Impronta ecologica: differenze tra le versioni

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Per calcolare l'impronta ecologica si mette in relazione la quantità di ogni bene consumato (es. grano, riso, mais, cereali, carni, frutta, verdura, radici e tuberi, legumi, idrocarburi, elettricità, acqua.) con una costante di rendimento espressa in kg/ha (chilogrammi per [[ettaro]]). Il risultato è una [[superficie]] espressa quantitativamente in [[ettaro|ettari]].
 
Si può esprimere l’improntal'impronta ecologica anche da un punto di vista energetico, considerando l’emissionel'emissione di [[anidride carbonica|diossido di carbonio]] espressa quantitativamente in tonnellate, e di conseguenza la quantità di terra forestata necessaria per assorbire le suddette tonnellate di CO<sub>2</sub>.
 
L'importanza di questo indicatore complesso è data dall'approccio che ribalta di 360° l'impostazione di quelli che l'hanno preceduto. Se in passato ci si domandava quante persone potevano essere sostenibilmente insediate su un dato territorio, l'Impronta Ecologica si distingue perché si domanda quanto territorio è necessario per sostenere quella data popolazione (secondo il suo determinato stile di vita e di consumo).
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== Ridurre l'impronta ecologica ==
Oggigiorno l’umanitàl'umanità utilizza l’equivalentel'equivalente di un pianeta e mezzo, ovvero il nostro pianeta ha bisogno di un anno e sei mesi per rigenerare tutto ciò che noi usiamo in un anno.
Global Footprint Network (un ''team'' internazionale per promuovere la sostenibilità attraverso l'uso dell'impronta ecologica) e il WWF (la più grande organizzazione per la conservazione della natura), suggeriscono che nel 2030 avremo bisogno di due pianeti per far fronte alla nostra richiesta di beni; citando Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico del WWF Italia: «Viviamo come se avessimo un pianeta in più a nostra disposizione. Stiamo utilizzando il 50 per cento di più delle risorse che la Terra può produrre e se non cambieremo rotta il numero crescerà rapidamente - entro il 2030 anche due pianeti non saranno sufficienti. Nel 1970 sottraevamo annualmente materie prime dalla Terra per circa 30 miliardi di tonnellate, oggi siamo a quasi 70 miliardi. Come hanno indicato i maggiori scienziati internazionali che si occupano di scienze del sistema Terra, ci troviamo in un nuovo periodo geologico definito Antropocene perché l'intervento umano produce effetti equivalenti alle grandi forze della natura che hanno modellato il Pianeta stesso».
Dal momento che abbiamo a disposizione solo un pianeta bisogna intervenire sul proprio stile di vita, ma anche a livello amministrativo. In entrambi i casi è necessario riconoscere il ruolo centrale della natura per la salute e il benessere dell'umanità ed evitare il collasso. Per il WWF c'è bisogno di una rapida inversione di tendenza e diventa fondamentale includere i servizi degli ecosistemi nei nuovi indicatori di sviluppo.
 
=== A livello individuale ===
Innanzi tutto bisogna prendere coscienza di come il nostro stile di vita influisca negativamente sul conteggio dell’improntadell'impronta ecologica. Non tutti sono consapevoli che le risorse a nostra disposizione non sono illimitate, che non si rigenerano con la stessa velocità con la quale ce ne disfiamo; quindi il reale primo passo dovrebbe essere la sensibilizzazione: sul web molti sono i siti che pubblicano i continui studi sulla salute del nostro pianeta e sulle problematiche energetiche e ambientali, primo fra tutti il sito del WWF, più in particolare il Global Footprint Network.
Il secondo passo è quello di assumere delle eco-abitudini per ridurre l'impatto che le nostre azioni, tanto direttamente che indirettamente, hanno sull'ambiente in termini di CO<sub>2</sub> quali, tra le tante, optare per sistemi di produzione efficienti, riducendo la domanda di risorse idriche, territorio, energia; vivere nei limiti ecologici della Terra ovvero con modelli di consumo globali in equilibrio con la biocapacità del Pianeta, conseguibile cambiando i modelli alimentari e riducendo gli sprechi, ma soprattutto i consumi, utilizzando l’energial'energia in modo molto più razionale e intelligente e promuovendo l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. A grandi linee, tutti questi consigli sono riducibili alla regola delle tre R: ridurre, riutilizzare, riciclare, ovvero non acquistare ciò di cui non si ha davvero bisogno, utilizzare i prodotti il più possibile e soprattutto riciclare seguendo i metodi di smaltimento più corretti. Bisogna rinunciare quindi alla tendenza del consumismo a favore di uno stile di vita più sano.
 
=== A livello locale ===