Pitea: differenze tra le versioni

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Pitea studiò la produzione e la lavorazione dello [[Stagno (elemento)|stagno]] nella regione maggiormente fornita di tale metallo, la Cornovaglia e, durante la sua circumnavigazione della Gran Bretagna, notò che le maree fossero molto alte. Egli registrò il nome delle isole in greco come ''Prettanike'', che [[Diodoro Siculo|Diodoro]] in seguito definì ''Pretannia''. Questo corrobora le teorie secondo le quali gli abitanti costieri della Cornovaglia possano essersi chiamati ''Pretani'' o ''Priteni'', persone "Pitturate" o 'Tatuate', un termine che i Romani latinizzarono come [[Pitti (popolo)|Pitti]].
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Inoltre, visitò un'isola distante sei giorni di navigazione dal nord della Gran Bretagna, chiamata [[Thule (mito)|Thule]]. Siccome il mare risultava ghiacciato, fatto ignoto fino allora, Pitea lo descrisse come "Il mare di [[Gelatina animale|gelatina]]". Si ritiene che Thule possa essere riferibile all'Islanda o a zone costiere della Norvegia, le [[Isole Shetland]] o le [[Isole Fær Øer]]<ref>[[Isidoro di Siviglia|Isidoro]], ''Etimologie'', XIV 6, 4.</ref>. Pitea afferma che Thule era un paese agricolo che produceva [[miele]]. I suoi abitanti mangiavano frutti e bevevano [[latte]], e fabbricavano una bevanda fatta di grano e miele, in quanto, a differenza delle popolazioni dell'[[Europa meridionale]], possedevano granai all'interno dei quali effettuavano la [[trebbiatura]] dei cereali. Sosteneva, inoltre, che gli fu mostrato il luogo dove il Sole andasse a dormire e annotò che la notte a Thule durava solamente due o tre ore. Con un giorno ulteriore di navigazione a nord, egli sostenne di aver visto il mare congelato ("Il mare di gelatina"); a questo punto è possibile che abbia raggiunto la [[Groenlandia]]. Secondo Strabone:
 
{{Citazione|Pitea parla anche di acque intorno a Thule e di quei posti dove la terra, propriamente parlando, non esiste più, e neppure il mare o l'aria, ma un miscuglio di questi elementi, come un "polmone marino", nel quale si dice che la terra e l'acqua e tutte le cose sono in sospensione come se questo qualcosa fosse un collegamento tra tutti questi elementi, sul quale fosse precluso il cammino o la navigazione.|Strabone, II 2, 1}}