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La ''constitutio de regalibus'' ribadiva anche il principio fondamentale che i diritti dell'Imperatore non potevano decadere per desuetudine, né essere invalidati da consuetudine contraria.
 
Per quello che riguardava il diritto di elezione di duchi, conti, marchesi, la nomina dei consoli, il privilegio di concessione di "battere moneta", la riscossione dei pedaggi, delle tasse doganali e portuali, Federico era anche disposto a lasciarli ai Comuni, in cambio però di un tributo annuo e del riconoscimento che l’imperol'impero fosse la fonte di ogni potere.
 
In base a quest’ultimoquest'ultimo principio Federico emanò anche la ''costitutio de pacis'' con cui proibì le leghe fra città e le guerre private. Inoltre accampò il diritto di prelevare, in stato di necessità, beni in natura che potessero occorrergli in viaggio per lui o per il suo esercito in marcia.
 
Questa presa di posizione aprì la fase più dura della lotta tra l'imperatore e i comuni italiani.