Guerra civile russa: differenze tra le versioni

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== Premesse ==
La [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione d’ottobre]] compiuta con successo nel novembre [[1917]] rappresentò l’episodio chiave da cui evolsero le inesorabili dinamiche della guerra civile in Russia.
A seguito del successo della [[Rivoluzione russa]] i bolscevichi russi avevano deciso di stipulare la pace separata con la [[Germania]], che venne sancita con il [[trattato di Brest-Litovsk]] che venne ratificato il 3 marzo 1918. Questa decisione, oltre a rispecchiare il programma propagandato dai bolscevichi dal febbraio del 1917, avrebbe garantito, secondo [[Lenin]] e [[Lev Trockij|Trockij]], maggiori possibilità di estendere la rivoluzione bolscevica nel cuore dell'[[Europa]] (in particolare in [[Germania]]) e più tempo per corroborare il potere bolscevico all'interno del Paese.
 
Dopo l’abdicazione dello zar [[Nicola II di Russia|Nicola II]] a marzo, il subentrato [[Governo provvisorio russo]], guidato dal principe [[Georgij Evgen'evič L'vov|L’vov]] e successivamente da [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Aleksandr Kerenskij]], si dimostrò sin dal principio incapace di governare efficacemente il Paese e impossibilitato a rimediare alla disastrosa situazione al fronte nella guerra contro gli [[Imperi centrali]]. La Russia veniva attraversata da una crisi economica sempre più asfissiante (la penuria di generi alimentari generava interminabili code ai magazzini persino nella capitale) e il tessuto sociale dava preoccupanti segni di cedimento, con l’acuirsi della tensione tra classi e il brusco aumento dei fenomeni di violenza. Il governo provvisorio, formato da cadetti e social-democratici, era palesemente privo dell’autorevolezza necessaria a risolvere tali problemi.
Questo trattato, insieme allo scioglimento dell'[[Assemblea costituente russa (1918)|Assemblea costituente]] regolarmente eletta nel [[1918]], ebbe tuttavia anche l'effetto di galvanizzare un certo numero di gruppi anti-bolscevichi, sia all'interno che all'esterno della Russia, che intrapresero azioni contro il nuovo regime. [[Winston Churchill]] dichiarò che il [[bolscevismo]] doveva essere "strangolato nella culla".
 
Il [[soviet]] centrale di [[San Pietroburgo|Pietrogrado]], che riuniva partiti di sinistra, sindacati e segmenti attivi della classe lavoratrice, degli studenti, dei contadini e dei soldati, già dalla [[Rivoluzione russa di febbraio|Rivoluzione di febbraio]] costituiva agli effetti un potere parallelo a quello del governo ufficiale. Nonostante la corposa presenza di [[Menscevismo|menscevichi]] e [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] all’interno dei soviet, i [[Bolscevismo|bolscevichi]], ovvero la fazione più rivoluzionaria e intransigente, divennero presto i più organizzati e influenti nell’attività dei consigli rivoluzionari, galvanizzati dal ritorno in aprile del carismatico leader [[Lenin|Vladimir Lenin]]. I bolscevichi, oltre a organizzare i principali scioperi, le rivolte e i presidi, erano coloro che più fermamente spingevano per compiere la rivoluzione proletaria, e il loro rafforzamento in senso amministrativo e persino militare li portò verso l’estate a dominare il soviet di Pietrogrado. Così, quando a fine agosto il generale [[Kornilov]] tentò la marcia su Pietrogrado, furono in larga parte le guarnigioni bolsceviche a difendere e preservare la capitale, nonostante l’impegno politico profuso da [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]] (divenuto [[Primo ministro]] il 20 luglio) nello sventare il [[Colpo di Stato|colpo di stato]]. Questo episodio accrebbe ancor più la credibilità dei bolscevichi dinnanzi al popolo, mentre il consenso verso il Governo provvisorio, alienate anche le simpatie di reazionari e nazionalisti vicino a Kornilov, divenne pressoché evanescente. A questa situazione precaria si aggiungeva il pericolo delle nuove offensive dei Tedeschi, che già avevano raggiunto [[Riga]]; lo sfacelo militare dava ancor più credito alle tesi bolsceviche, secondo cui la pace immediata e incondizionata era necessaria. La guerra contro gli [[Imperi centrali]] aveva già portato via la vita a un milione e mezzo di soldati russi, era causa di massicce diserzioni tra i contadini della fanteria e causa persino di gravi ammutinamenti tra i soldati, che spesse volte si schierarono con i bolscevichi. La situazione nel settembre-ottobre 1917 era dunque critica.
 
