Pompeo Borra: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Pompeo Borra nasce a Milano nel 1898. All’età di nove anni rimane orfano del padre, Cesare. Inizia degli studi tecnici, ma poi decide di intraprendere la carriera artistica iscrivendosi all'[[Accademia di Belle Arti di Brera]].
<br>Nel [[1916]] prende parte, come volontario, alla Prima Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto si dedica alla pittura in un piccolo studio in via dell’Annunciata, in riva al [[Navigli (Milano)|Naviglio]] milanese che a quel tempo era ancora scoperto, dove rimarrà fino al 1938.
Frequenta il sodalizio della [[Famiglia artistica Milanese]] presso la quale tiene la sua prima mostra nel [[1920]].
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<br>I suoi dipinti suscitano l'interesse di [[Franz Roh]], il famoso teorico del Realismo magico e della Nuova oggettività tedesca, che lo invita alla mostra di arte italiana al Kunstverein di [[Lipsia]] nel [[1928]].
 
La sua pittura di severo purismo, collocata tra il [[Realismo magico]] e la [[Pittura metafisica]], propone immagini squadrate e volumi compatti che rievocano la pittura quattrocentista, situazioni bloccate e silenziose abitate da oggetti quotidiani e personaggi trasognati e immobili, per lo più femminili.
 
In questo decennio collabora con la ''[[Galleria del Milione]]'', recandosi spesso a Parigi dove stringe amicizia con [[Léonce Rosenberg]] direttore della galleria ''L'effort moderne''. Evolve le sue scelte cromatiche verso tonalità trasparenti e più luminose, fino ad attraversare anche una stagione astratta.
 
Negli anni [[1949]]-[[1950]], partecipa alla costituzione dell'importante [[collezione Verzocchi]], sul tema del [[lavoro]], inviando, con un autoritratto, ''Compagni di lavoro''; la Collezione oggi è conservata nella [[Pinacoteca Civica di Forlì|Pinacoteca Civica]] di [[Forlì]].
 
Nella pittura degli anni cinquanta/sessanta Pompeo Borra abbandona i volumi solidi e monumentali dei lavori precedenti, realizzando opere in cui anticipa tematiche che sono tornate attuali dopo la sua scomparsa ed hanno avuto maggiore riscontro critico negli anni ottanta con il termine "postmoderno". La bidimensionalità, l'accesa cromia e l'estrema sintesi delle figure, sempre immerse in un'atmosfera di sospensione metafisica, saranno gli stilemi connotativi delle sue opere tarde.
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Si spegne a Milano nel [[1973]].
 
Sue opere sono conservate in importanti musei, istituzioni e collezioni private, tra cui: Centre Pompidou, Parigi; GAM, Milano; Museo Civico d'Arte, Modena; MART, Rovereto; Accademia di Belle Arti di Brera, Milano; Civiche raccolte d’arte, Museo del Novecento, Milano; Museo d'Arte Moderna "<em>Mario Rimoldi</em>" Cortina d'Ampezzo.
 
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