Primo mobile: differenze tra le versioni

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{{citazione|Dove è numero [[infinito]], ivi non è grado né ordine numerale [...] Son, dunque, infiniti mobili e motori, li quali tutti se riducono a un principio passivo ed un principio attivo, come ogni numero se reduce all'[[Uno (filosofia)|unità]]; e l'infinito numero e l'unità coincideno [...] Cossì non è un primo mobile, al quale con certo ordine succeda il secondo, in sino l'ultimo, o pur in infinito; ma tutti gli mobili sono equalmente prossimi e lontani al primo e dal primo ed universal motore.|Giordano Bruno, ''[http://bepi1949.altervista.org/infinito/dialogo5.htm De l'Infinito, Universo e Mondi]'', dialogo quinto}}
 
L'idea di un aristotelico Primo Mobile fu ancora inizialmente accettata da [[Galileo Galilei|Galileo]],<ref>J. Reston, ''Galileo: a life'' (2005), p. 46.</ref> mentre [[Francesco Bacone]] se ne mostrò scettico, come lo era del resto riguardo alla rotazione della Terra.<ref>R. L. Ellis, ''Collected Works of Francis Bacon'', vol. I (1996), p. 450.</ref> Fu solo dopo che [[Keplero]] attribuì al [[Sole]] la causa del moto planetario, e non più al Primo Mobile, che questo perse gradualmente la sua importanza astronomica, mantenendola tuttavia nel regno della [[analogia (filosofia)|metafora]] o dell'allusione letteraria,<ref>N. R. Hanson, ''Constellations and Conjectures'' (1973), pp. 256-7.</ref> oppure, come nel caso di [[Giordano Bruno]], trasferendo le proprie caratteristiche di [[perfezione]] e di anelito a [[Dio]] a tutti i corpi celesti: di questi era stata ora appurata la regolarità delle traiettorie, cosicché ognuno di loro costituiva una diretta imitazione della suprema [[Primo motore|Intelligenza motrice]].<ref>Marco De Paoli, ''Theoria motus'', Franco Angeli, 2010, p. 121.</ref>
 
Al di là infatti dell'aspetto [[geocentrismo|geocentrico]], che aveva sollevato diverse inconguenze risolte solo con l'adozione del modello [[eliocentrico]], la concezione astronomica antica riteneva che il moto degli astri fosse portatore di un significato da interpretare [[finalismo|finalisticamente]], non come semplice [[meccanicismo|meccanismo]] privo di scopo. L'ideazione di un universo armonico scaturiva dalla stessa esigenza, di matrice [[neoplatonismo|neoplatonica]], che avrebbe indotto [[Keplero]] a fare del [[Sole (astrologia)|Sole]] la causa del moto dei [[pianeta (astrologia)|pianeti]], intesi in un'ottica [[animismo|animistica]], e a ribadire al contempo la dignità di discipline come l'[[astrologia]] indipendentemente dalla questione se fossero i Cieli o la Terra a muoversi.<ref>[[Keplero]], ''Tertius interveniens'' (1610), ossia «''Il terzo uomo che si interpone in mezzo''», in cui tra le altre cose metteva in guardia «i molti teologi, medici e filosofi [...] affinché, quando rifiutano come è giusto la [[superstizione]] dell'osservazione delle stelle, non gettino il bambino insieme all'acqua del bagno» (cit. in Arthur Beer, ''Kepler's astrology and mysticism'' in A. e P. Beer, ''Kepler. Four Hundred Years'', pag. 412, Oxford, Pergamon Press, 1975).</ref>