Regime (politica): differenze tra le versioni

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Almeno in teoria, l'attribuzione di questo termine ad un certo particolare [[governo]] esistente non implica un giudizio di qualche tipo su di esso, ed infatti la maggior parte dei commentatori politici lo usa in modo ''neutro''. In pratica tuttavia, soprattutto a livello colloquiale ed informale, viene usato spesso come sinonimo di "dittatura" o "regime dittatoriale", a governi con una fama di essere repressivi, non democratici o illegittimi, tanto che, in questi contesti, la parola implica un significato di disapprovazione morale o di opposizione politica. A riprova di ciò basta osservare come sia raro sentir parlare di un ''"regime democratico"'', sebbene la locuzione sia perfettamente coerente, perché si intende solo un "tipo particolare di stato", che può essere democratico o anche dittatoriale, mentre per parlare di ''"regime dittatoriale"'' spesso si parla semplicemente di regime.
 
== Classificazione di regimi politici<ref>Pietro Grilli di Cortona - ''Capire la politica. Una prospettiva comparata'' UTET, Novara (NO) 2012</ref> ==
La divisione principale che si attua è tra '''regimi politici democratici''' e '''regimi politici non-democratici'''.
 
=== [[Democrazia|Regimi politici democratici]] ===
 
=== Regimi politici non-democratici ===
{{Citazione|Un regime politico non-democratico è un sistema politico con pluralismo limitato non responsabile senza la guida di una ideologia elaborata, ma con mentalità caratteristiche, senza un’estesa e intesa mobilitazione politica, salvo che in alcuni momenti del loro sviluppo, nei quali un leader o talvolta un ristretto gruppo dirigente esercita il potere entro limiti formalmente mal definiti ma in realtà abbastanza prevedibili.|Definizione di regime politico non-democratico di Juan José Linz}}
 
==== Regimi autoritari ====
Queste le principali caratteristiche dei regimi politici autoritari:
* '''Mobilitazione''': i regimi autoritari non sono caratterizzati da molta mobilitazione ma anzi tentano di non coinvolgere nella attività politica. Non riconosce autonomia e indipendenza alla società civile. Nel caso in cui è presente una forma di mobilitazione è limitata e controllata dall’alto, dal regime, dato che non è permessa una mobilitazione della società. civile come nei regimi democratici (dove la società civile è libera di mobilitarsi, attivarsi, etc.). se vi sono partiti, sono strettamente controllati dal regime, con attività controllate. Se esistono delle elezioni, ai partiti è concesso a partecipare ma non a vincerle, con forti limitazioni quando si attuano dei plebisciti. Non vengono rispettati diritti civili.
* '''Pluralismo politico limitato non responsabile''': l’esistenza di partiti alternativi al partito del regime è ostacolata. Nel momento in cui esistono condizioni per le quale il regime è obbligato a tollerare lapresenza di altri partiti (dato che rappresentano, ad esempio, una istanza molto diffusa della popolazione) con costi di repressioni elevati, si possono avere altri partiti – che però hanno al massimo la possibilità di esistere, raramente quella di essere attivi nella società, mai quella di partecipare ad elezioni realmente libere. A questa impossibilità risiede il significato delle parole “limitati” (dato che controllato dal regime, e non vi è una autonoma espressione della società civile attraverso partiti politici) e “non responsabili” (perché non possono realmente vincere elezioni libere).
* '''Ideologia''': quella dei regimi totalitari è scarsamente strutturata. Fa riferimento a delle idee chiave, a mentalità caratteristiche (come le idee di ordine, nazione, o il concetto di valore, disciplina) cheispirano da fattore di legittimazione, anche se non sono assolutamente paragonabili ad una ideologia articolata. Una ideologia è “un progetto di società, un sistema di idee e di valori, un sistema che si occupa di definire il rapporto tra individuo e società, sacrificando spesso l’idea di individuo a quella di comunità, che prevede di andare a regolare anche gli aspetti della vita privata del singolo cittadino”. Tutto questo nei regimi autoritari non c’è, dato che sono incentrati sulla conquista e mantenimento del potere. I regimi totalitari tendono ad identificare delle idee chiare che fungano da modello di legittimazione del loro ruolo.
* '''Limiti formalmente mal definiti ma in realtà abbastanza prevedibili''' (entro i quali i regimi esercitano il loro potere): possiamo imbatterci in regimi che tramite un colpo di stato militare non cambiano nemmeno la costituzione, così come possono aggiustarla o riscriverla di sana pianta. Questo ha diverse conseguenze: vi è una incertezza nella consapevolezza delle regole alle quali ogni cittadino deve sottostare perché abusi e interpretazioni estensive o intensive sono sempre possibili nel regime autoritario. Il suo obiettivo è mantenere il potere; se esiste un corpus legislativo che non interferisce sulla gestione del potere.
* '''Leadership''': abbiamo diversi casi possibili: un singolo leader che agisce autonomamente da altri soggetti (un '''dittatore'''), o un gruppo – più o meno piccolo – che gestiscono congiuntamente il potere ('''giunte militari'''), o un gruppo che prevede la gestione del potere da parte di militari e civili.  
 
