Crisi sino-sovietica: differenze tra le versioni

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Nel [[1960]], al Congresso del [[Partito Comunista Rumeno]], Chruščëv dichiarò che Mao era un avventurista, un deviazionista e un [[nazionalista]], mentre il PCC accusò il dirigente sovietico di essere un revisionista e un dittatore. Alla riunione di 81 partiti comunisti tenutasi a Mosca ci furono altre tensioni, risolte solo con un sofferto compromesso. Infine, nel [[1961]], il XXII Congresso del PCUS rinunciò alla [[dittatura del proletariato]] in favore della [[dittatura del popolo]], e propose un avanzamento [[riformista]] verso il socialismo. [[Zhou Enlai]], in rappresentanza del PCC, lasciò Mosca indignato, ponendo provocatoriamente corone di fiori al mausoleo di Lenin e Stalin.
 
Sempre nel 1961, Chruščëv ritirò gli specialisti sovietici dalla Cina e la rottura proseguì. L'URSS e il [[Patto di Varsavia]] vennero giudicati revisionisti da Mao e dalla Cina, mentre si cominciò a creare la rottura del movimento comunista internazionale. Gran parte dei partiti comunisti occidentali - come il [[Partito Comunista Italiano]] - si schierarono a favore dell'URSS, mentre molti partiti comunisti asiatici restarono dalla parte della Cina. Dalla seconda metà degli anni sessanta, inoltre, Mao lanciò la direttiva di creare "''partiti autenticamente marxisti-leninisti''", contro le "dirigenze revisionsiterevisioniste" dei partiti comunisti storici. Da qui nasceranno i partiti che si ispireranno al maoismo.
 
Dopo la caduta di Chruščëv nel [[1964]], [[Zhou Enlai]] si recò a Mosca dove ebbe un incontro con i nuovi capi sovietici, [[Leonid Il'ič Brežnev|Brežnev]] e [[Kosygin]], ma non trovò fondamentali divergenze con Chruščëv e non vi furono tentativi di riavvicinamento.