Omicidio Calabresi: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Qualsiasi provvedimento di grazia destinato a più persone sulla base di criteri predeterminati, costituirebbe di fatto un indulto improprio, invadendo illecitamente la competenza che la costituzione riserva al parlamento. <nowiki>[...]</nowiki> La grazia, qualora applicata a breve distanza dalla sentenza definitiva di condanna, assumerebbe oggettivamente il significato di una valutazione di merito opposta a quella del magistrato, configurando un ulteriore grado di giudizio che non esiste nell'ordinamento e determinando un evidente pericolo di conflitto di fatto tra poteri. <nowiki>[...]</nowiki> Dunque la via per superare queste dolorose e sofferte vicende della nostra storia può essere trovata, ma certo richiede una visione unitaria di quella realtà, una volontà politica determinata e capace di raccogliere il consenso indispensabile.}}
 
L'ultima frase fu interpretata come un invito a esaminare il tema dell'[[indulto]] e alcuni senatori di entrambi gli schieramenti ([[Ersilia Salvato]], [[Cesare Salvi]], [[Luigi Manconi]], [[Domenico Contestabile]] e [[Francesca Scopelliti]]) promossero un disegno di legge rimasto giacente (soprannominato «legge Sofri») sulla [[libertà condizionale]] per i reati precedenti a 20 anni (se non reiterati), volta a promuovere una sorta di amnistia sociale nei confronti dei reati «politici» degli anni di piombo, chiesta anche dai «fuoriusciti», cioè gli ex terroristi che vivevano in Francia sotto la [[dottrina Mitterrand]]<ref>{{Cita news|url=http://www.ecn.org/rete.sprigionare/stampa_varie/M011197b.html|titolo=Liberi a 20 anni dai fatti. Un nuovo disegno di legge|pubblicazione=''il manifesto''|data=1°º novembre 1997|accesso=8 ottobre 2015}}</ref>.
 
Riguardo al rischio di grazia come «ulteriore grado di giudizio» abusivo (su pressione degli innocentisti), paventato da Scalfaro, è da osservare come Scalfaro stesso avesse precedentemente concesso la grazia in un altro caso giuridicamente controverso, quello di [[Massimo Carlotto]]. In quel caso Scalfaro firmò il provvedimento pochi giorni dopo la condanna definitiva (1993), dopo richiesta presentata dalla famiglia dell'imputato, configurandosi appunto nell'opinione pubblica come un super-giudizio di innocenza.