Castello Malaspina (Fosdinovo): differenze tra le versioni

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Protetta, nei tempi trascorsi, da un [[ponte levatoio]], la porta d’ingresso duecentesca introduce in un piccolo cortile in stile romanico dove una colonna marmorea, anch’essa del [[Secolo XIII|Duecento]], ne sostiene i loggiati superiori. Dal cortile, dove si trovavano i cannoni difensivi, partono le larghe rampe di scale (ci si passava con i cavalli) che conducono a quello più grande centrale.
Questo presenta un elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, un pozzo ed un bel portale cinquecentesco in marmo da cui comincia il percorso per raggiungere le sale del castello, arredate ed affrescate alla fine del 1800. La Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le ceramiche da farmacia del Seicento, la Sala del trono, il vasto Salone con gli attigui salotti e la camera del ''trabocchetto'' con la sottostante camera delle torture. Si racconta che proprio da questa stanza, la marchesa [[Cristina Pallavicini]], donna malvagia e lussuriosa, eliminava i suoi amanti facendoli cadere nella botola situata ai piedi del letto. E proprio i trabocchetti erano una caratteristica del castello. Ne esistevano tre, due nel loggiato che dava sull’orto ed uno nella torre d’angolo. Alla loro base erano infissi affilati coltelli con la punta rivolta verso l’alto, di modo che lo sventurato, una volta caduto dalla botola attivata con una molla, veniva colto immediatamente dalla morte. Oltre a questi tremendi strumenti di tortura, ne esisteva un altro ancor più terribile. Si trattava di un braccio di ferro che sporgeva dal muro della torre, ad esso era applicata una carrucola ed un anello murato in terra, collegati da una corda. Il torturato veniva appeso e lasciato penzoloni sotto gli occhi di tutti, finché non fosse morto.<ref>Dadà, p. 64</ref>
Nella più antica torre di levante, si trova la cosiddetta “camera di [[Dante Alighieri|Dante]]”, dove, secondo la tradizione, dormì il Sommo Poeta quando fu ospitato nel castello durante il periodo di esilio. Gli affreschi presenti nel grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia di Dante con i Malaspina, ricordata da [[Giovanni Boccaccio]].<ref>Palandrani, p. 75</ref>
 
I piani superiori sono contraddistinti da altre sale arredate. Il castello, di proprietà degli eredi Torrigiani-Malaspina, è visitabile ed è completamente ammobiliato.
 
== I Malaspina dello Spino Fiorito ==
Il primo a chiamarsi [[Malaspina]] fu Alberto, discendente diretto di Oberto, capostipite della nobile ed illustre famiglia degli [[Obertenghi]] (945 d.C.)]]. Sull’origine di questo nome sivi sono sprecanovarie teorie e leggende. Una di queste, illustrata in un dipinto conservato in una sala del castello, ne fa risalire l’origine all’anno 540 d.C. quando il giovane nobile Accino Marzio vendicò la morte del padre sorprendendo il re dei Franchi Teodeberto II nel sonno e trafiggendolo alla gola con una [[spina]]. Il grido disperato del re “Ah ! mala spina !” dette origine al cognome e, in seguito, al motto di famiglia “SUM MALA SPINA MALIS, SUM BONA SPINA BONIS” “Sono una spina pungente per i cattivi, e una spina che non punge per i buoni”.
Il figlio di Alberto, il marchese Obizzo, fu uno dei personaggi più celebri ai tempi di [[Federico Barbarossa]], prima affrontandolo insieme ai comuni ribelli, poi, quando l'imperatore prese il sopravvento, sostenendolo e combattendo contro [[Milano]] (1157).
[[File:Fosdinovo-castello Malaspina9.JPG|miniatura|sinistra|Lo stemma dei [[Malaspina]] nel castello]]