Efrem il Siro: differenze tra le versioni

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Nel medioevo alcune delle sue opere minori furono tradotte dal greco in lingua slava e latina. Alla fine da queste versioni furono fatti adattamenti degli scritti ascetici di Efrem in francese, tedesco, italiano ed inglese.
 
La prima edizione stampata (in latino) si basava su una traduzione dal greco fatta da [[Ambrogio Traversari]] e pubblicata dalla stamperia di Bartolomeo Guldenbeek di [[Sultz]], nel [[1475]]. Un'edizione molto migliore fu eseguita da [[Gerardo Vossius]] (m. [[1619]]), il dotto prevosto di [[Tongres]], per richiesta di [[Papa Gregorio XIII]]. Nel [[1709]] [[Edoardo Thwaites]] pubblicò, dai manoscritti della [[Biblioteca Bodleiana]], il testo greco, fino a quel momento conosciuto solo per frammenti. L'originale siriano rimase sconosciuto in Europa fino al fruttuoso viaggio in oriente ([[1706]]-[[1717]]) dei maroniti Gabriele Eva, Elia, e in particolare [[Giuseppe SimeoneSimone Assemani]], che si concluse con la scoperta di una preziosa raccolta di manoscritti nel monastero nitriano (Egitto) di Nostra Signora. Questi manoscritti trovarono subito la loro collocazione nella [[Biblioteca apostolica vaticana]]. Nella prima metà del [[XIX secolo]] il [[British Museum]] fu notevolmente arricchito da simili fortunate scoperte di Lord Prudhol ([[1828]]), Curzon ([[1832]]) e Tattam ([[1839]], [[1841]]).
Tutte le edizioni recenti degli scritti siriani originali di Efrem sono basate su questi manoscritti. Nella [[Biblioteca nazionale di Parigi]] e Bodleiana ([[Oxford]]) ci sono alcuni frammenti siriani di minore importanza. Giuseppe Simeone Assemani si affrettò a fare il miglior uso possibile dei suoi nuovi manoscritti e propose subito a [[Papa Clemente XII]] un'edizione completa delle opere di Efrem nell'originale siriano e nella versione greca, con una nuova versione latina dell'intero materiale. Da parte sua egli prese l'edizione del testo greco. Il testo siriano fu affidato al gesuita Pietro Mobarak (Benedetto), in quanto maronita. Dopo la morte di Mobarak, i suoi lavori furono continuati da Stefano Evodio Assemani. Alla fine questa monumentale edizione dell'opera di Efrem fu pubblicata a Roma ([[1732]]-[[1746]]) in sei volumi in folio. Fu completata dai lavori di Overbeck (Oxford, [[1865]]) e Bickell (Carmina nisibena, [[1866]]), mentre altri studiosi pubblicarono frammenti ritrovati (Zingerle, P. Martin, Rubens Duval). Una edizione (Mechlin, [[1882]]-[[1902]]) degli inni e sermoni di S. Efrem si deve a monsignor T. J. Lamy.