Giuseppe Ferrari (filosofo): differenze tra le versioni
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}}
{{Membro delle istituzioni italiane
|nome = Giuseppe Ferrari
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Giunto a [[irreligiosità|posizioni irreligiose]] e [[scetticismo filosofico|scettiche]], nutriva per la cultura filosofica, storica e politica francese un'ammirazione che nell'aprile [[1838]] lo portò a [[Parigi]]. Ferrari trascorse in [[Francia]] i successivi 21 anni. Il 27 agosto del [[1840]] sostenne l'esame di [[Dottorato di ricerca|dottorato in filosofia]] alla [[Sorbona]], con la presentazione di due tesi intitolate ''De religiosis Campanellae opinionibus''<ref>Giuseppe Ferrari, ''Sulle opinioni religiose di Campanella'', Milano, [[FrancoAngeli]], 2009</ref> e [http://books.google.ch/books?id=dfLdvdlFILgC&printsec=frontcover&dq=Giuseppe+Ferrari&source=bl&ots=GA9rWE-1Up&sig=OWWSK2w9tSyf4Moql-5-rVLRoeA&hl=fr&sa=X&ei=e44VUIhYkvjhBIbLgbgK&redir_esc=y#v=onepage&q=Giuseppe%20Ferrari&f=false ''De l'Erreur''], nella prima delle quali presentava positivamente il pensiero religioso di [[Tommaso Campanella]], mentre nella seconda giungeva ad una conclusione scettica a proposito dei giudizî. Essi infatti non consentono di giungere alla verità assoluta in quanto essa è indissolubilmente intrecciata all'errore, così che si può dire che la verità sia un errore relativo e l'errore una verità relativa. Dal [[1838]] al [[1847]] collaborò regolarmente alla «[[Revue des Deux Mondes]]».
Introdotto nei circoli intellettuali della capitale francese da lettere di presentazione di [[Amedeo Peyron (filologo)|Amedeo Peyron]] e [[Lorenzo Valerio]] (due allievi piemontesi di [[Carlo Cattaneo|Cattaneo]]) e di [[Pierre-Simon Ballanche]], Ferrari frequentò [[Victor Cousin]], [[Augustin Thierry]], [[Claude Fauriel]], [[Jules Michelet]] e [[Edgar Quinet]], come pure gli intellettuali e gli emigrati italiani che si riunivano nel salotto della [[Cristina Trivulzio di Belgiojoso#
L'allontanamento dalla cattedra di Strasburgo fu all'origine del suo lungo rapporto con [[Proudhon]] che, avendo appreso il "caso Ferrari" dalla stampa, s'interessò a lui e ai suoi scritti e dette inizio ad un'amicizia che durò sino alla morte di Proudhon, nel [[1865]]. A partire dal [[1847]] Ferrari fu tra gli avversari repubblicani della [[Luigi Filippo di Francia|monarchia orleanista]], con [[Victor Schoelcher]] e [[Félicité de Lamennais]]. Durante il sollevamento delle [[cinque giornate di Milano]] contro il governo austriaco nel marzo del [[1848]] fu accanto a [[Carlo Cattaneo]] ma, deluso dai risultati della rivoluzione, fece rientro in Francia, dove fece un altro tentativo infruttuoso (per l'opposizione di [[Victor Cousin]]) di ottenere una cattedra all'Università di Strasburgo. Da gennaio a giugno del [[1849]] insegnò la filosofia al Liceo di [[Bourges]].
Il 2 dicembre [[1851]] avvenne il [[colpo di Stato]] che mise fine alla [[Seconda Repubblica francese]] e portò al trono [[Napoleone III]]; Ferrari, ricercato come [[repubblica
=== Il ritorno in Italia ===
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Nel giugno del [[1862]], contro la sua volontà, Ferrari fu nominato dal re [[Ufficiale (onorificenza)|Cavaliere Ufficiale]] dell'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]], e rimandò immediatamente il decreto di nomina al ministro della [[Pubblica Istruzione]], che glielo aveva inviato. Ma la nomina era irrevocabile, essendo stata pubblicata nella ''[[Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia|Gazzetta ufficiale]]''.
