Il sangue dei vinti: differenze tra le versioni
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Vengono così narrati in vivido dettaglio drammi vissuti da persone che oggi definiremmo ''gente comune'', le tragedie di famiglie anche solo sospettate di vicinanza al fascismo, o altrimenti giudicate degne di essere colpite, che vedono i propri figli scomparire e le proprie figlie subire stupri ed oltraggi.
Particolarmente toccante - ed allo stesso tempo paradigmatico rispetto alla lettura che Pansa propone di quest'orgia di violenza - è il caso di [[Giorgio Morelli]], ventunenne partigiano cattolico delle [[Fiamme Verdi]], nome di battaglia "il Solitario". Entrato a Reggio Emilia a cavallo di una bicicletta prestatagli dal fratello di
Vittima a propria volta di un agguato, morirà a seguito alle ferite riportate, non senza aver manifestato la propria sfida e la propria integrità sino all'ultimo, indossando in pubblico il cappotto che aveva al momento dell'attentato subito, i fori dei proiettili che lo avrebbero condotto alla tomba ben in vista. Fra le altre esecuzioni successive alla Liberazione eseguite dal Pci di "[[nemico di classe|nemici di classe]]" o avversari politici, riportati nel libro, vi sono quelli di Don [[Umberto Pessina]] di [[Correggio (Italia)|Correggio]], del sindaco socialista di [[Casalgrande]], [[Umberto Farri]], dell'avvocato liberale e antifascista reggiano [[Ferdinando Ferioli]], figlio dell'ultimo sindaco democratico di [[Sassuolo]] [[Aristide Ferioli]], ucciso dai fascisti nel 1944, dell'ingegnere [[Arnaldo Vischi]], direttore generale delle [[Officine Meccaniche Reggiane]] dopo la Liberazione con il gradimento del CLN.
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