Fumetto: differenze tra le versioni

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Il termine "fumetto" si riferisce alla "nuvoletta", simile a uno sbuffo di [[fumo]], utilizzata per riportare il dialogo tra i personaggi (detta in [[Lingua inglese|inglese]] ''[[balloon]]''). Nonostante il termine "fumetto" abbia dato il nome, in Italia, al mezzo di comunicazione stesso, nel fumetto non solo le nuvolette sono deputate alla traslazione dello scritto. Vi possiamo trovare infatti anche onomatopee iconiche, didascalie interne o addirittura la didascalia, esterna alla vignetta, solitamente denominata '[[cartiglio]]'. È curioso notare come, nonostante il termine fumetto si sia impresso come idea per designare questo mondo espressivo, nei primi anni in cui si diffondeva in Italia, il fumetto non aveva affatto fumetti. Infatti, sino a partire dalla prima metà degli anni venti, in concomitanza con l'autarchia fascista, un congresso costituito per l'occasione, con numerosi intellettuali di regime (tra cui spiccava come coordinatore del gruppo l'autore futurista Tommaso Marinetti) decise di non pubblicare le vignette provenienti dall'estero con gli originari ''baloon'', ritenuti un mezzo tanto barbaro e triviale da risultare diseducativo per i bambini, originari destinatari delle tavole pubblicate sui giornali dell'epoca, ad esempio sull'appena nato [[Corriere dei Piccoli]], ma rendere muta la vignetta aggiungendo, nello spazio vuoto sotto la vignetta, un cartiglio illustrativo in rima, solitamente ottonari o novenari in rima baciata.<ref name="test">Ne derivavano, da tutto ciò, alcuni spiacevoli eventi. Quali ad esempio il fatto che la tavola arrivasse o già mutila del testo in redazione; o quand'anche arrivasse con il testo, visto il poco prestigio deputato a questo genere di opere, e lo scarso numero di redattori parlanti inglese, essa spesso era per il "traduttore" quasi come fosse ugualmente mutila del testo, e da ciò derivavano testi ricostruiti a senso e spesso assolutamente non fedeli all'originale.</ref> Solo successivamente, nell'immediato dopoguerra, si principiò a utilizzare sistematicamente i veri e propri "fumetti".
 
Negli [[Stati Uniti d'America|USA]] e nei paesi anglofoni i fumetti sono indicati come ''comics'' (o ''comic books'', ossia, letteralmente: "libri umoristici", nomenclatura derivata dai primi fumetti pubblicati in albo, che erano per lo più di taglio umoristico), mentre in [[Giappone]] vengono chiamati ''[[manga]]'' ("immagini in movimento"). In [[Francia]] si usa l'espressione ''bande dessinéeMINCHIA'' ("striscia disegnata"), comunemente abbreviata in ''BD'' o ''bédé'', e in [[lingua spagnola]] i termini ''historieta'' o ''tebeo''.
 
In poche parole, il fumetto, nato per gli adulti (come si vedrà più avanti), diventato poi "territorio" per l'infanzia, è quindi tornato a essere patrimonio di una fascia non esclusivamente giovanile. Nonostante l'espandersi di altri mezzi di [[comunicazione di massa]], accompagna ancor oggi - fino a "dettarne" in molti casi ritmi, tempi e modi (o quantomeno limitandosi a registrarne il divenire) - il vivere (ed il convivere) quotidiano.