===== Ruolo dei militari all'interno dei regimi non democratici =====
[[File:Graffiti Gaddafi.jpg|thumb|In Scienza politica, il regime politico di Muammar al-Gaddafi è soventemente usato come esempio di "regime militare"]]
Possiamo fare una differenziazione tra i regimi non democratici. Una ''macrodivisione'' viene fatta da [[Jay Nordlinger|Nordlinger]] si basa sul ''ruolo dei militari nel regime non democratico'':
* '''Regimi militari''': i militari occupano personalmente tutto il potere; un singolo generale o una giunta acquisisce il potere esecutivo esercitato tramite ministri che sono essi stessi dei militari. In questo tipo di regimi vi possono essere ''mire personalistiche'' , evolvendosi in veri e propri regimi personalistici (basti pensare a [[Saddam Hussein|Hussein]] o [[Mu'ammar Gheddafi|Gheddafi]]).
* '''Regimi civili-militari''': militari che possono anche non essere all’interno del governo. Nella maggior parte dei casi assumono la presidenza del consiglio e si avvalgono di ministri tecnici/rappresentanti di organizzazioni di interesse, o che assumano direttamente la carica di ministro interno, Ministro della Difesa o Ministro della Guerra, così come non ci sia un ruolo diretto dei militari nella gestione del potere (ma non vuol dire che non abbiano ruolo di controllo sul governo civile, la possibilità di porre dei veti sulle decisioni ).
* '''Regimi civili''': prevedono una subordinazione dei militari al potere civile. Non subisce alcun potere di veto sulle decisioni da parte di gruppi/giunte/individui militari. All’interno di questa categoria possiamo trovare i regimi nazionalisti, fascisti (considerato dagli storici come totalitario), comunisti (anche qui bisogna distinguere tra totali e post-totalitari) o a base religiosa (regimi iraniani o afgani).
È sempre possibile identificare dei gruppi sociali che stanno dalla parte del regime (come i proprietari terrieri col fascismo, o gli imprenditori nei regimi non democratici in Sud America).   
 
Soffermandoci sui regimi militari, la caratteristica genetica è solitamente il '''[[Colpo di Stato|colpo di stato]]''', anche se non tutti di questi danno vita a regimi militari. Le occupazioni sono sempre le stesse (media, parlamento, organi di stampa etc.). ad agire sono diversi – se non tutti – i settori delle Forze Armate; gli ufficiali di alto rango organizzano tutto (tranne nel Portogallo, in cui avvenne la [[Rivoluzione dei garofani]], meglio nota come "Rivoluzione dei capitani"). Le finalità sono solitamente non ideologiche. C’è ovviamente una smobilitazione della società (divieto dei partiti, dei sindacati, di fare manifestazioni, etc.). I militari provano, solitamente, vergogna nell’adempiere a ruoli prettamente non-militari, con una chiara visione di provvisorietà (secondo i dati, i regimi militari durano meno rispetto agli altri regimi autoritari). Possono ovviamente degenerare in tirannie o oligarchie militari.  
 
