Canti Orfici: differenze tra le versioni

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Nell'anno accademico [[1912]]-1913 Campana aveva incominciato a scrivere su alcuni modesti fogli goliardici [[Bologna|bolognesi]] alcuni pezzi – '' Montagna'', ''La Chimera'', ''La cafard (Nostalgia del viaggio''), ''Dualismo'' - ''Ricordi di un vagabondo''. ''Lettera aperta a Manuela Tchegarray'' sulla [[rivista]] ''Il Papiro'', ''Torre rossa'' e ''Scorcio'', su ''Il Goliardo'' – che in seguito rielaborati entreranno a far parte dei ''Canti Orfici''.
 
Ma nel [[1913]], messo insieme un [[manoscritto]] piuttosto consistente che, come si seppe molti anni dopo, aveva intitolato ''Il più lungo giorno'', pensò di rivolgersi a chi dirigeva in quel periodo la rivista letteraria ''[[Lacerba|]]''Lacerba'']], consegnando ad [[Ardengo Soffici]] e a [[Giovanni Papini]] la prima stesura originale del suo manoscritto.
 
===Il manoscritto perduto (1913)===
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Nel [[1973]] vengono pubblicati i due volumi ''Opere e contributi'', a cura di Enrico Falqui con la presentazione di [[Mario Luzi]], le note di [[Domenico De Robertis]] e [[Silvio Ramat]] arricchiti dal [[Lettera (messaggio)|carteggio]] con Sibilla Aleramo.
 
Nel frattempo era stato ritrovato il manoscritto affidato da Campana a Papini e Soffici e in seguito perduto. La notizia del ritrovamento veniva data da [[Mario Luzi]] il 17 giugno [[1971]] sul ''[[Corriere della Sera|]]''Corriere della Sera'']] in un articolo dal titolo: "''Un eccezionale ritrovamento fra le carte di Soffici. Il quaderno di Dino Campana''".
 
Infatti era accaduto che nel riordinare le carte di Soffici, morto nel [[1964]], era riapparso il manoscritto di Dino Campana.