Giuseppe Ferrari (filosofo): differenze tra le versioni
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L'opinione pubblica doveva essere preparata alla rivoluzione (che doveva avvenire spontaneamente e non guidata da un [[Carboneria|gruppo di cospiratori]]) da un partito di stampo [[democrazia|democratico]], [[Repubblica (forma statuale)|repubblica]]no, [[federalismo|federalista]] e [[socialismo|socialista]] (la questione sociale era infatti inscindibile da quella istituzionale). Il futuro stato federale sarebbe stato gestito da un'assemblea nazionale e da tante assemblee regionali.
Insieme a [[Guglielmo Pepe]] elaborò il termine ''[[neoguelfismo]]'', per sottolineare il carattere reazionario di restaurare la presenza attiva della [[chiesa cattolica|Chiesa]] nella vita politica dello Stato; Ferrari era critico verso la formula liberale ''[[Libera Chiesa in libero Stato]]'', ed affermava la necessità di una superiorità dello Stato rispetto alla Chiesa, corrispondente alla superiorità della [[ragione]] rispetto alla [[credenza religiosa]], un rapporto Stato-Chiesa che si riallaccia alla [[Giuseppinismo|politica ecclesiastica di Giuseppe II]] in [[Lombardia]] e a quella di [[Pietro Leopoldo di Toscana|Leopoldo I di Toscana]].
== Opere ==
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