C’è un motivo di fondo per cui solitamente in militari intervengono: 
* '''Debolezza dello stato''': c’è il rischio che lo stato crolli, le istituzioni politiche e statali sono deboli e fatiscenti (come è accaduto in molti paesi africani); 
* '''Situazioni di grave crisi''': di tipo sociale o economica, in vi è un rischio collasso, con un’ampia mobilitazione sociale, o di disordine interno (come il Cile nel 1973); 
* '''Interessi corporativi dei militari''': l’andare a toccare certi privilegi e benefici della classe militare può causare la “scesa” in campo dei militari (come la riduzione delle spese della difesa, la creazione di milizie alternative, la resistenza a processi contro militari, etc.) (come succedette all’Argentina dopo la [[guerra delle Falkland]]);  
* '''Difesa dello stato''': un caso molto raro ma altresì contemplato, in cui la difesa nei confronti dello stato è da parte di minacce esterne.  
 
==== Regimi totalitari ====
regimi totalitari sono definiti anche “''della tabula rasa''”, poiché resettano completamente il sistema. Essi sono caratterizzati da:
* '''Assenza di pluralismo politico''';  
* '''Presenza di una ideologia forte''': ovvero che è sentita, che penetra l’intera vita dei cittadini, che spiega ogni aspetto dell’esistenza umana, una visione del mondo totale, completa;
* '''Un partico unico di massa''': il principale cultore e latore dell’ideologia, controllato da un’oligarca, spesso confuso con la burocrazia statale;
* '''Lo stato''' visto come cinghia di trasmissione del potere totalitario.
* '''Presenza di un leader''': più o meno carismatico o un gruppo al vertice del partito unico (oligarchia);
* '''Potere illimitato''': del leader o del gruppo politico
* '''Sistema del terrore''': interno, utilizzato dal potere sia verso i nemici del regime che nei confronti di diversi settori interni della società, la cui eliminazione (non solo fisica, ma anche della “memoria”,cancellazione della storia, del passato), che costituisce una ''conditio sine qua non'' per la realizzazione di fini ideologici;
* '''Controllo monopolistico del sistema coercitivo''': dei mezzi di comunicazione, di massa e dell’intero settore economico. La “mobilitazione” deriva da un termine militare (i generali mobilitano le truppe). In politica il termine è utilizzato spesso (vedi “mobilitazione dei militanti”, “mobilitazione della popolazione”).
La ''mobilitazione'' è quindi tipica di questi regimi (basti pensare alle “parate” naziste o ai discorsi in piazza di [[Benito Mussolini|Mussolini]]). Questa prevede una induzione dall’alto (il che implica il fatto che si può avere anche in democrazia), ma nel caso della democrazia presuppone anche una volontà di aderire al richiamo di mobilitazione, fattore totalmente assente nei regimi non democratici.
 
==== Il particolare caso del [[Fascismo]]: regime totalitario o autoritario? ====
In ambito accademico vi è una discussione su come classificare il fascismo tra i regimi: gli storici lo definiscono un ''regime totalitario''; gli scienziati politici e i sociologi la pensano in modo diverso, come [[Juan José Linz|Juan josé Linz]] (“il regime fascista è un totalitarismo mancato, fallito”), [[Domenico Fisichella]] e altri, che lo definiscono un ''regime autoritario''. Il fascismo ha degli aspetti che lo avvicinano al totalitarismo: ha una propria ideologia, attua la mobilitazione, ha un partito di massa nonché molti discorsi pubblici e le soluzioni razziste che lo avvicinano al modello totalitario. Ma il [[Partito Nazionale Fascista|partito fascista]] non si pone mai superiore allo [[stato]] (a cominciare dalle forze armate, che non sono mai state totalmente fascistizzate, cosa che è stata vista in Germania e Russia con i rispettivi regimi), così come non è mai stato fascistizzato il Re, la monarchia o l’arma dei Carabinieri. Pure essendoci la persecuzione dei [[dissidenti politici]] (vedi [[Giacomo Matteotti|Matteotti]], [[Antonio Gramsci|Gramsci]]) non ci fu l’aspetto del terrore (nonostante l’[[OVRA]] possa sembrarlo in potenza ma non in atto). Questi fatti lo rendono per gli scienziati politici più ''autoritario'' che totalitario.
 
==== Regimi post-totalitari ====
Il concetto di totalitarismo comincia a svilupparsi negli anni venti con un significati positivo, poi utilizzato dalla letteratura anglosassone per mettere insieme le esperienze [[nazista]] e [[bolscevica]], passando quindi alla sua accezione negativa. Vi sono comunque molti modi per utilizzare il termine totalitario ([[Karl Popper|Popper]] definiva totalitario [[Platone]], ma è diverso dal termine che utilizziamo noi adesso).
 
