Direttore generale: differenze tra le versioni

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==Nel mondo==
In moltidiversi Paesi[[Stati del mondo]], nelle [[società per azioni]] e nelle altre società organizzate in modo analogo il titolo di direttore generale è attribuito ad una figura di vertice, il cosiddetto capo azienda, corrispondente all'amministratore delegato italiano o al ''[[chief executive officer]]'' (CEO) anglosassone. È così nei paesi di [[lingua spagnola]] (''director general'') e di gran parte dell'[[Europa centro-orientale]] ([[Russia]], [[Polonia]], [[Repubblica Ceca]], [[Slovenia]] ecc.).
 
=== Francia ===
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Nella [[pubblica amministrazione italiana]] italiano il titolo viene utilizzato per designare vari organi dello stato o di altri enti pubblici.
 
* '''Ministeri'''
Nei [[ministero|ministeri]] il direttore generale è il dirigente preposto ad una ''direzione generale''; questa è la ripartizione organizzativa di primo livello in alcuni ministeri e di secondo livello in altri, nei quali la ripartizione di primo livello è il [[dipartimento#Il dipartimento nel diritto amministrativo italiano|dipartimento]].
 
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Gli incarichi di direttore generale o di titolare di uffici equiparati sono conferiti, ai sensi dell'art. 19, comma 4, del d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165, con [[decreto del Presidente del Consiglio dei ministri]], su proposta del Ministro competente, a [[dirigente (pubblica amministrazione italiana)#Dirigenti generali|dirigenti della prima fascia]] oppure, in misura non superiore al 70% della relativa dotazione,<ref>In altri termini, almeno il 30% dei direttori generali e dei titolari di uffici equiparati deve essere tratto dai dirigenti della prima fascia (dirigenti generali)</ref> ad altri dirigenti dello Stato o - con contratto a tempo determinato, di durata non superiore a tre anni - a persone, anche esterne all'amministrazione, che possiedono le qualità professionali indicate nel comma 6 dello stesso articolo (esperienza almeno quinquennale in funzioni dirigenziali in enti ed aziende, anche private; particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche e da concrete esperienze di lavoro maturate per almeno un quinquennio in posizioni funzionali previste per l'accesso alla dirigenza; provenienza dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato). Tali incarichi hanno durata non inferiore a tre anni e non superiore a cinque (art. 19, comma 2, d.lgs. 165/2001).
 
* '''Aziende sanitarie locali'''
Il direttore generale è l'organo posto al vertice di un'[[azienda sanitaria locale]] o di un'[[azienda ospedaliera]]. Secondo l'art. 3 del D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 502 gli sono riservati tutti i poteri di gestione, nonché la rappresentanza dell'azienda; adotta l'''atto aziendale'', che disciplina l'organizzazione e il funzionamento dell'ente; è responsabile della gestione complessiva e nomina i responsabili delle strutture operative dell'azienda. È coadiuvato dal ''direttore amministrativo'' e dal ''direttore sanitario'', da lui nominati, che oltre ad assumere diretta responsabilità delle funzioni loro attribuite, concorrono, con proposte e [[parere|pareri]], alla formazione delle sue decisioni (è tenuto a motivare i [[provvedimento amministrativo|provvedimenti]] assunti in difformità dal parere reso dal direttore sanitario, dal direttore amministrativo o dal consiglio dei sanitari).
 
Secondo l'art. 3-''bis'' del D.Lgs. 502/1992 il direttore generale è nominato dalla [[giunta regionale]] tra coloro che possiedono un diploma di laurea ed esperienza almeno quinquennale di direzione tecnica o amministrativa in enti, aziende, strutture pubbliche o private, in posizione dirigenziale. Entro diciotto mesi dalla nomina deve produrre il certificato di frequenza di un apposito corso di formazione in materia di sanità pubblica e di organizzazione e gestione sanitaria.
 
Non esiste quindi un concorso pubblico per selezionare il candidato, ma la nomina avviene tramite un organismo politico.
 
