Ettore Tolomei: differenze tra le versioni

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Nel [[1906]] si stabilì a [[Montagna (Italia)|Gleno di Montagna]], dove già i nonni avevano un fondo, e coi risparmi fatti nel tempo dell'insegnamento all'estero acquistò dalla famiglia Tiefenthaler il maso ''Thalerhof''<ref>già ''Lippen-'' o ''Schönhanslhof'', cfr. Rosa Stocker-Bassi; Georg Tengler, «Häuser- und Höfegeschichte», in Werner Thaler et. al. (a cura di), ''Montan'', vol. 2, Montagna, Fotolitho, 2003, p. 7-110. ISBN 88-8300-023-4 - a pag. 74-76 (con fotografia): ''KG Glen - BP 101 - EZ 38 I - Wohnhaus Nr. 59 Thaler - Theresian. Kataster Nr. 433'' ...''Thalerhof'' (perché dal 1750 al 1873 di proprietà dei Thaler, poi dei Tiefenthaler), già Lippenhof o anche Schönhanslhof.</ref> che venne ristrutturato in linea con lo stile neoclassico caro a Tolomei. Qui fondò la rivista di studi ''Archivio per l'Alto Adige'' alla quale collaborarono, tra gli altri, [[Pasquale Villari]], [[Carlo Battisti]], [[Graziadio Isaia Ascoli]], [[Angelo De Gubernatis]] e [[Torquato Taramelli]]. La rivista, che è ininterrottamente pubblicata sin da allora, è stata successivamente edita a [[Firenze]], presso l'[[Istituto di Studi per l'Alto Adige]]. Dal [[1979]] il nome è leggermente variato in ''Archivio per l'Alto Adige - Rivista di studi alpini''. Vi compaiono anche saggi in lingua tedesca.
 
Dalle sue pagine Tolomei voleva dimostrare l'italianità della regione e dunque la necessità di porre il confine al [[Passo del Brennero|Brennero]]. Irredentista radicale, comprendeva anche l'importanza strategica dell'Alto Adige e l'opportunità di avanzare il confine italiano fino allo [[spartiacque]] [[alpi]]no. Perciò tacciò di rinunciatarietà i cosiddetti "salornisti" – come per esempio il socialista [[Leonida Bissolati]] –, i quali limitavano le rivendicazioni alla [[Chiusa di Salorno]]. La pubblicazione dell<nowiki>'</nowiki>''Archivio'', che alla zona dava il nome del dipartimento napoleonico di cui all'inizio dell'Ottocento copriva l’intero territorio dell’ odierno Trentino e lafaceva parte del sud dell’AltoAdige fino a [[Bolzano]] <ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Department of Alto Adige|rivista = Wikipedia, the free encyclopedia|lingua = en|accesso = 2016-02-04|url = https://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Department_of_Alto_Adige&oldid=671080162}}</ref> , venne subito sequestrata dalle autorità asburgiche e suscitò violenti contrasti. Ciò contribuì a fargli guadagnare popolarità, soprattutto tra personalità politiche italiane: dietro il tavolo di lavoro di [[Sidney Sonnino]] facevano bella mostra di sé le annate dell<small>'</small>''Archivio''.
 
Sempre nel [[1906]] cominciò la stesura del [[Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige]], pubblicato poi dalla Reale Società Geografica Italiana nel [[1916]]. Al contrario di come spesso viene affermato, la [[toponomastica dell'Alto Adige|toponomastica italiana dell'Alto Adige]] non è dunque opera fascista, infatti la stesura avvenne diversi anni prima dell'avvento di [[Mussolini]] al potere. Anche la realizzazione del programma tolomeiano non fu voluta dal fascismo, come spesso erroneamente si crede, ma dal governo democratico di [[Giovanni Giolitti]] che assegnò l'incarico al presidente dell'Istituto geografico italiano di rilevare ed elencare i toponimi italiani in Alto Adige. La redazione della toponomastica ufficiale fu dovuta ad una decisione del [[Governo Giolitti V]], perfezionata durante i governi Bonomi e Facta e portata a compimento con un regio decreto del marzo del [[1923]], quando il primo governo Mussolini si era instaurato da meno di 5 mesi.<ref>[[Camera dei Deputati]], [http://www.camera.it/410?idSeduta=0688&tipo=stenografico#sed0688.stenografico.tit00040.sub00070 Intendimenti del Governo in merito all'ipotesi di impugnazione della legge recentemente approvata dal consiglio provinciale di Bolzano in materia di toponomastica - n. 3-02483]'' cit.: G. Holzmann: «La toponomastica di lingua italiana è stata introdotta con un regio decreto del marzo del 1923: il fascismo era al potere da soltanto 5 mesi. Infatti, l'incarico venne dato al presidente dell'Istituto geografico italiano dal Governo Giolitti, che era un Governo democratico. Quindi, quando si parla di toponomastica fascista, si equivoca sul fatto che il primo decreto l'abbia introdotta durante l'avvento del fascismo, ma, in realtà, l'incarico era stato assegnato da un Governo democratico, di cui faceva parte proprio il Partito Popolare.»</ref>