Negli anni ’50 il [[totalitarismo]] acquista una sua importanza scientifica: quindi la definizione di totalitarismo sono state applicati ai casi nazisti e comunisti (come si vede nel libro ''The Totalitarian Party'' di Aryeh L. Unger). I regimi comunisti post-staliniani cambiarono quando prese il potere [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Nikita Chruščëv]]''',''' che addossò molte delle colpe della situazione comunista a [[Iosif Stalin|Stalin]], e modificò il regime. Nel 1964 vengono attribuite colpe a [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Chruščëv]] che viene eliminato dal potere (soprattutto per aver messo a repentaglio la centralizzazione,sostituito da [[Leonid Il'ič Brežnev|Leonìd Il'ìč Brèžnev]] e altri gerontocrati. Dopodiché il nuovo segretario del partito diventa un cinquantenne [[Michail Gorbačëv|Gorbačëv]].  
 
Questi cambiamenti vengono elencati nei regimi post-totalitari. Quello russo subisce importantissime modifiche: 
* Conservazione delle strutture; 
* Attenuazione della mobilitazione e del terrore; 
* Indebolimento della leadership e dell’ideologia;  
* Debole pluralismo istituzionale, ovvero i vari attori istituzionali (ad esempio le forze armate, i poteri locali, la burocrazia civile) cominciano ad attuare pressioni nei confronti del potere per guadagnare privilegi;   
* Centralizzazione economica meno rigida (si ricordi i vari [[piani quinquennali]] russi); 
 
==== Regimi sultanistici ====
[[File:Ferdinand Marcos Senate.jpg|thumb|Ferdinand Marcos, ex dittatore delle filippine ]]
Il termine ''sultanistico'' viene messo in campo da [[Max Weber|Weber]], che definisce un certo potere orientale. Il [[sultano]] non ha solo il potere politico, ma anche quello economico, che gestisce in prima persona o attraverso suoi mandatari che spesso sono membri della sua famiglia. Un patrimonialismo parentale, con istituzioni di tipo monarchico (successione al potere per via ereditaria). Tra i classici esempi ci sono gli stati arabi (vedi [[Arabia Saudita]], [[Emirati Arabi Uniti]]), che grazie alla produzione del [[petrolio]] fanno fruire nelle tasche dello stato – ovvero nelle tasche dei sultani – ingenti somme di denaro, che consentono loro di mantenere un apparato militare coercitivo-repressivo molto efficiente, oltre che comprare il beneplacito della popolazione. Vi sono anche dei casi ibridi come la [[Corea del Nord]] dei [[Kim Jong-il]] prima e di [[Kim Jong-un]] dopo, la [[Romania]] di [[Nicolae Ceaușescu|Ceausescu]], le [[Filippine]] di [[Ferdinand Marcos|Marcos]] etc.
 
==== Regimi ibridi ====
La consapevolezza dei '''regimi ibridi''', ovvero che esistono dei regimi politici con caratteri misti, è una consapevolezza che matura da tempo. Negli ultimi trent’anni sono aumentati i regimi ibridi in numero. Al loro interno possiamo distinguere:
* '''Quasi democrazie''', ovvero quelle dove c’è una elezione abbastanza libera, ma dove accanto a queste elezioni vi sono forti carenze sul piano dei diritti civili;
* '''Pseudo-democrazie''', ovvero regimi autoritari, non democratici, nei quali si celebrano elezioni, che producono alcuni fenomeni di liberalizzazione nel regime ,che hanno qualche significato. Elezioni che il regime non riesce più a controllare ;
Il principale problema teorico per i regimi ibridi è lo stabilire se sono autoritarismi stabili, moderati, blandi e che si stabilizzano oppure se sono regimi nei quali sono in corso delle dinamiche, ''regimi di transizione''. Capire quale percorso storico ha portato alla formazione del regime ibrido, capire perché il regime ibrido tende a non trasformarsi più, a non progredire più e infine capire cosa succede al suo interno risulta essere il ''modus operandi'' per studiare le loro evoluzioni.
 
== Voci correlate ==