Il suo rapporto di lavoro, così come quello del direttore amministrativo e del direttore sanitario, è esclusivo ed è regolato da [[contratto]] di diritto privato, di durata non inferiore a tre e non superiore a cinque anni, rinnovabile. Quando ricorrano gravi motivi o la gestione presenti una situazione di grave disavanzo o in caso di violazione di leggi o del principio di [[buon andamento]] e di [[imparzialità]] dell'amministrazione, la regione [[Risoluzione del contratto (ordinamento civile italiano)|risolve]] il contratto dichiarando la decadenza del direttore generale e provvede alla sua sostituzione.
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In caso di vacanza dell'ufficio o nei casi di assenza o di impedimento del direttore generale, le relative funzioni sono svolte dal direttore amministrativo o dal direttore sanitario su delega del direttore generale o, in mancanza di delega, dal direttore più anziano per età.
 
* '''Comuni e provinceprovincie'''
Il direttore generale è un organo facoltativo dei [[comune|comuni]] con popolazione superiore ai 100.000 abitanti<ref>Il limite di popolazione è stato elevato da 15.000 a 100.000 abitanti dall'art. 2, comma 176, lettera d) della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria [[2010]]), successivamente modificato dal d.l. 25 gennaio 2010, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 26 marzo 2010, n. 42</ref> e delle [[province]], per certi versi simile al [[city manager]] nordamericano. È disciplinato dall'art. 108 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali).
 
Può essere nominato dal [[sindaco]] o dal [[presidente della provincia]], previa deliberazione della giunta, al di fuori della dotazione organica e con contratto a tempo determinato. Provvede ad attuare gli indirizzi e gli obiettivi stabiliti dagli organi di governo dell'ente, secondo le direttive impartite dal sindaco o dal presidente della provincia, e sovrintende alla gestione dell'ente, perseguendo livelli ottimali di efficacia ed efficienza.
 
* '''Università '''
Nelle [[università in Italia]] la figura del direttore generale è stata introdotta dalla [[Riforma Gelmini|legge 30 dicembre 2010, n. 240]], in sostituzione del ''direttore amministrativo''. È disciplinata dagli [[statuto (diritto)|statuti]] dei singoli atenei, nell'ambito dei principi stabiliti dall'art. 2 di tale legge.
 
Il direttore generale deve essere scelto tra personalità di elevata qualificazione professionale e comprovata esperienza pluriennale con funzioni dirigenziali. L'incarico è conferito dal consiglio di amministrazione, su proposta del [[rettore (università)|rettore]], sentito il parere del [[senato accademico]], ed è regolato con contratto di lavoro a tempo determinato di diritto privato, di durata non superiore a quattro anni rinnovabile.
privato, di durata non superiore a quattro anni rinnovabile.
 
Spettano al direttore generale, sulla base degli indirizzi forniti dal consiglio di amministrazione, la complessiva gestione e organizzazione dei servizi, delle risorse strumentali e del personale tecnico-amministrativo dell'ateneo, nonché i compiti attribuiti ai [[Dirigente (pubblica amministrazione italiana)#Dirigenti generali|dirigenti generali delle amministrazioni statali]], in quanto compatibili. Il direttore generale partecipa, senza
diritto di voto, alle sedute del consiglio di amministrazione.
 
La locuzione "governare con i direttori generali" ha un ''copyright'' italiano: nell'ultimo libro di [[Renzo De Felice]] su [[Benito Mussolini]] si colloca il tentativo mussoliniano di “governo con i Direttori Generali dei Dicasteri” tra il 1941-42<ref>De Felice, ''Mussolini l'alleato'', 1990; l'arco temporale prescelto è congruo con un articolo del Fanelli, che si dichiarò in polemica con questa esclusione del partito dalla gestione della cosa pubblica durante il conflitto.</ref>. Più convincentemente, però, [[Sabino Cassese]] anticipa di almeno dieci anni la nascita del sintagma, affermando che il legame dei funzionari più alti in grado con Mussolini - che si vantò, dopo il 1932, di «governare con i direttori generali» - fu paradossalmente l'ultimo momento in cui la classe amministrativa italiana fu classe dirigente<ref>Rivista trimestrale di diritto pubblico: Volume 26, 1976.</ref>.
 
==Note==