John Ruskin: differenze tra le versioni

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Nel [[1847]], fortemente sollecitato dalla famiglia che sperava in un effetto stabilizzante del matrimonio sulla sua natura irrequieta e instabile, sposò [[Effie Gray]], figlia di un cliente scozzese fortemente indebitato con il padre e alla quale, bambina, aveva dedicato il racconto fantastico ''Il re del fiume d'oro''. Il matrimonio fu però annullato sette anni dopo. Fu un grande scandalo: il matrimonio non fu mai consumato e la moglie, dopo 5 anni di matrimonio, lo denunciò per impotenza; egli si scusò adducendo vari motivi per la mancata consumazione del matrimonio, come la scarsa avvenenza fisica della moglie, la sua instabilità emotiva, e la propria morbosa attenzione verso le giovanissime; Effie stessa fu corteggiata quando aveva 12 anni e dopo l'annullamento egli corteggiò una fanciulla di 9 anni.
 
Il decennio dal [[1848]] al [[1858|'58]] fu per Ruskin un tempo di grande intensità creativa e intellettuale, e il nuovo viaggio in Italia con i genitori del [[1858]] fu forse l'ultimo tempo sereno della sua vita. Nel frattempo, il confronto tra la meditazione estetica, che in lui aveva sempre avuto una forte componente etica e umanistica, e il [[capitalismo]] selvaggio che secondo lui caratterizzava l'Inghilterra vittoriana (''money-making mob'' - una plebe che fa soldi -, era la definizione di Ruskin dei suoi compatrioti), spostarono i suoi interessi verso idee di [[Socialismo utopico|socialismo utopistico]] in chiave cristiana.
 
Già nel grande capitolo centrale de ''[[Le pietre di Venezia]]'', "''Sulla natura del Gotico''", aveva accusato la disumanizzazione del lavoro industriale, nella quale l'operaio è ridotto a un mero attrezzo animato («this degradation of the operative into a machine»), contrapponendo ad essa il carattere corale della produzione artistica ed architettonica gotica, nella quale l'operaio ha un ampio margine di creatività, consentito dall'irregolarità dell'opera complessiva. In queste pagine Ruskin si avvicinava alle posizioni di critica della disumanizzazione del lavoro e della separazione di lavoro manuale e [[lavoro intellettuale]] che, anticipate in alcune pagine di [[Adam Smith]] (''[[La ricchezza delle nazioni]]'', libro V, cap. 1), ritornano in molta della grande letteratura del primo socialismo, soprattutto nelle celebri considerazioni del giovane [[Karl Marx|Marx]] sul lavoro alienato ([[Karl Marx#Manoscritti economico-filosofici del 1844: l'alienazione|Manoscritti economico-filosofici del 1844]]).