Etnomusicologia: differenze tra le versioni

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==Storia==
Nacque verso la fine dell'800, in [[Germania]], col nome di musicologia comparata (vergleichende Musikwissenschaft) ed i primi cultori di etnomusicologia furono [[Béla Bartók]], [[Constantin Brăiloiu]], [[Diego Carpitella]] e [[Alberto Favara]], anche se molti storici attribuiscono un ruolo fondamentale sulla paternità della etnomusicologia come scienza al fonetista [[Inghilterra|inglese]] [[Alexander John Ellis]], grazie alla sua ricerca sulle musiche orientali intitolata ''On the Musical Scales of Various Nations''.<ref name ="U">, Universo, De Agostini, Novara, 1964, Vol.iii, pag.412-413</ref> In Italia, le ricerche sulla musica e sul [[canto popolare]] iniziarono nel 1888 con l'uscita del lavoro di [[Costantino Nigra]] intitolato ''[[I canti popolari del Piemonte|]]''I canti popolari del Piemonte'']] in cui riportava le varie lezioni dei canti classificate e comparate con altre italiane ed europee. Nel '900 vi furono altri studi, tra i quali quelli del Barbi e di [[Vittorio Santoli]], fino al 1948, con la fondazione del centro nazionale di studi di musica popolare.
 
L'etnomusicologia vera e propria nacque negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], in quanto diverse personalità di rilievo per gli studi di musicologia comparata dovettero esiliare a causa dell'avvento del [[nazismo]]. Questi studiosi, quindi, crearono uno iato rispetto alle scuole precedenti, che fu sfruttato da un gruppo di studiosi statunitensi per rifondare gli studi sulle musiche del mondo. Per segnalare questa novità nell'approccio scientifico decisero di adottare il termine proposto da [[Jaap Kunst]]. L'etnomusicologia si occupa non soltanto della musica in quanto suono, ma anche dei comportamenti necessari a produrla. Quella che fino ad allora era chiamata musicologia comparata venne detta “etnomusicologia”, ridenominazione che corrispose all'avvento di nuovi metodi di indagine e ad un ripensamento del ruolo assunto dal ricercatore. Fino agli anni '40, infatti, si dava per scontato che la raccolta di documentazione fosse effettuata sul campo da persona diversa da quella che, in un secondo tempo, l'avrebbe catalogata e analizzata. La progressiva comprensione di quanto siano significativi gli eventi concomitanti a quello musicale portò alla fusione dei due ruoli. L'etnomusicologo, oggi, in molti casi, sente quasi la necessità di diventare un frequentatore abituale della cultura musicale che studia, così da interiorizzare i comportamenti e i valori, da acquisire tutto ciò che è necessario alla sua comprensione.