Sanfedismo: differenze tra le versioni

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Con il termine '''sanfedismo''' si designa un variegato movimento [[controrivoluzione|controrivoluzionario]], nato nell'[[Italia Meridionale]] alla fine del [[XVIII secolo]].
Gli aderenti ai principi controrivoluzionari non usarono mai per sé il termine "sanfedisti", ma "''realisti''" o "''legittimisti''".
 
Il nome si applica soprattutto al periodo [[1799]]-[[1814]], quando in Italia le monarchie tradizionali furono rovesciate e sostituite dalle [[repubbliche sorelle|repubbliche napoleoniche]] sostenute dall'[[Armée révolutionnaire française|esercito francese rivoluzionario]]. Il termine stesso fu creato dai rivoluzionari per definire i membri del partito avverso, poi è entrato nell'uso ed è tuttora quello maggiormente usato dalla storiografia, prevalendo sul termine «controrivoluzionari». Gli aderenti ai principi controrivoluzionari non usarono mai per sé il termine "sanfedisti", ma "''realisti''" o "''legittimisti''".
 
Il nome divenne celebre nel [[1799]] per le gesta degli insorgenti nel [[Regno di Napoli]] e nello [[Stato Pontificio]]. La parola "sanfedismo" deriva infatti da "[[Esercito della Santa Fede]]", l'armata creata dal cardinale [[Fabrizio Ruffo]] che, tra febbraio e giugno del 1799, prese parte attiva alla restaurazione del dominio borbonico a [[Napoli]]. Per analogia il nome fu esteso successivamente a tutti i gruppi e alle associazioni cattoliche che, all'interno dei vari [[Antichi Stati italiani|Stati italiani]], lottarono contro i giacobini per la "difesa della Santa Fede" e, con essa, delle monarchie tradizionali.<ref>{{cita|Leoni|p. 197|Leoni, 1975}}</ref>
 
Il movimento sanfedista si inserisce a pieno titolo nei movimenti europei controrivoluzionari della fine del [[XVIII secolo]], come ad esempio quello sorto durante le [[guerre di Vandea]] nella omonima regione.
 
== Diffusione ==
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[[File:Stampa sanfedista.jpg|thumb|upright=1.4|Stampa sacra sanfedista con una croce istoriata e rappresentazioni simboliche ai lati della stessa: in alto la raffigurazione dei sovrani borbonici, al centro [[Sant'Antonio]] che impugna la bandiera borbonica, e [[San Gennaro]], in basso a sinistra un angelo scaglia fulmini contro il [[demonio]] che trascina nelle fiamme dell'[[inferno]] l'albero della libertà spezzato con in cima il [[berretto frigio]], e la bandiera tricolore e sotto il motto "Muore la Libertà e Viva sua Maestà", a destra raffigurazione delle esecuzioni dei liberali con due impiccati ed un terzo in corso d'impiccagione da parte del boia, sotto la scritta "Morte dell'infami Giacobini". A legenda della stampa la scritta in [[lingua latina|latino]] ''Nos autem gloriari oportet, in Cruce, Domini Nostri Jesu Christi''<ref>La stampa proviene da un libro di [[Benedetto Croce]] che la commenta: "La feroce rappresentazione della forca, che mostra come si congiungesse la devozione cristiana con la vendetta reazionaria" , pag 45 delle Note all'Albo del "La rivoluzione napoletana del 1799 illustrata", Napoli, Morano e figli editore, 1899 </ref> ]]
 
Molto famoso il Canto dei Sanfedisti, riproposto tra l'altro nel [[Novecento]] da numerose compagnie di canto popolare (tra le quali la [[Nuova Compagnia di Canto Popolare]]): si noti il riferimento ironico alla [[Carmagnola (canto)|Carmagnola]] (canto rivoluzionario).
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Il successo popolare che riscosse il movimento della Santa Fede dimostra che le idee rivoluzionarie e giacobine avevano fatto presa soltanto tra gli strati più istruiti della popolazione napoletana.
 
{{citazione|A lu suone d'ê grancasce<br />