dell’allora [[papa Clemente XI]] e successore del precedente vescovo Giovanni Giacomo Bonaventura. Gambi conferì l’incarico della progettazione e della costruzione del tempio a Giuseppe Giosafatti, che al tempo era presente in città poiché si stava occupando della sistemazione del [[palazzo dell'Arengo]]. Questi, per la progettazione, si ispirò allo stile di [[Pietro da Cortona]] ed alle opere di [[Gian Lorenzo Bernini]], suo maestro. Il tempio e infatti definito come la sua opera più berniniana.
 
La [[chiesa (architettura)|chiesa]] nasce come un [[ex voto]] degli ascolani per ringraziare [[sant'Emidio]], protettore dal [[terremoto]], di aver preservato la città dai violenti [[Terremoto dell'Aquila del 1703|sismi aquilani del 1703]] che si verificarono tra i [[Mese|mesi]] di gennaio e marzo dello stesso anno. Questi, sebbene provarono duramente la cittadinanza, non produssero perdite di vite umane e danni gravi sugli [[Edificio|edifici]].
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Per volontà ed iniziativa di molti devoti si avanzò la proposta di onorare la memoria del santo con un gesto collettivo di gratitudine e riconoscenza e di restituire al culto emidiano le tre grotte esistenti alle pendici dell’altura di campo Parignano, nella zona [[nord]] della città, che furono celle di [[Monachesimo|monaci]], il luogo della sua [[sepoltura]] ed [[Oratorio (architettura)|oratorio]].
 
Sia le [[autorità]] civili e religiose che la cittadinanza accolsero la richiesta ed il giorno 23 gennaio [[1703]] il Consiglio dei Cento e della Pace di Ascoli nominò otto notabili della città come responsabili della raccolta delle offerte dei fedeli, conferendo loro l’incarico di destinare l’intera somma ricevuta dalle [[Oblazione|oblazioni]] per la costruzione della chiesa.
 
Il 12 marzo [[1703]] il capitolo della cattedrale affiancò, agli otto nominati dal comune, due [[Canonico|canonici]] per collaborare al reperimento degli oboli ed inoltre stabilì che le entrate della baronia di Maltignano di quell’anno e dei quattro anni successivi sarebbero state destinate a questa causa.
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Il papa Clemente XI concesse il beneficio dell’[[indulgenza]] ai visitatori del tempietto.
 
Questo luogo fu meta di molti pellegrini e fedeli, ma nel corso dei secoli la chiesetta conobbe anche periodi di abbandono. Gli interventi di [[restauro]], avvenuti già nel [[XVIII secolo]], non hanno mai modificato l’aspetto della [[facciata]] esterna, si sono sempre interessati del ripristino dell’aula interna che spesso fu soggetta ad infiltrazioni di [[acqua]] e di affiorante umidità.
 
Nel [[1943]] durante il corso di necessari restauri fu aperto anche il cunicolo che porta ad una grotta dove fu rinvenuto un piccolo [[cimitero]] ed un [[arcosolio]]. L’[[anno]] successivo, nel [[1944]], il piccolo tempio fu aggiunto nell’elenco degli edifici storici ed artistici della città di Ascoli meritevoli di tutela.
Un nuovo intervento di restauro avvenne nel [[1954]] su interessamento di mons. Giuseppe Castelli, che con la collaborazione del Genio Civile di Ascoli ottenne la riparazione ed il consolidamento del [[Cupola|cupolino]] esterno, la sistemazione del piccolo piazzale antistante, la sostituzione di parti logore o mancanti del mattonato esterno, la riparazione della facciata, il consolidamento delle [[Volta (architettura)|volte]] e delle strutture interne ed un nuovo altare.
La piccola chiesa è stata annoverata nell’anno [[2000]] nell’elenco dei “Luoghi dello Spirito” per “Le vie del giubileo nella Regione Marche”.
Gli interventi ricostituivi più recenti sono dell’anno [[2001]] attuati su iniziativa dell’attuale rettore don Emidio Rossi. Nel [[2002]] il Lions Club di Ascoli Host e Urbs turrita ha donato un nuova [[Porta (architettura)|porta]] d’ingresso. Nel 2013 il vescovo di Ascoli [[Silvano Montevecchi]] vi destina la sede del Capitolo Piceno della [[Confraternita di San Jacopo di Compostella]].
 
