Piero Treves: differenze tra le versioni

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===I primi studi===
Nel [[1927]] si iscrisse all'[[Università di Torino]], dove si dedicò alle Lettere classiche. Qui si legò soprattutto a [[Gaetano De Sanctis]], suo professore di [[Storia Antica]]: quando questi si trasferì a [[Roma]], Treves lo seguì, e a Roma conseguì la laurea nel novembre del [[1931]].
 
La sua tesi fu pubblicata nel [[1933]] per interessamento di [[Benedetto Croce]] presso [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], con il titolo "''[[Demostene]] e la libertà greca''" ([[Bari]], 1933): fu un libro dichiaratamente [[Antifascismo|antifascista]].
 
Oltre ad alcuni studi di letteratura greca (legati al magistero torinese di [[Augusto Rostagni]]), pubblicò in quegli anni numerosi lavori di storia greca e romana, contribuendo ad importanti dibattiti storiografici, che lo videro precocemente contrapposto all'altro grande allievo di De Sanctis, [[Arnaldo Momigliano]]: così nel discutere sulle cause della [[seconda guerra punica]], oppure sulla natura e il significato della libertà nella [[Grecia antica]].
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Il lavoro di ricerca era però condizionato dalla situazione politica. Già nel [[1925]] fu espulso dal Liceo Manzoni di [[Milano]].
 
Il padre [[Claudio Treves]], leader [[Partito Socialista Unitario|socialista]] e già [[deputato]] al parlamento, era in esilio in [[Francia]] dal [[1926]], e da allora i suoi familiari erano stati strettamente sorvegliati <ref> testimonianza di [[Paolo Treves]] in ''Quel che ci ha fatto Mussolini'', Torino, Einaudi, 1945.</ref>.
 
Impossibilitato alla carriera universitaria, Treves lavorò come precettore in casa del conte [[Alessandro Casati]] ad [[Arcore]], pubblicò commenti scolastici a testi greci, e collaborò dal [[1933]] all'[[Enciclopedia Treccani]]: il suo maestro [[Gaetano De Sanctis|De Sanctis]], esonerato nel [[1931]] dall'[[università]] per rifiuto di prestare il [[giuramento di fedeltà al Fascismo]], era responsabile della sezione di [[antichità classica]].
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L'entrata in vigore delle [[leggi razziali]] nell'autunno del [[1938]] condusse Treves in [[esilio]] in [[Inghilterra]]: dopo lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] svolse con il fratello [[Paolo Treves|Paolo]] attività giornalistica presso [[Radio Londra]], e successivamente lavorò come corrispondente (anche per il “[[Corriere della Sera]]”) fino al ritorno in Italia, nel 1955.
 
In contatto con il fecondo ambiente dell'Ufficio Studi della [[Banca Commerciale Italiana]] guidato dal cugino [[Antonello Gerbi]] (sotto la supervisione di [[Raffaele Mattioli]]), al giornalismo continuò a dedicarsi anche in patria, con recensioni, elzeviri, ritratti e articoli memoriali, nei quali riversò l'esperienza ricchissima di una vita.
 
Ancora pochi giorni prima della morte rievocava in un'intervista su “[[La Stampa]]” il duello che nel [[1915]] aveva opposto il padre [[Claudio Treves]] a [[Benito Mussolini]]: "Non credo vi siano mai state due persone più antitetiche. Mio padre era fondamentalmente un uomo di cultura, odiava la demagogia, la retorica vana, il gonfiarsi le gote, insomma tutto ciò che caratterizza il cosiddetto 'villan rifatto'. Questo era precisamente Mussolini, il quale si faceva bello di una cultura che non aveva...".<ref>Piero Treves, ''Ma perché quel giorno non infilzò Mussolini?'', [[La Stampa]], 30 giugno [[1992]], pag.19 = Piero Treves, ''Scritti novecenteschi'', Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 182-184.</ref>
 
===L'università e le opere storiche===
Tornato a Milano, iniziò finalmente l'insegnamento come incaricato presso l'[[Università statale di Milano]].
 
