Psicologia della religione: differenze tra le versioni

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== La religione vista anche come fenomeno soggettivo ==
La Psicologia della Religione, quindi, assume come oggetto di indagine la religione in un duplice senso: da una parte è tenuta a considerare la religione come un fenomeno culturale specifico, oggettivamente presente in una cultura; d'altro canto, la religione è anche un fenomeno soggettivo che chiama in causa l'individuo, inserendosi e movimentando i processi di sviluppo dell'identità del soggetto.
Infatti, l'identità religiosa (ma anche l'identità atea)è unaè un'identità psicologica e si contraddistingue per i medesimi processi che regolano la formazione dell'identità psichica di una persona (Vergote, 1999). Pertanto, allo psicologo della religione importano i processi, le dinamiche, i percorsi, i conflitti che l'individuo affronta nel diventare o meno una persona religiosa. Meglio: allo psicologo interessano quelle dinamiche che consentono al soggetto di sviluppare una propria identità personale in relazione ad un sistema religioso culturalmente significativo, a cui può aderire o meno, tenendo presente anche eventuali derive psicopatologiche ((Cfr, Vergote, 1978, 2001, 2002; Aletti & De Nardi, 2002; Aletti & Rossi, 2001){{cita libro | Aletti | Mario | L'illusione religiosa: rive e derive | 2001 | Centro Scientifico Editore | Torino}}
In altre parole, la domanda che lo psicologo si pone potrebbe essere questa: quale desiderio è all'opera (e si appaga) nel credere o non credere in un determinato sistema religioso?
La Psicologia della Religione ha perciò come compito fondamentale quello di comprendere le motivazioni dell'atteggiamento degli individui verso la religione , analizzando anche i fattori inconsci della personalità, sia in senso ampio del termine sia in senso propriamente psicoanalitico (Vergote, 1983). Infatti, nella costituzione di una identità religiosa (atea, indifferente) intervengono molteplici fattori non riconducibili a processi unicamente consci: l'atteggiamento verso la religione che l'individuo professa o respinge appare costellato da fattori anche inconsci che si esprimono nell'affettività, nella emotività e nella motivazione (Cfr, Rizzuto, 1979, 2000, 2001, 2002; Aletti, 2001, 2002; Vergote, 1978, 1983).