==Architettura==
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Il piano inferiore della bipartizione è in [[Ordine dorico|stile dorico]] e trova il suo elemento caratterizzante, e di raccordo alla porzione superiore, nel [[Cupola|cupolino]] centrale, sporgente a [[Ellisse|base ellittica]], sorretto da [[6 (numero)|sei]] [[Colonna|colonne]] doriche. Mostra al centro lo [[Stemma|stemma araldico]] del [[vescovo]] Gambi in cui compaiono due graziosi [[Cherubino|cherubini]] che reggono il cappello prelatizio. Le colonne delimitano l’area del piccolo [[portico]] da cui si accede all’ambiente interno della chiesa attraverso la porta fiancheggiata da 2 colonne.
Ai lati del cupolino la porzione di facciata inferiore è ripartita da [[Lesena|lesene]] intervallate dall’apertura delle due [[Finestra|finestre]] [[Rettangolo|rettangolari]] con grata, utili a dare [[luce]] all’interno, e le due [[nicchie]] prive di [[Statua|statue]] ed ornamenti.
L’intera porzione è rifinita da [[architrave]], [[fregio]] e [[cornice (architettura)|cornice]].
 
Il piano superiore della facciata sviluppa maggiormente la sua altezza nella parte centrale. Ripartito da lesene si conclude con architrave, fregio, cornice ed un [[frontone]] circolare che ospita al centro l’arme di [[Papa Clemente XI]] ingentilita da due puttini che sostengono le chiavi ed il [[triregno]]. Ai lati della discesa delle volute rovesciate ci sono [[Festone (arte)|festoni]] di [[frutta]] che raccordano all’ordine dorico del primo livello. Alle estremità, in corrispondenza delle nicchie, due [[Statua|statue]] di [[Angelo|angeli]], con dimensioni maggiori del naturale, recano in [[mano]] un [[ramo]] di [[Palma del martirio|palma]] quale [[simbolo]] del martirio e concludono la composizione della facciata.
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==Bibliografia==
* Giambattista Carducci. ''Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno''. Fermo, Saverio Del Monte, 1853, p. &nbsp;166.
* Cesare Mariotti. ''La chiesa di S. Emidio alle Grotte presso Ascoli Piceno'', ''Rassegna Bibliografica dell’Arte Italiana'', IX, 1906; poi in Id., ''Scritti di storia e d’arte ascolana''. Ascoli Piceno, Casa Editrice G. Cesari, 1935, pp. 3-8&nbsp;3–8.
* Giuseppe Fabiani. ''Il terremoto del 1703 e il tempietto votivo di S. Emidio alle Grotte'', nel vol. ''Artisti del Sei-Settecento in Ascoli''. Ascoli Piceno 1961 ("Collana di pubblicazioni storiche ascolane", XIII), pp. 74-83&nbsp;74–83.
* Antonio Rodilossi, ''Ascoli Piceno città d'arte''. Modena, "Stampa & Stampa" Gruppo Euroarte Gattei, Grafiche STIG, 1983.
* Stefano Papetti. ''I Giosafatti e la scultura ad Ascoli tra Seicento e Settecento'', in ''Scultura nelle Marche dalle origini all’età contemporanea'', a cura di Pietro Zampetti, Fiesole, Nardini, 1993, pp. 403-405&nbsp;403–405.
* Attilio Galli. ''Sant’Emidio, la sua vera immagine''. Ascoli Piceno, Tipografia Falco, 2004, pp. 52-57&nbsp;52–57.
* Cristiano Marchegiani. ''Temi del Barocco nell’architettura fra Seicento e Settecento ad Ascoli'', in ''Memorie'', Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere ed Arti, XXXVII (1998-1999), Ancona 2002, pp. 151-194&nbsp;151–194, a pp. 164-166&nbsp;164–166, 184, e fig. a p. &nbsp;191.
* Adalberto Bucciarelli. ''Sant’Emidio alle Grotte''. Ascoli Piceno, G. e G. Gagliardi Editore, Centro Stampa Piceno, 2007, pp. &nbsp;11, 27-45, 65-67, 70-71.
 
==Voci correlate==
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{{interprogetto|commons=Category:Sant'Emidio alle Grotte (Ascoli Piceno)}}
 
{{Portale|Architetturaarchitettura|cattolicesimo|Marche}}
{{Ascoli Piceno}}