Riprese allora con più continuità anche la pubblicazione di lavori di argomento storico: di particolare rilievo le ricerche sul mito di [[Alessandro Magno]] (''Il mito di Alessandro e la Roma d'[[Augusto]]'', Milano-Napoli, Ricciardi, [[1953]]) e sul rapporto tra cultura e politica in età ellenistica (''[[Euforione di Calcide|Euforione]] e la storia ellenistica'', Milano-Napoli, Ricciardi, [[1955]]).
 
Ampie energie dedicò allo studio di alcuni amati autori dell'[[Ottocento]] italiano: ne derivarono edizioni commentate di [[Giosuè Carducci|Carducci]] (''Poesie scelte'', [[Novara]], Edizioni per il Club del libro, [[1968]]), [[Giovanni Pascoli|Pascoli]] (''L'opera poetica'', [[Firenze]], [[Alinari]], [[1980]]), e degli ''Scritti Letterari di [[Carlo Cattaneo]]'' (2 voll., Firenze, [[Le Monnier]], [[1981]]).
 
Ma l'ambito al quale Treves si dedicò più di ogni altro, meritandosi fama di eruditissimo, fu la storia degli studi classici in Italia, di cui delineò la vicenda con taglio originale e attenzione anche a episodi e figure minori (''[[Marco Tullio Cicerone|Ciceronianesimo]] e anticiceronianesimo nella cultura italiana del secolo XIX'', in “Rendiconti dell'Istituto Lombardo”, a. XCII, [[1958]], pp. 403-64&nbsp;403–64; ''L'idea di Roma nella cultura italiana del secolo XIX'', Milano-Napoli, Ricciardi, [[1962]]; ''Lo studio dell'antichità classica nell'Ottocento,'' ivi, 1962).
 
Professore ordinario di Storia Greca dal 1962, insegnò presso le [[Università di Trieste]] (1963-65), [[Università di Firenze|Firenze]] (1965-69) e [[Università di Venezia|Venezia]] (1969-1981).
 
Stese numerose voci per il ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', e pubblicò scritti sulla storia del Novecento, recentemente riuniti in volume (''Scritti novecenteschi'', a cura di A. Cavaglion, S. Gerbi, [[Bologna]], [[Il Mulino]], [[2006]]).
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Attivo sino alla fine, Treves curò personalmente l'allestimento di due raccolte di studi, uscite nel 1992 (''Ottocento italiano fra il nuovo e l'antico'', 3 voll., Modena, Mucchi, 1992; ''Tradizione classica e rinnovamento della storiografia'', Milano-Napoli, Ricciardi, 1992).
 
Nel 2011 ha visto la luce per i tipi di Nino Aragno Editore una scelta di scritti di storiografia classica, compresa l'importante prolusione triestina su ''Cento anni di storie della storia greca'' (''Le piace Tacito?'', volume curato da Carlo Franco).
 
La sua ricca biblioteca fu donata dagli eredi alla [[Fondazione Querini Stampalia]] e all'[[Istituto italiano per gli studi storici]] (la parte dedicata alla storia della storiografia).<ref>''I libri di Piero Treves''; catalogo a cura di Annamaria Trama e Maurizio Tarantino; con una presentazione di [[Marcello Gigante]], Napoli, nella sede dell'Istituto, 1998.</ref>
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==Bibliografia==
* ''Piero Treves dal 1930 al 1996'', a cura di C. Franco, Napoli, Enchiridion I.U.O., 1998 (con bibliografia quasi completa degli scritti).
* [[Roberto Pertici]], ''Piero Treves storico di tradizione'', in “Rivista Storica Italiana”, a. CVI 1994, pp. 651-734&nbsp;651–734 (= R. Pertici, ''Storici italiani del Novecento'', Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 1999, pp. 199-257&nbsp;199–257, con un'appendice su ''Treves in Inghilterra 1938-1955: un osservatore politico'', pp. 259-64&nbsp;259–64). Importante inquadramento storico-critico, con ampia bibliografia.
 
==Altri progetti==
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