Giainismo: differenze tra le versioni

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[https://books.google.com/books?id=WehJAAAAcAAJ&pg=PA384&dq=gymnosophist+jain&hl=en&sa=X&ei=F6QQU9bSKoiKrQfI7YDAAQ&ved=0CD0Q6AEwBA#v=onepage&q=gymnosophist%20jain&f=false ''Journal of the Royal Asiatic Society, Volume 6 By Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland'']. 1841. p. 384.
</ref> [[Esichio di Alessandria|Esichio]] nel suo glossario spiega il termine Γέννοι (génnoi) rimandando ai [[gimnosofisti]] e potrebbe trattarsi di un termine che deriva dalla forma [[Pracrito|pracrita]] del termine [[sanscrito]] ''jaina''.<ref>{{Cita libro|autore=L.H. Gray e M. Schuyler|titolo=Indian glosses in Lexicon of Hesichios|anno=1901|editore=American Journal of Philology XXII|città=|p=197|pp=|ISBN=}}</ref>
 
Il termine [[gimnosofisti]] è stato usato per la prima volta da [[Plutarco]] nella vita di [[Alessandro Magno]] e l’interpretazione è stata varia: alcuni vi hanno visto dei semplici asceti della tradizione induista, altri monaci buddisti o [[śramaṇa]] ma qualcuno ha voluto interpretare queste figure quelle di come monaci [[Digambara]]. Interessante il fatto che [[Onesicrito]] che li incontrò nel 326 per ordine di Alessandro li descriva come asceti con idee simili a quelle dei cinici e dediti alla mortificazione del corpo.<ref>Diogene Laerzio attesta che Onesicrito, imitando lo stile della ''[[Ciropedia]]'' di [[Senofonte]], aveva scritto un'opera su Alessandro, per noi perduta, in almeno 4 libri, intitolata ''Come Alessandro fu educato'' (Πῶς Ἀλέξανδρος Ἤχθη).</ref>
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[[Clemente Alessandrino|Clemente Alessadrino]] invece ([[Stromata]], III, cap. 7, 60, 3-4) parla di asceti che praticano la nudità totale e vivono in totale castità: anche in questo caso la descrizione ben si adatta ai monaci giainisti [[Digambara]].
 
Nel [[Medioevo]] le relazioni tra Occidente e Oriente divennero più problematiche.
 
Un possibile riferimento ai giainisti potrebbe trovarsi nel [[Milione (Marco Polo)|Milione]] di [[Marco Polo]] quando parla dei chugi ([[Yoga|yogin]]) nel cap. 154.
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Scrive il padre gesuita:
 
{{Citazione|Hanno vesti di panno candido, la testa rasata e così la barba… La dottrina è contenuta in libri scritti nel dialetto del Gujarat. Bevono acqua bollita, non perché temano le malattie, ma perché ritengono che l’acqua sia dotata di anima… Per la stessa ragione portano in mano delle scope, che,  attaccate alle loro maniche, sembrano dei pennelli con il ciuffo di cotone e se ne servono per spazzare la terra o il pavimento dove camminano, per non uccidere l’anima di qualche insetto… Sulla bocca portano una pezzuola larga 4 dita sostenuta all’una e all’altra orecchia… capii che la portavano perché non penetrasse nella bocca qualche insetto o qualche mosca… La divinità inviò 23 apostoli; in questa terza epoca cosmica ne mandò un altro, ossia il ventiquattresimo, e ciò accadde 2000 anni fa”.|J. Hay of Dalgetty (Hayus), De rebus japonicis, indicis et peruanis Epistolae recentiores (Anversa 1605). Il testo riportato è quello citato da Carlo Della Casa nel suo volume sul giainismo (pagg. 104-105).}}
 
Altre notizie si hanno dai resoconti di [[Pietro Della Valle|Pietro della Valle]] che, come padre Pinheiro, chiama i giainisti Varteas o Vertia (probabilmente dal [[Lingua gujarati|gujarati]] varti, in [[Lingua hindi|hindī]] bartī, che vuol dire “asceta”, equivalente al [[Lingua sanscrita|sanscrito]] vartin che serve proprio a identificare il monaco giainista).
.<ref>J. Hay of Dalgetty (Hayus), De rebus japonicis, indicis et peruanis Epistolae recentiores (Anversa 1605). Il testo riportato è quello citato da Carlo Della Casa nel suo volume sul giainismo (pagg. 104-105).</ref>
 
Altre notizie si hanno dai resoconti di [[Pietro Della Valle|Pietro della Valle]] che, come padre Pinheiro, chiama i giainisti Varteas o Vertia (probabilmente dal [[Lingua gujarati|gujarati]] varti, in [[Lingua hindi|hindī]] bartī, che vuol dire “asceta”, equivalente al [[Lingua sanscrita|sanscrito]] vartin che serve proprio a identificare il monaco giainista).
 
Da questo momento le citazioni e i riferimenti ai giainisti si moltiplicano. Anche il filosofo [[Immanuel Kant]] parlò degli ospedali giainisti per animali e dell’uso di portare la pezzuola sulla bocca.<ref>{{Cita libro|autore=Glasenapp|titolo=Kant und die Religionen des Ostens|anno=1954|editore=|città=Kitzingen|p=|pp=|ISBN=}}</ref>