Nominato professore di filosofia della storia all'[[Accademia scientifico-letteraria di Milano]], benché non ci fosse a quel tempo nessuna indennità parlamentare e i parlamentari non godessero di nessun beneficio, Ferrari rinunciò allo stipendio per poter rimanere in Parlamento pur continuando a insegnare. In Parlamento, Ferrari prese posizione in sede di discussione sull'intitolazione degli atti del governo, contro la denominazione di secondo, e non primo re d'Italia, assunta da [[Vittorio Emanuele II|Vittorio Emanuele]]<ref>[[s:Pagina:Atti del parlamento italiano (1861).djvu/15|Atti del parlamento italiano (1861)]]</ref>, a più riprese contro uno stato unitario, in favore di una costituzione federale e dell'[[regionalismo|autonomia delle regioni]], in particolare del [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]]. Per Ferrari infatti, come scrisse nel gennaio del [[1848]]:{{Citazione|L'unità italiana non esiste che nelle regioni della letteratura e della poesia; in queste regioni non si trovano popoli, non si possono reclutare eserciti, non si può organizzare nessun governo. |Joseph Ferrari, ''La révolution et les réformes en Italie'', Parigi, 1848, p. 10. |L'unité italienne n'existe que dans les régions de la littérature et de la poésie; dans ces régions, on ne trouve pas de peuples, on ne peut pas recruter d'armées, on ne peut organiser aucun gouvernement.|lingua=fr}} Si è pure pronunciato contro la [[Contea di Nizza#
Assolutamente solitario e totalmente estraneo ad ogni [[Partiti politici|gruppo politico]] e ad ogni [[Massoneria in Italia|consorteria]], Ferrari non ebbe seguito e, come disse il [[politico]] [[Francesco Crispi]] intervenendo alla Camera il 3 agosto [[1862]]:
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Dal 1860 al 1875:
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* [[1860]], 27 maggio, Contro la [[Contea di Nizza#
* [[1860]], 8 e 11 ottobre, Contro le annessioni incondizionate.
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* [[1862]], 3 agosto, Interpellanza sul proclama del Re ([[Giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]]).
* [[1862]], 29 e 30 novembre, Interpellanza sugli [[Roma#Et.C3.
* [[1863]], 27 marzo, Sulla [[Polonia#
* [[1863]], 25 e 7 novembre, Contro il trattato di commercio con la Francia.
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* [[1870]], 19 agosto, [[Guerra franco-prussiana|I fatti di Francia]].
* [[1870]], 21 dicembre, Contro la convalidazione del decreto di accettazione del [[
* [[1872]], 19 aprile, Interpellanza per la pubblicazione del ''Libro verde''.
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* Carmelo D'Amato, Ideologia e politica in Giuseppe Ferrari", ''Studi storici'', 1970, 11, p. 743-754.
* Carmelo D'Amato, "La formazione di Giuseppe Ferrari e la cultura italiana della prima metà dell'Ottocento", ''Studi storici'', 1971, 12, p. 693-717.
* Franco Della Peruta, "Il socialismo risorgimentale di Ferrari, [[Carlo Pisacane
* Franco Della Peruta, Un capitolo di storia del socialismo risorgimentale: Proudhon e Ferrari", ''Studi storici'', 1962, 3, p. 307-342.
* Franco della Peruta, "Giuseppe Ferrari", in: Silvia Rota Ghibaudi, e Robertino Ghiringhelli, [a cura di], ''Giuseppe Ferrari e il nuovo stato italiano'', Milano, 1992, p.285-368.
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* [[Pierre-Joseph Proudhon]]
* [[Giuseppe Mazzini]]
* [[Carlo Pisacane
* [[Federalismo]]
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[[Categoria:Filosofi atei]]
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