Tor Pagnotta: differenze tra le versioni

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La prima citazione nota del tenimento di ''Piliocti vel [[Cecchignola|Cicomola]]'' è contenuto nella bolla del 1217 di [[papa Onorio III]] che conteneva i beni appartenenti al monastero di [[Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio|Sant'Alessio all'Aventino]] che vi possedeva due pediche di terreno.
 
Il 3 maggio 1259, su autorizzazione del gran maestro [[Thomas Bérard]], il maestro d'Italia Pietro Fernandi permutò i possedimenti della rocca di San Felice Circeo, l'[[enfiteusi]] su Santa Maria della Sorresca ed altri terreni in Terracina, con la tenuta di Tor Pagnotta di proprietà della Chiesa, con il "''Magister [[Giordano Pironti|Jordano Pironti]] Sancte Romane Ecclesie vicecancellario et notario''", già appartenuta alla famiglia Rossi o ''Rubei'' di Ripa, divenendo così patrimonio fondiario dell'Ordine dei [[Cavalieri templari]]. Il casale di Tor Pagnotta compare in una citazione da parte di frà ''Vivolo'' della villa di ''Sancto Justino'' negli atti del processo contro i Templari dello Stato Pontificio<ref>Enzo Valentini, ''Storia segreta dei Templari''</ref>. La tenuta che come gli altri beni dell'ordine dei Templari passarono all'[[Ordine di Malta|Ordine dei Cavalieri di Rodi]] poi di Malta, ancora nel 1339 apparteneva a quest'ordine. Tale tenuta confinava con i di beni Giovanni e Francesco Castellani e Giovanni Colonna, con i beni della chiesa di Santa Maria dell'Aventino e con quelli del fu Paolo di Sant'Angelo, i beni di [[Chiesa di Santa Maria in Cosmedin|Santa Maria di Scolagreca]] e San Salvatore di Santa Balbina<ref>G. Silvestrelli, "Le chiese e i feudi dell'Ordine dei Templari e dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme nella Regione Romana", Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, Serie Quinta, vol.XXVI, Tip. dell'Accademia, Roma 1917, pp.516 e 531-539.</ref>.
 
Da un carta del 1349, il nome deriverebbe dalla corruzione di ''Pingivocti''<ref>{{Cita|Antonio Nibby|Tor Pagnotta, pp. 241-242.}}</ref>, dal nome originario della torre ''Pingivocti de Sanctangilensibus'', posseduta da una non meglio specificata famiglia dei Santangilesi. Nel secolo XV era divisa in quote alcune delle quali appartenevano ai Boccabella, ai [[Cenci (famiglia)|Cenci]] e ai [[Capizucchi]]<ref>[[Thomas Ashby]], ''La campagna romana al tempo di Paolo III: mappa della campagna romana del 1547 di Eufrosino della Volpaia ; riprod. dall'unico esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana'' — Roma 1914, p.38</ref>. Divenne successivamente proprietà dell'[[Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata|Ospedale del S. Salvatore al Sancta Sanctorum]] e quindi dei [[Torlonia]].