Battaglia di Tolentino: differenze tra le versioni

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Viene considerata talvolta la prima battaglia del [[Risorgimento]] italiano.<ref>A tal proposito {{cita|Scardigli 2011|p. 23|Scardigli2011}}, afferma che "se si considera il Risorgimento come un percorso inscindibile e monolitico, che conduce la penisola da una congerie di Stati a uno Stato unitario, Murat ne è estraneo; se invece il Risorgimento si vede come la risultante di forze diverse, divergenti e contraddittorie, allora la figura di Murat, più che la sua campagna di guerra, si può ritenere uno dei fondamenti del movimento nazionale. Prova ne è che nel 1860 molti dei [[I Mille|Mille]], [...] una volta giunti in Calabria si fermarono commossi a [[Pizzo (Italia)|Pizzo]] [la città dove Murat sbarcò dopo l'abdicazione] per ricordare il sovrano napoletano".</ref>
 
== StoriaDICK AND PUSSY ==
=== Antefatti: la campagna napoletana della pianura padana ===
Quando, nel marzo 1815, [[Napoleone Bonaparte]] sbarcò ad [[Antibes]] dopo essere fuggito dall'[[Isola d'Elba]], [[Gioacchino Murat]], [[Sovrani di Napoli|re di Napoli]] dall'agosto 1808, riprese le parti dell'Imperatore francese e avviò una campagna militare nell'Italia settentrionale contro gli [[Impero austriaco|austriaci]]. Ad aspettarlo all'ingresso della [[pianura padana]] vi erano i soldati austriaci capeggiati dal generale [[Federico Bianchi]], di origini italiane, posizionati a [[Ferrara]] e lungo il fiume [[Panaro]] (tra [[Modena]] e [[Bologna]]).<ref>{{cita|Scardigli 2011|p. 17|Scardigli2011}}.</ref> Le truppe di Murat guadarono questo fiume a [[Cento (Italia)|Cento]] riuscendo ad avere la meglio sui nemici, quindi proseguirono verso il [[Po]], dove dovettero tuttavia arrestarsi presso [[Occhiobello]], non riuscendo ad impossessarsi di un ponte difeso dagli austriaci che, anzi, diedero vita ad un [[contrattacco]] che fallì nell'accerchiare l'esercito napoletano solo grazie all'azione del reparto napoletano guidato dal [[colonnello]] [[Guglielmo Pepe]], che bloccò gli austriaci a [[Carpi]].<ref>{{cita|Scardigli 2011|p. 18|Scardigli2011}}.</ref>