Sutura (chirurgia): differenze tra le versioni

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* '''Caratteristiche e stato della ferita'''
** Le ''ferite da taglio'' per la loro regolarità e linearità si prestano bene alle suture. Creano problemi invece quelle ''lacere'' o ''contuse'' caratterizzate da perdite di sostanza più o meno ampie, da aree [[necrosi|necrotiche]], da [[ematoma|ematomi]]. Queste ferite una volta deterse e regolate nei margini vanno, se possibile, suturate altrimenti si lasceranno aperte, a guarire per [[Guarigione delle ferite|seconda intenzione]].
** La condizione che principalmente mette a rischio una sutura è l’l'[[infezione]].<br /> Presente o potenziale in tutte le lesioni di tipo traumatico è più rara nelle ferite chirurgiche ove comunque può subentrare per cause legate alla patologia di base, un [[appendicite|ascesso appendicolare]], per complicazioni insorte nel corso dell'intervento, un inquinamento settico, per contaminazione post-operatoria del sito chirurgico.
* '''Tecnica operatoria e materiale di sutura'''<br />La riuscita di una sutura è legata alle correttezza della tecnica e alla scelta dei materiali idonei. Il chirurgo deve curare in particolare che:
** i lembi preparati conservino una buona vascolarizzazione.
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== Cenni storici ==
{{Vedi anche|Chirurgia antica}}
L’L'[[antropologia]] e l’l'[[etnoiatria]] fissano la nascita della [[medicina]], intesa come capacità di riconoscere determinate condizioni come [[malattia|eventi patologici]], agli albori della storia dell’umanitàdell'umanità.
 
Immagina l’l'[[Homo Sapiens Sapiens]] che istintivamente, o forse imitando le azioni che aveva osservato negli animali ([[David Livingstone]] nelle sue memorie racconta di aver visto un gorilla colpito da una lancia strapparsela via stipando poi la ferita con delle foglie<ref>E.Contieri in G.Zannini Chirurgia Generale I vol. Uses 1985.</ref>), deterge le proprie ferite leccandole o lavandole nell'acqua di un ruscello o che le ricopre di muschio o di neve. Semplici atti che si dimostrano efficaci nel lenire il [[dolore]], ridurre l’l'[[edema]], spesso evitare la temibile [[infezione]] e che insieme a tanti altri rimedi, scoperti e sperimentati nel corso di migliaia di anni, contribuiscono a formare un patrimonio di conoscenze degne di essere tramandate da padre a figlio, da tribù a tribù.
 
Con lo scorrere del tempo l'uomo del [[neolitico]] o forse dell'[[età del ferro]] capirà che accostandone i lembi le ferite guariscono meglio e comincerà a utilizzare, a questo scopo, lische di pesce o spine vegetali e poi passerà all’impiegoall'impiego dei lunghi peli prelevati dalla coda o dalla criniera degli animali, applicando ai tegumenti le tecniche acquisite per cucire insieme le pelli degli abiti e dei guanti o le stuoie.<br />
E questi fili richiederanno aghi che l'uomo cercherà prima tra ciò che gli offre la natura e che poi si fabbricherà, sempre più sottili e maneggevoli e appuntiti, dotandoli di una cruna capace di accogliere fibre diverse come quelle di [[cotone (fibra)|cotone]] o di [[lino (fibra)|lino]].
[[File:JulesPean.jpg|thumb|[[Jules Péan]] opera a Parigi nel 1887 in abito da passeggio e attorniato da studenti]]
Così nasce la medicina e con essa la figura di chi è deputato, [[guaritore]] o [[sciamano]] o [[stregone]] che sia, a praticarla tra superstizioni, e magie, tra cure empiriche e interventi manuali. E sarà proprio nella capacità di ''curare con le mani'' che si identificherà il chirurgo (gr.: ''Cheir'', mano ed ''Ergon'', lavoro; ''cheirergon'', colui che lavora con le mani).
 
I chirurghi del mondo classico conoscevano l'arte della sutura che nel corso dell’altodell'alto e per tutto il [[Basso Medioevo]] fu abbandonata per l’impiegol'impiego del [[cauterio]], caro sia alla medicina araba che europea. Ma non furono rare le eccezioni perché eminenti maestri di chirurgia ripresero l'usanza della sutura: così [[Rogerio Frugardi]] a [[Salerno]], [[Henri de Mondeville]] a [[Parigi]] o l'arabo [[Abulcasis]]. Risale al medioevo e si attribuisce al Maestro Lanfranco da Milano, considerato uno dei fondatori della scuola chirurgica di Parigi, il metodo di [[nodo chirurgico|annodare]] il punto di sutura utilizzando le dita di una sola mano.
All'antichità appartiene la tecnica di fabbricare corde di vario spessore, ricavandole dalla sotto-mucosa dell'intestino di alcuni animali, da utilizzare negli strumenti musicali o per tendere gli archi. Questo stesso procedimento consentirà di ottenere il [[catgut]], un materiale di sutura che sarà di largo impiego fino ai giorni nostri. Impiego che troverà anche la [[seta]], introdotta da [[Marco Polo]] nel [[XIV secolo|‘300]], e che si proporrà come filo di eccellenza per la sua capacità tensile e per la sua duttilità.
Saranno questi fili di origine vegetale insieme alle [[minugia|minugie]] animali, ben incerate per renderle scorrevoli, che il chirurgo utilizzerà tenendole infilate in un'asola della sua giacca, per averle pronte sotto mano.
 
Tutto ciò fino alla fine del XIX secolo, quando con la scoperta dell'[[anestesia]] da parte di [[Horace Wells]] e [[William Green Morton]] e dell’dell'[[asepsi|antisepsi]] per le straordinarie intuizioni di [[Semmelweis]] e di [[Joseph Lister]] si aprirà quello che è stato definito ''il secolo della chirurgia''. Finalmente sarà possibile l'accesso chirurgico alle grandi cavità del corpo umano e saranno messe a punto innovative tecniche operatorie. La complessa chirurgia addominale, toracica, e cranica richiederà l’elaborazionel'elaborazione di sempre nuove suture da impiegare per le [[anastomosi]] e stimolerà la ricerca di materiali più adeguati alle nuove esigenze.
 
Così sarà il XX secolo a portare la novità dell'[[Ago (sutura)|ago atraumatico]], della [[sterilizzazione (medicina)|sterilizzazione]] del catgut, dell'impiego del [[nylon]], scoperto nel 1935, e dei fili metallici. Intorno agli anni '70 inizierà la produzione di [[filo (sutura)|monofilamenti]] assorbibili e non assorbibili che finiranno col soppiantare i fili tradizionali come il catgut o il lino, più irritanti e dalla superficie più irregolare.