Il becco giallo: differenze tra le versioni

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== Storia ==
La rivistaIl settimanale venne fondatafondato nel [[1924]] da [[Alberto Giannini]], nel 1924,con caporedattore Eugenio Guarino.<ref>[[Alberto Giannini]], ''Io, spia dell'[[Ovra]]... : romanzo politico dal taccuino di un fesso'', presentazione di Alberto Giovannini, Milano, Edizioni del Borghese, 1970</ref> Nel 1926 il [[regime fascista]] lo costrinse a chiuderla ed emigrare in Francia.<ref name="fanzinarte">[http://www.fanzinarte.com/fumetto/becco-giallo-fumetti-impegnati-e-resistenza-editoriale/ BeccoGiallo: fumetti impegnati e resistenza editoriale] su Fanzin-Arte</ref> L'editoriale del primo numero si schierava apertamente contro il fascismo:<ref name="frigerio"/>
 
L'editoriale del primo numero si schierava apertamente contro il fascismo:<ref name="frigerio"/>
 
{{quote|[...] appoggiamo [...] con tutte le nostre energie l’opposizione la quale, al regime fascista di dittatoriale violenza che ha invertito tutti i valori morali e col terrorismo ha asservito l’Italia ad una banda di predoni, resiste eroicamente sfidando ogni giorno le più brutali aggressioni e lotta per la libertà soppressa, per la millenaria giustizia italiana conculcata, per la riconquista delle guarentigie costituzionali, per ridare prestigio all’Italia nel mondo.}}
 
Nel [[1926]] il [[regime fascista]] costrinse Giannini a chiudere la rivista e ad emigrare in Francia.<ref name="fanzinarte">[http://www.fanzinarte.com/fumetto/becco-giallo-fumetti-impegnati-e-resistenza-editoriale/ BeccoGiallo: fumetti impegnati e resistenza editoriale] su Fanzin-Arte</ref>
Raccolte le sovvenzioni necessarie negli ambienti della [[Concentrazione antifascista]], tramite l'intervento di [[Filippo Turati]] e dell'industriale italo-argentino T. Di Tella,<ref>Bruno Tobia (a cura di), ''Il carteggio tra Filippo Turati e Torquato Di Tella. (1928-1931)'', «Storia contemporanea: rivista bimestrale di studi storici», Bologna, a. XVIII, n.4 (agosto 1992), pp. 627-680.</ref> e successivamente anche col contributo del movimento [[Giustizia e Libertà]],<ref>Santi Fedele, ''La massoneria italiana nell'esilio e nella clandestinità: 1927-1939'', Milano, F. Angeli, 2005, p. 135.</ref> la nuova serie clandestina di Giannini riapparve a [[Parigi]] all'inizio dell'estate del 1927 (1º agosto), condirettore [[Alberto Cianca]]. Continuarono le pubblicazioni fino all'agosto del 1931 (77 numeri in tutto), quando il giornale chiuse definitivamente per contrasti sorti fra [[Carlo Rosselli]] che lo finanziava e Giannini che lo dirigeva. <br />
 
Uno dei bersagli culturali fu lo scrittore [[Luigi Pirandello]], che per la sua devozione a [[Mussolini]] fu ribattezzato ''P.Randello''.<ref name="Chiesa1990p38">Chiesa, Adolfo (1990) [http://books.google.com/books?id=lnjqAAAAMAAJ ''La satira politica in Italia: con un'intervista a Tullio Pericoli''] p.38</ref><ref>[[Daniele Luttazzi]] (2009) ''Pozzi per pazzi che cadono a pezzi'' intervista su ''INscena Magazine'', a cura di Francesco Villari, pp.48-51, 15 aprile 2009</ref> <br />Tra i suoi collaboratori della rivista figuravano [[Adriano Tilgher (filosofo)|Adriano Tilgher]], [[Corrado Alvaro]], il generale [[Roberto Bencivenga]], Raffaele Ferruzzi (futuro direttore del settimanale "''Cantachiaro''"), Giuseppe Russo (Girus), Egeo Carcavallo (tra i fondatori nel 1933 del giornale umoristico "''[[Settebello (rivista)|Il Settebello]]''"), Roger Chancel, Adolfo Bosellini, [[Tomaso Smith]], [[Paolo Garretto]] (Gar), Paolo Giordani, [[Giuseppe De Falco]], [[Eugenio Giovannetti]], [[Gabriele Galantara]], noto anche con lo pseudonimo di "Rata-Langa", [[Augusto Camerini]], [[Alberto Cavaliere]] e [[Tullio Gramantieri]], che dopo la chiusura della rivista passarono alla redazione del "[[Marc'Aurelio]]"<ref>Si veda, in proposito, il saggio [http://books.google.it/books?id=-JXNwBJUpqkC&pg=PA144&lpg=PA144&dq=tullio+gramantieri&source=bl&ots=Pul4IHl8P0&sig=MDxVAJH_CHtLe_cQ6tthNXQfXDw&hl=it&sa=X&ei=rzvzUseeBcnWtAaGhYDYCw&ved=0CFEQ6AEwCA#v=onepage&q=tullio%20gramantieri&f=false La stampa del ventennio: strutture e trasformazioni nello stato totalitario] di Mauro Forno, tratto da Google Books.</ref>.
 
RaccolteIl le1º agosto 1927 apparve a [[Parigi]] la nuova serie clandestina della rivista, con condirettore [[Alberto Cianca]], grazie alle sovvenzioni necessariefinanziarie raccolte negli ambienti della [[Concentrazione antifascista]], tramite l'intervento di [[Filippo Turati]] e dell'industriale italo-argentino T. Di Tella,<ref>Bruno Tobia (a cura di), ''Il carteggio tra Filippo Turati e Torquato Di Tella. (1928-1931)'', «Storia contemporanea: rivista bimestrale di studi storici», Bologna, a. XVIII, n.4 (agosto 1992), pp. 627-680.</ref> e successivamente anche col contributo del movimento [[Giustizia e Libertà]],<ref>Santi Fedele, ''La massoneria italiana nell'esilio e nella clandestinità: 1927-1939'', Milano, F. Angeli, 2005, p. 135.</ref> la nuova serie clandestina di Giannini riapparve a [[Parigi]] all'inizio dell'estate del 1927 (1º agosto), condirettore [[Alberto Cianca]]. Continuarono le pubblicazioni fino all'agosto del 1931 (77 numeri in tutto), quando il giornale chiuse definitivamente per contrasti sorti fra [[Carlo Rosselli]] che lo finanziava e Giannini che lo dirigeva. <br />
 
Nell'ambito culturale, uno dei bersagli della satira del ''Becco giallo'' fu lo scrittore [[Luigi Pirandello]], che per la sua devozione a [[Mussolini]] fu ribattezzato ''P.Randello''.<ref name="Chiesa1990p38">Chiesa, Adolfo (1990) [http://books.google.com/books?id=lnjqAAAAMAAJ ''La satira politica in Italia: con un'intervista a Tullio Pericoli''] p.38</ref><ref>[[Daniele Luttazzi]] (2009) ''Pozzi per pazzi che cadono a pezzi'' intervista su ''INscena Magazine'', a cura di Francesco Villari, pp.48-51, 15 aprile 2009</ref> <br />
 
Le pubblicazioni della rivista clandestina continuarono fino all'agosto del 1931 (77 numeri in tutto), quando il giornale chiuse definitivamente per contrasti sorti fra [[Carlo Rosselli]], che garantiva i finanziamenti, e Giannini, che dirigeva la rivista. <br />
 
==Note==