Bolzaneto: differenze tra le versioni
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Nel [[XVIII secolo|Settecento]] la Repubblica di Genova, alleata della Francia, si trovò coinvolta nella [[guerra di successione austriaca]]. La Valpolcevera nel 1746 fu occupata da un esercito austro-piemontese, al comando del generale [[Antoniotto Botta Adorno|Botta Adorno]], che arrivò fino a Genova, da dove fu cacciato in seguito all'insurrezione popolare del 5 - 10 dicembre 1746, che prese avvio con il leggendario episodio del [[Giovan Battista Perasso|Balilla]].
[[File:Genova Bolzaneto trincea 1747.JPG|thumb|left|Resti di postazioni difensive risalenti alla guerra del 1746-1747 sulle alture di Bolzaneto]]A fare le spese di quel triste periodo furono soprattutto le località collinari, sia durante la prima avanzata delle armate austriache nel 1746, sia durante il lungo assedio ai confini della città nei primi mesi dell'anno successivo. Numerosi sono i resoconti sulle violenze e le distruzioni perpetrate dai soldati austriaci, assetati di bottino. Delle proteste della popolazione si fecero portavoce i parroci, le cui chiese erano state depredate e gravemente danneggiate.
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La nuova arteria creò nuove opportunità di lavoro legate ai servizi offerti ai viaggiatori, nel campo della ristorazione, con l'apertura di numerose [[osteria|osterie]] e nei servizi di assistenza (riparazione dei carri, accudimento degli animali e magazzinaggio delle merci), attività che affiancarono la tradizionale economia agricola della zona, che beneficiò a sua volta di nuove opportunità di vendita dei propri prodotti.<ref name="Lamponi"/>
Nel 1797 la discesa in Liguria
Nel 1800, durante la guerra tra la [[Francia]] e le potenze europee ([[Austria]], [[Inghilterra]], [[Russia]] e [[Prussia]]), Genova subì un duro assedio per mare e per terra da parte di austriaci e inglesi ed ancora una volta la Valpolcevera divenne teatro di battaglia (aspri scontri tra gli assedianti austriaci e i francesi avvennero nella zona di Brasile e Geminiano, senza peraltro coinvolgere le popolazioni locali) fino alla provvisoria resa del generale [[Andrea Massena|Massena]] del 4 giugno 1800.
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Gli abitanti sono di robusta complessione, e applicati parte all’agricoltura, parte al traffico, ed alle arti meccaniche. Popolazione 740. '' |[[Goffredo Casalis]], "Dizionario geografico, storico, statistico e commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna", 1834}}
Il piccolo comune riuscì a svolgere i compiti essenziali che gli erano affidati, pur tra molti problemi, quali la mancanza di una idonea sede (le riunioni si tenevano in abitazioni private o nella sagrestia della chiesa di S. Felice), la scarsità di risorse e la difficoltà a reperire tra la popolazione locale le competenze necessarie per l'amministrazione del comune<ref>Il primo [[sindaco]], Giuseppe Vivaldi, era un funzionario governativo inviato a svolgere il compito di [[segretario comunale]], poi divenuto sindaco durante
==== La costruzione della ferrovia e l'espansione edilizia ====
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La sua posizione a poca distanza dalla [[Via Postumia]] ne aveva infatti favorito lo sviluppo economico, grazie al commercio dei prodotti agricoli coltivati nei dintorni, facendone anche uno dei centri residenziali preferiti da funzionari della [[Repubblica di Genova]], commercianti e proprietari fondiari.
Pur divenendo all'inizio del [[XIX secolo]] il capoluogo comunale, con lo spostamento dei traffici lungo le nuove strade di fondovalle, il paese rimase isolato e perse di importanza, a vantaggio della frazione di Bolzaneto, che alla metà del [[XIX secolo|secolo]] divenne la sede
=== Cremeno ===
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'''Morego''', in ligure ''Meuregu'' ({{IPA|['møregu]}}; anticamente, e ancora a livello locale, ''Meurgo'' {{IPA|[ˈmøːrgu]}}), insieme a Morigallo, Serro e San Biagio, fino al 1926 faceva parte del soppresso comune di [[San Quirico (quartiere di Genova)|San Quirico]].