Il 6 novembre i bolscevichi decisero di insorgere a [[San Pietroburgo|Pietrogrado]] e nella notte tra il 7 e il 8 novembre 1917 riuscirono senza sostanziali spargimenti di sangue a prendere il [[Palazzo d'Inverno|Palazzo d’Inverno]], sede del vacillante [[Governo provvisorio russo]], ponendo di fatto fine alla proclamata Repubblica Russa e mettendo in fuga il primo ministro [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerenskij]]. Era così compiuta la [[Rivoluzione d'ottobre|Rivoluzione d’Ottobre]]. Il potere passò ''de facto'' nelle mani di [[Lenin]] e dei bolscevichi, ma nel resto del Paese solo in alcune regioni e città della [[Russia]] centrale i bolscevichi riuscirono parimenti a porsi al potere. Altrove il nuovo governo rivoluzionario non venne riconosciuto e cominciarono a organizzarsi le prime forze di resistenza, tra cui un contingente di ufficiali e [[cosacchi]] raccolto da [[Pëtr Nikolaevič Krasnov|Krasnov]] su disposizione di Kerenskij, disperso però il 12 novembre a [[Pulkovo]].
 
Appena insediatasi, la giunta bolscevica guidata da Lenin proclamò la creazione di un [[Consiglio dei commissari del popolo|Consiglio dei Commissari del Popolo]] quale massimo organo esecutivo e decisionale. In una Russia divisa e solo parzialmente controllata dal governo rivoluzionario, i bolscevichi si proposero di concludere il Congresso dei soviet (indetto già nei giorni precedenti la rivoluzione) e svolgere le elezioni per l’[[Assemblea costituente russa (1917-1918)|Assemblea costituente]], necessarie per la legittimazione del nuovo regime ma alquanto temute dai bolscevichi. Svoltesi il 25 novembre 1917, le elezioni costituenti dimostrarono il modesto consenso verso i bolscevichi (24%) a fronte della popolarità dei [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialrivoluzionari]] (41%), che conquistarono oltre 400 seggi sui circa 700 totali. Il Paese confermava in questo modo la scelta a favore di un [[socialismo]] diverso da quello bolscevico, più “mite” e più a misura delle campagne quale quello che proponevano i socialrivoluzionari.
 
Fondamentale per i [[Bolscevismo|bolscevichi]], oltre che attuare la distribuzione delle terre e la collettivizzazione dell’industria, era ricercare l’armistizio presso le cancellerie degli Imperi centrali, cosa che riuscì definitivamente con la [[pace di Brest-Litovsk]] del marzo [[1918]]. La pace avrebbe preservato la speranza di integrità territoriale della Russia post-zarista e, soprattutto, avrebbe alimentato l’aspettativa bolscevica di diffusione della Rivoluzione oltre confine. Ma tale aspettativa già si scontrava con la realtà russa del momento, dove la rivoluzione stentava a espandersi oltre un determinato bacino territoriale e incontrava man mano ostacoli non sormontabili con lo spontaneismo teorizzato da [[Lenin]] e [[Lev Trockij|Trockij]].
 
Dinnanzi allo sconfortante esito delle elezioni e ai seri problemi di consolidamento della rivoluzione, Lenin decise di imprimere una netta svolta autocratica al suo regime, mossa che si rivelerà determinante per la vittoria finale ma che causerà la grave recrudescenza del nascente conflitto civile.
 
