Piero Treves: differenze tra le versioni

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===L'attività di giornalista===
L'entrata in vigore delle [[leggi razziali]] nell'autunno del [[1938]] condusse Treves in esilio in [[Inghilterra]]: dopo lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] svolse con il fratello Paolo attività giornalistica presso [[Radio Londra]], e successivamente lavorò come corrispondente (anche per il “[[Corriere della Sera]]”) fino al ritorno in Italia, nel 1955.
 
In contatto con il fecondo ambiente dell'Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana guidato dal cugino [[Antonello Gerbi]] (sotto la supervisione di [[Raffaele Mattioli]]), al giornalismo continuò a dedicarsi anche in patria, con recensioni, elzeviri, ritratti e articoli memoriali, nei quali riversò l'esperienza ricchissima di una vita. Ancora pochi giorni prima della morte rievocava in un'intervista sulla “Stampa” il duello che nel 1915 aveva opposto il padre Claudio Treves a Benito Mussolini: "Non credo vi siano mai state due persone più antitetiche. Mio padre era fondamentalmente un uomo di cultura, odiava la demagogia, la retorica vana, il gonfiarsi le gote, insomma tutto ciò che caratterizza il cosiddetto 'villan rifatto'. Questo era precisamente Mussolini, il quale si faceva bello di una cultura che non aveva..." <ref>“La Stampa”, 30 giugno 1992 = P.Treves, ''Scritti novecenteschi'', Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 182-184.</ref>.
In contatto con il fecondo ambiente dell'Ufficio Studi della [[Banca Commerciale Italiana]] guidato dal cugino [[Antonello Gerbi]] (sotto la supervisione di [[Raffaele Mattioli]]), al giornalismo continuò a dedicarsi anche in patria, con recensioni, elzeviri, ritratti e articoli memoriali, nei quali riversò l'esperienza ricchissima di una vita.
 
In contatto con il fecondo ambiente dell'Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana guidato dal cugino [[Antonello Gerbi]] (sotto la supervisione di [[Raffaele Mattioli]]), al giornalismo continuò a dedicarsi anche in patria, con recensioni, elzeviri, ritratti e articoli memoriali, nei quali riversò l'esperienza ricchissima di una vita. Ancora pochi giorni prima della morte rievocava in un'intervista sullasu “Stampa”“[[La Stampa]]” il duello che nel 1915 aveva opposto il padre [[Claudio Treves]] a [[Benito Mussolini]]: "Non credo vi siano mai state due persone più antitetiche. Mio padre era fondamentalmente un uomo di cultura, odiava la demagogia, la retorica vana, il gonfiarsi le gote, insomma tutto ciò che caratterizza il cosiddetto 'villan rifatto'. Questo era precisamente Mussolini, il quale si faceva bello di una cultura che non aveva..." <ref>“La“[[La Stampa”Stampa]]”, 30 giugno 1992 = P. Treves, ''Scritti novecenteschi'', Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 182-184.</ref>.
 
===L'università e le opere storiche===