Cortereggio: differenze tra le versioni

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== La Piattella canavesana di Cortereggio ==
 
Cortereggio è luogo di produzione della piattella canavesana di Cortereggio (''faseul ëd Cortress'' in piemontese), una varietà locale di [[fagiolo]]. Si tratta di un “fagiolo bianco, reniforme, piuttosto piatto – da cui il nome piattella – e con una buccia che la bassa concentrazione di calcio nel suolo rende molto sottile. Le piattelle erano un'importante risorsa economica per le famiglie del luogo, che le vendevano a clienti di tutto il Canavese. Tradizionalmente si seminavano assieme al mais, le cui piante fungevano da tutore per quelle del legume”<ref>''Guida ai Presìdi Slow Food: per scoprire i prodotti che raccontano l’Italial'Italia, le osterie che li cucinano, mangiare e dormire dai produttori'', Bra, Slow Food, 2012, p. 174.</ref>. A partire dagli anni Ottanta del Novecento la produzione venne via via abbandonata e fu mantenuta la coltivazione, per uso esclusivamente famigliare, solamente da parte di qualche agricoltore locale. Nel 1981 però l'agricoltore Mario Boggio consegnò alcuni chilogrammi di questo fagiolo alla banca del germoplasma presso la Facoltà di scienze agrarie dell'Università degli Studi di Torino, così da conservarne la semente. Grazie alla lungimirante iniziativa di Mario Boggio la coltivazione della piattella è stata ripresa dagli agricoltori di Cortereggio, che hanno dato vita ad una associazione con l'obiettivo di recuperare e promuovere questa antica coltura. Dal 2010 la Piattella canavesana di Cortereggio è [[Presidii ed Arca del Gusto di Slow Food|Presidio Slow Food]].
 
== Note ==