All’estero, le potenze della [[Triplice intesa|Triplice Intesa]] vissero ovviamente con preoccupazione l’avvento al potere dei bolscevichi in [[Russia]], sia perché ciò significava il congelamento (o la chiusura) del fronte orientale con la dipartita del fondamentale alleato russo, sia perché la rivoluzione comunista rischiava così di espandersi altrove. Esse si prepararono quindi a sostenere qualunque tentativo controrivoluzionario che si fosse intrapreso successivamente in Russia.
 
== Quadro d'insieme ==
{{vedi anche|Cronologia dell'Europa orientale dopo la Grande Guerra}}
La guerra civile fuvenne combattuta principalmente tra i "[[Armata Rossa|Rossi]]" (bolscevichi e rivoluzionari), e ivari gruppi controrivoluzionari detti [[Armata Bianca|"Bianchi"]]  (monarchici, reazionari, democratici, cadetti, nazionalisti) che si opponevano al regime[[Repubblica bolscevico.Socialista CiFederativa furonoSovietica ancheRussa|regime elementibolscevico]]. stranieriA coinvolti a supportofianco dei Bianchi nellasi loroschierarono lottanumerose al[[Alleati bolscevismo.della Ciprima fuguerra anchemondiale|Nazioni unAlleate]] insiemenel diprimo socialisticonflitto moderatimondiale, nazionalistiin eparticolare anarchiciGran cheBretagna, combatteronoStati controUniti, tuttiFrancia e due: questa fazione era conosciuta come i [[Armata Verde|"Verdi"]]Giappone, che poifornirono sisupporto diviserologistico aggregandosie ainviarono Rossipropri econtingenti Bianchi.in Nettamentediversi limitataluoghi comestrategici forzadella militareRussia, erasenza quellamai costituitaperò daprendere soliparte anarchiciattiva ossianei un migliaio dicombattimenti. [[Machnovščina|GuardieWinston nereChurchill]] dichiarò che volevano organizzare l'il [[Machnovščina|Armata nerabolscevismo]] doveva maessere questi"strangolato anarchicinella combattendo l'armata rossa furono presto sopraffatticulla".
 
La guerra civile fu combattuta su tre fronti principali: meridionale, orientale e nord-occidentale.
 
Mentre i Rossi costituivano un esercito unico e fortemente irreggimentato, ossia l’[[Armata Rossa]] al comando [[Lev Trockij]], l’[[Armata Bianca]] era l’unione di più eserciti compositamente costituiti, numericamente più ridotti, dispiegati in differenti zone della Russia e comandati da ex-ufficiali zaristi. Gli eserciti bianchi più noti furono: l’[[Armata dei Volontari]] di Kornilov a sud, la [[Legioni cecoslovacche|Legione cecoslovacca]] e l’esercito di [[Aleksandr Vasil'evič Kolčak|Kolčak]] a est, l’Armata nord-occidentale di [[Nikolaj Nikolaevič Judenič|Judenič]] nel [[Mar Baltico|Baltico]]. Oltre agli eserciti controrivoluzionari, dall’afflato prevalentemente reazionario e grande-russo, coesistettero molteplici entità più o meno istituzionalizzate che si opponevano politicamente al regime bolscevico istituendo il proprio potere su un determinato territorio: tra queste, la [[Repubblica di Siberia]], l’[[Autonomia di Alash]], la [[Repubblica Popolare del Kuban'|Repubblica Popolare del Kuban]] e altre. Caddero tutte sotto gli impeti dei due eserciti.
La guerra venne combattuta attraverso tre fronti principali: orientale, meridionale e nord-occidentale. Può anche essere divisa approssimativamente in tre periodi.
 