Il paese, in epoca [[Medioevo|medioevale]] chiamato ''Castrum Medolicum'', è situato su
In un grande edificio adiacente il paese, fino alla metà degli anni ‘90 occupato da un centro informatico
Nei pressi della confluenza del torrente Secca nel Polcevera, ai piedi della collina di Morego,
Di Morigallo, in ligure ''Moigallu'' ({{IPA|['mui:gallu]}}), situato presso il ponte sul Secca, si hanno notizie dal 1222, quando qui esisteva un [[convento]] con annesso ricovero per indigenti e pellegrini, in cui operavano religiosi di vari ordini ed una chiesa, dedicata a [[Santa Margherita d'Antiochia|S. Margherita]], risalente ai primi anni del [[XII secolo]], della quale oggi non rimangono tracce.<ref name="fuori_mura"/>
=== Murta ===
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=== Romairone ===
[[File:Genova Bolzaneto cappella Durazzo Cataldi.jpg|thumb|upright|La cappella della villa Durazzo-Cataldi]]Ai piedi della collina di [[San Quirico (quartiere di Genova)#San Biagio|San Biagio]], sulla sponda destra del Polcevera, di fronte a Morigallo, esisteva fino agli [[Anni 1950|anni cinquanta]] il borgo di '''Romairone''', in ligure ''Rumaiun'' ({{IPA|['ru:ma:iun]}}), un tempo località di villeggiatura di nobili famiglie genovesi, dove sorgeva tra gli altri un palazzo settecentesco della nobile famiglia [[Durazzo (famiglia)|Durazzo]], divenuto
Del borgo di Romairone resta solo la memoria nel nome della via che attraversa la zona, ora occupata da centri commerciali e da un quartiere residenziale, denominato “San Biagio” come il vicino paese sulla collina soprastante.
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Il Serro si estendeva un tempo anche sulla sponda opposta, nella località detta ''Cà di Sette'' (in genovese ''Cà de Sette''), dove era la stazione di partenza della [[autoguidovia della Madonna della Guardia|guidovia]] per il [[Santuario di Nostra Signora della Guardia (Ceranesi)|Santuario di N.S. della Guardia]] e dove si trovava una cappella, che dipendeva dalla parrocchia di San Biagio.
Come Romairone, anche questo borgo è scomparso quasi completamente per far posto alle strutture della raffineria ERG, la cui presenza ha determinato per diversi decenni una situazione critica dal punto di vista ambientale per Serro, Morigallo e San Biagio
Oggi, dopo la bonifica
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
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[[File:Genova Castello Bolzaneto.jpg|thumb|Il castello di Bolzaneto]]Il [[Castello]] di Bolzaneto, in origine fortilizio militare, si trova sulla piccola altura di Montebello, a poca distanza dal casello autostradale di Bolzaneto. Più volte distrutto, ricostruito e rimaneggiato, divenne nell'Ottocento un'elegante residenza signorile, ed è attualmente utilizzato come struttura sanitaria.
[[File:Castello Bolzaneto marzo 2013.jpg|left|thumb|Il castello visto dalla collina di Murta]]Oggi, dopo la bonifica delle ''Bratte'', la creazione delle attuali aree urbane e la costruzione di strade e capannoni, è difficile cogliere l'importanza strategica che ebbe in passato quella rocca, costruita su uno sperone roccioso ai piedi della collina di Brasile e affacciata a strapiombo
La origini di questo fortilizio difensivo, attorno al quale si è sviluppato il borgo di Bolzaneto, potrebbero risalire agli inizi del [[XIV secolo]] quando fu costruito, insieme ad altre rocche fortificate oggi scomparse (Pontedecimo e Sant'Olcese) per volontà della famiglia [[Adorno (famiglia)|Adorno]], che aveva a quel tempo notevoli interessi in Val Polcevera.
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Era certamente parrocchiale nel 1400, quando aveva come dipendenza la [[chiesa di San Pietro di Cremeno]], e lo rimase ininterrottamente fino al 1856. Dopo i danni subiti nella guerra del 1747 si trovava in precarie condizioni, come segnalato dal parroco del tempo in una richiesta di contributi per le riparazioni inviata al Senato della Repubblica.
Nel 1856 la parrocchialità fu trasferita alla [[Chiesa di Nostra Signora della Neve (Genova)|chiesa di N.S. della Neve]], alla quale fu assegnato come compatrono il titolo di San Felice; la chiesa di Brasile è da allora intitolata a Nostra Signora del Buon Consiglio. Negli [[anni 1920|anni venti del Novecento]] furono eseguiti lavori di rifacimento della chiesa e la posa in opera di un nuovo concerto di campane, inaugurati il 16 agosto 1930
== Infrastrutture e trasporti ==
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