Polietilene tereftalato: differenze tra le versioni

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Il riciclaggio chimico consiste nella depolimerizzazione della polvere del prodotto, precedentemente ricavata, che riporta il polietilene tereftalato alla materia grezza iniziale, cioè al PTA, acido purificato tereftalato, o al DMT, dimetilene tereftalato, o ancora MEG, monoglicole etilenico. La depolimerizzazione può essere attuata attraverso glicolisi, idrolisi, o metanolisi. Tutti questi procedimenti sono vantaggiosi dal punto di vista economico solo per lo smaltimento di grandi quantità di poliestere. Il risultato è però soddisfacente, poiché restituisce in prodotto di ottima qualità e non deprezzato.
Il riciclaggio meccanico, invece, è più conveniente per quantità minori e restituisce prodotti di minore qualità e quindi deprezzati. Esso consta di cinque principali passaggi: selezione, taglio, lavaggio, estrusione e confezionamento. Inizialmente i materiali sono caricati su un nastro trasportatore e selezionati per colore e tipo; una volta selezionati vengono ridotti in piccoli pezzi. Nel passaggio del lavaggio la plastica viene lavata per levare ogni impurità. Successivamente il materiale è scaldato ed estruso in granuli, infine messo in contenitori ed etichettato.
 
Recentemente una équipe di scienziati giapponesi ha isolato un [[batterio]], ''[[Ideonella sakaiensis]]'', in grado di digerire la plastica mediante l'azione chimica di due [[enzimi]].<ref name="Yoshida2016">{{cita pubblicazione |autore=Yoshida S., Hiraga K., Takehana T., Taniguchi I., Yamaji H., Maeda Y., Toyohara K., Miyamoto K., Kimura Y., Oda K.|titolo=A bacterium that degrades and assimilates poly(ethylene terephthalate) |rivista=Science|data=10 March 2016 |volume=351 |numero=6278 |pagine=1196–1199 |doi=10.1126/science.aad6359 |lingua=en}}</ref>
 
== Note ==