Infine vi furono nazioni dell’ex [[Impero russo|Impero Russo]] che colsero l’occasione per proclamare l’indipendenza, talvolta ricorrendo a propri eserciti, come l’[[Repubblica Popolare Ucraina|Ucraina]], la [[Finlandia]] e l’[[Estonia]], che giocarono una partita sostanzialmente autonoma sebbene in funzione quasi sempre anti-bolscevica.
Il primo periodo andò dalla Rivoluzione all'armistizio. Il conflitto iniziò con i gruppi russi dissidenti, la forza principale era l'appena formata [[Armata dei Volontari]], nella regione del [[Don (fiume russo)|Don]], a cui si unì in seguito la [[Legioni cecoslovacche|Legione cecoslovacca]] in [[Siberia]]. Ad est c'erano altre due amministrazioni anti-bolsceviche, il [[Comitato dei membri dell'assemblea costituente|Komuč]] a [[Samara (Russia)|Samara]] e il governo nazionalista siberiano residente a [[Omsk]]. La maggior parte dei combattimenti, in questo primo periodo fu sporadica, coinvolse solo piccoli gruppi in mezzo a uno scenario strategico fluido e mutevole. I principali antagonisti erano i ceco-slovacchi e i lettoni pro-bolscevichi.
 
Oltre ai Rossi e ai Bianchi, rilevante fu la guerra condotta da alcuni gruppi armati contro entrambi gli schieramenti principali: si tratta in particolare delle così chiamate [[Machnovščina|Armata nera]] e [[Armata Verde|Armata verde]], che assieme costituirono una autentica “terza forza” in conflitto. Dal carattere anarchico e nazionale (in particolare la prima, attiva in Ucraina) e in difesa degli interessi delle campagne (in particolare la seconda), costituirono esperienze para-militari limitate che cedettero alla maggiore forza delle due principali fazioni in lotta.
La seconda fase della guerra fu la fase chiave, durò solo da marzo a novembre del [[1919]]. Inizialmente le armate Bianche avanzarono con successo da sud ([[Anton Denikin]]), nord-ovest ([[Nikolaj Nikolaevič Judenič]]) ed est ([[Aleksandr Vasilevič Kolčak]]), costringendo l'Armata Rossa ad arretrare e a ripiegare su [[Mosca (Russia)|Mosca]]. Comunque, sotto la guida di [[Lev Trockij]] l'Armata Rossa venne riformata e spinse indietro le forze di Kolčak a partire da giugno, e le armate di Denikin e Judenič da ottobre. Le forze combattive di Kolčak e Denikin vennero spezzate quasi simultaneamente a metà novembre.
 
Le campagne, quando non si unirono in autonome formazioni armate quali i Verdi o i Neri, divennero funestati teatri di guerra e luoghi da cui attingere continue risorse. Il governo bolscevico in particolare impose la politica delle requisizioni coatte, chiamata “[[comunismo di guerra]]”, che sarà all’origine di fame e [[Carestie in Russia e Unione Sovietica|carestie]] soprattutto negli anni 1920-1922. Anche nelle città le condizioni di vita divennero assai dure, con l’industria ridotta all’osso a causa della leva degli operai e le merci sottoposte a [[razionamento]], acquistabili solo con buoni cartacei forniti dalle autorità. Più che per convinzione, molte persone confluirono negli eserciti in lotta per necessità o obbligo. L’Armata rossa introdusse nel 1919 la [[coscrizione obbligatoria]], motivo per cui arrivò a un picco di 5,5 milioni di unità nel [[1921]], mentre gli eserciti bianchi si costituirono prevalentemente di volontari motivati e specifiche categorie combattenti, quali gli ex ufficiali zaristi e i cosacchi, ma non mancarono anche qui occasionali coercizioni alla leva.
Il periodo finale del conflitto vide la vasta sconfitta delle forze Bianche in [[Penisola di Crimea|Crimea]]. [[Pëtr Nikolaevič Vrangel']] aveva raccolto i resti delle armate di Denikin e queste avevano fortificato le loro posizioni in Crimea. Con l'Armata Rossa che combatteva in [[Polonia]], nella [[Guerra sovietico-polacca|Guerra Russo-Polacca]], già dal [[1919]] (o anche prima), i Bianchi tennero le loro posizioni finché quella guerra terminò. Quando la piena forza dell'Armata Rossa venne rivolta contro di loro, vennero rapidamente sopraffatti, e le truppe restanti vennero evacuate a [[Costantinopoli]] nel novembre del [[1920]].
 
== Gli inizi ==