Francesco Saverio de Zelada: differenze tra le versioni

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Gli venne affidata la redazione del breve ''[[Dominus ac Redemptor]]'', che decretava la soppressione della [[Compagnia di Gesù]] nel 1773. Il testo definitivo si avvalse di uno schema preparato dal [[José Moñino y Redondo, conte di Floridablanca|conte di Floridablanca]], che era in quel tempo ambasciatore a Roma della corona spagnola ed accanito avversario dell'Ordine. Largamente ricompensato da re [[Carlo III di Spagna]] per aver ridonato alla corona spagnola pieno potere sulle proprie terre senza dover sottostare allo strapotere della Compagnia di Gesù, venne nominato anche membro della commissione per l'esecuzione della bolla di soppressione dell'Ordine. Dopo aver rilevato il [[Collegio Romano]] dai Gesuiti, ne divenne prefetto degli studi nel novembre [[1773]] e prese parte poi al conclave del [[1774]]-[[1775]] che elesse a pontefice [[Pio VI]].
 
Bibliotecario di Santa Romana Chiesa dal 15 dicembre [[1779]], rimase in carica sino alla sua morte divenendo anche pro-prefetto della [[Congregazione dei vescovi e regolari]] in assenza del cardinale preposto [[Francesco Carafa di Traetto]] tra il novembre [[1780]] e l'ottobre [[1786]]. Camerlengo del Sacro Collegio dei Cardinali dal 17 febbraio [[1783]] sino al 25 giugno [[1784]], l'8 settembre [[1788]] divenne penitenziere maggiore e rimase in tale carica sino alla morte. Prescelto per il ruolo di cardinale segretario di Stato dal 14 ottobre [[1789]], rimase in carica sino all'agosto del [[1796]]. In questa veste, egli firmò, in data 13 luglio 1796, un Editto da cui emerge chiaramente la linea politica allora tenuta dal papato nei confronti dei francesi all'indomani dell'[[armistizio di Bologna]] (23 giugno 1796) <ref>[http://studinapoleonici.altervista.org/i-commissarj-francesi-a-roma/ I "Commissarj Francesi" a Roma in Studi Napoleonici-Fonti Documenti Ricerche]</ref>.
 
Dal 12 ottobre [[1790]] era divenuto presidente dell'[[Università di Ferrara]] e dal 17 giugno [[1793]] aveva optato per il titolo cardinalizio di Santa Prassede, mantenendo ''in commendam'' il titolo di San Martino ai Monti.