Lisia: differenze tra le versioni

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Nell'orazione ''[[Contro Eratostene]]'', da lui pronunciata personalmente dinanzi alla corte, egli attaccò con violenza l'operato di uno dei responsabili della morte del fratello, coinvolgendo però anche [[Teramene]], all'epoca già morto a seguito di condanna e di cui Atene conservava un buon ricordo.
L'esito del processo è sconosciuto; tuttavia i suoi beni non gli furono mai restituiti, tuttavia grazie a Trasibulo, ottenne l'isotelia, un trattamento fiscale migliore rispetto a quello dei normali emetici. Lisia, non potendo aspirare a cariche pubbliche in quanto privo della cittadinanza, dovette adattarsi a fare il [[Logografia (retorica)|logografo]], l'oratore giudiziario su commissione.
 
Come logografo acquistò una certa fama tanto che, ad un certo punto, Trasibulo gli attribuì la [[cittadinanza ateniese]], ma il procedimento fu annullato poco dopo per un vizio di forma (era infatti necessaria l'approvazione della ''Boulè'' <il consiglio>, ma questa era stata sciolta dai Trenta), anche se gli fu comunque concesso di pagare le tasse come se fosse stato un normale cittadino ateniese. Infatti i meteci, in quanto stranieri, pagavano più tasse di coloro che avevano la cittadinanza ateniese per usufruire dei diritti di residenza e di commercio in territorio ateniese. Morì ad Atene verso il 380 a.C.<ref>Le fonti principali della biografia lisiana provengono da uno scritto di [[Dionigi di Alicarnasso]] (''[[De Lysia]]''). Altre informazioni ci giungono attraverso il trattato ''[[Vite dei dieci oratori]]'' (parr. 835c-836d), incluso nel ''corpus'' [[Plutarco|plutarcheo]], ma ritenuto apocrifo. Inoltre, le orazioni ''[[Contro Eratostene]]'' e ''[[Contro Ippoterse]]'' forniscono altri dati biografici, mentre la ''[[La Repubblica (dialogo)|Repubblica]]'' ed il ''[[Fedro (dialogo)|Fedro]]'' di [[Platone]] ci informano sulla famiglia dell'oratore.</ref>