Canone pāli: differenze tra le versioni

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Confronti con altre fonti epigrafiche, riportati in uno studio del 1933, permettono di datare molti testi dei cinque ''Nikāya'' a prima del II secolo a.C.<ref>Ad esempio:{{Citazione|Uno studio microscopico delle iscrizioni di Bharut e Sanchi rivelano che "ancora prima del secondo secolo a.C. esisteva già una raccolta di testi buddhisti che erano chiamati 'Piṭaka' e che erano suddivisi in cinque 'Nikāya', che c'erano i 'Sutta' in cui fu predicato il 'Dhamma', la religione del Buddha, che alcuni di questi sutta concordano con quelli contenuti nel Tipiṭaka e che 'Jātaka' proprio dello stesso tipo di quelli contenuti nel Tipiṭaka già appartenevano al corpo della letteratura buddhista. In breve, in un periodo precedente il II secolo a.C., probabilmente già al tempo di Aśoka o poco dopo, c'era già un canone buddhista che, se pure non interamente identico con il nostro canone pāli, gli assomigliava molto"}}Winternitz, M. (A), ''History of Indian Literature'', vol. II, ed. 1933, pagg. 17-18, cit. in Barua, pag. 4</ref>.
 
Alcuni studi più recenti ritengono però che la versione del canone pāli che ci è giunta per opera della comunità monastica del [[Mahāvihāra]] di [[Anurādhapura]], [[Sri Lanka]], sia stato redatto per fornire alla comunità di questo monastero «una base istituzionalizzata per la crescita e lo sviluppo continuo della tradizione theravādin. Inoltre la comunità del Mahāvihāra aveva una base testuale apparentemente ortodossa e autorevole in base alla quale confutare i propriopropri rivali della comunità del monastero dell'[[Abhayagiri]], di tendenza mahāyānica.»<ref>Charlese S. Prebish ''Enciclopedia delle Religioni''. Diretta da Mircea Eliade. Vol 10, Milano, Jaca Book-Città Nuova, 2006, pag. 193. Cfr. anche Stephen C. Berkwitz in ''Buddhist History in the Vernacular: The Power of the Past in Late Medieval Sri Lanka''. Usa, Brill, 2004, pag.68.</ref>. Va precisato, inoltre, che la redazione del Canone pāli giunto fino a noi risale alla fine del V secolo d.C. quando la versione attribuita al periodo del re Vaṭṭagāmaṇī (30 a.C.) fu rivista dai monaci del Mahāvihāra<ref>Mario Piantelli. ''Il Buddhismo indiano'' in: Giovanni Filoramo (a cura di), ''Buddhismo''. Bari, Laterza, 2001, pagg. 88 e sgg.</ref>. Non sappiamo se e quali modifiche contenesse rispetto alle redazioni precedenti<ref>{{Citazione|Perfino tradizioni che ritengono che il canone fu redatto e chiuso durante il primo concilio di Rajaghra, poco dopo la morte del Buddha, ammettono che non tutti gli anziani buddhisti furono presenti a quella assemblea e che almeno un gruppo di "cinquecento monaci" insistette nel mantenere la propria versione degli insegnamenti come essi se la ricordavano. Tutta la documentazione disponibile indica che la maggior parte dei canoni non fu mai chiusa. La scuola Theravāda orgogliosa del suo conservatorismo in questioni scritturali ancora nel V secolo d.C. dibatteva sul contenuto del proprio canone. Perfino oggi non vi è concordia completa tra i theravādin riguardo alla sezione del ''Khuddaka Nikāya'' del proprio canone. Pertanto non è sempre possibile distinguere chiaramente fra letteratura buddhista canonica, postcanonica e paracanonica. Tutte le scuole ritengono che almeno alcuni testi siano stati perduti, troncati od alterati, e che un certo numero di testi posteriori o falsi siano stati incorporati nei canoni di varie scuole. Sebbene occasionalmente queste affermazioni siano state utilizzate per sostenere le posizioni di una scuola contro quella dell'altra, probabilmente esse rappresentano una accurata descrizione dello stato generale delle cose nel tempo in cui furono costituite formalmente le prime raccolte scritturistiche. ... I canoni buddhisti furono il risultato di un lungo processo di redazione e compilazione che non siamo più in grado di ricostruire.|Luis O. Gómez, op. cit. 2006 pag.357}} Risulta tuttavia che alcuni monaci anziani non parteciparono alla recitazione del canone stilato dal primo concilio non perché non ne condividessero il proposito, ma semplicemente perché o erano troppo lontani per potervi partecipare, o non sapevano neanche dell'avvenuta morte del Buddha, o perché ritenevano inutile farlo avendo ascoltato l'insegnamento direttamente dalla bocca del Buddha e ricordandolo perfettamente bene ({{cita libro|
| cognome= Schumann
| nome=Hans W.