Sanfedismo: differenze tra le versioni

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L’esercito sanfedista era un coacervo di carcerati fatti uscire dalle galere, avventurieri, mercenari stranieri assoldati (principalmente albanesi e turchi), briganti aggregatisi, supportati da piccole aliquote di truppe regolari.
 
Pietro Colletta descrive la creazione dell’armata della Santa Fede nella sua natura eterogenea: «Divolgato l'arrivo e il disegno, accorsero da'vicini paesi torme numerose di popolani, guidate da gentiluomini e da preti o frati, che, quando viddero andar capo un porporato, non isdegnarono quella guerra disordinata e tumultuosa. Il colonnello Winspeare, già prèside in [[Catanzaro]], l'auditore Angelo Fiore, il canonico Spasiani, il prete Rinaldi, e insieme a costoro numero grande di soldati fuggitivi o congedati , e di malfattori che poco innanzi correvano da ladri le campagne, e di malvagi usciti ne'tumulti dalle carceri , si offrirono guerrieri per il re»
 
[Pietro Colletta, ''Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825'', vol.  I, Firenze 1856, pp. 276-277]
 
La marcia dell’esercito sanfedista fu scandita da massacri e saccheggi, sin dalle primissime operazioni in [[Calabria]]. Fu ciò che avvenne già a Crotone: «dopo le prime resistenze dimandò patti di resa; rifiutati dal cardinale , che , non avendo danari per saziare le ingorde torme, né bastando i guadagni poco grandi che facevano sul cammino, aveva promesso il sacco di quella città. Cosicché dopo alcune ore di combattimento ineguale, perché da una parte piccolo stuolo e sconfortato, dall’altra numero immenso e preda ricca e certa, CotroneCrotone fu debellata con strage dei cittadini armati o inermi, e tra spogli, libidini e crudeltà cieche, infinite.» [Colletta, cit. pp. 277-278]
 
Anche la città di Paola fu devastata dall’armata sanfedista, come ricorda fra gli altri il Cuoco: «cadde Paola, una delle più belle città di Calabria, incendiata dal barbaro vincitore, indispettito da un valore che avrebbe dovuto ammirare.» [Vincenzo Cuoco, ''Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799'', a cura di Pasquale Villani, Bari 1980, cap. XLV Cardinale Ruffo.]
 
<nowiki>L’eccidio più grave e conosciuto fu però quello che riguardò la [[Rivoluzione di Altamura]] : «Le sorti de'rimasti furono tristissime -, che nessuna pietà sentirono i vincitori : donne, vecchi, fanciulli uccisi ; un convento di vergini profanato; tutte le malvagità, tutte le lascivie saziate; […] Quello inferno durò tre giorni.» [Colletta, cit., pp. 294-295] Anche il  Cuoco conferma l’accaduto: «Il sacco di Altamura era stato promesso ai suoi soldati: la città fu abbandonata al loro furore; non fu perdonato né al sesso né all'età. Accresceva il furore dei soldati la nobile ostinazione degli abitanti, i quali, in faccia ad un nemico vincitore, col coltello alla gola, gridavano tuttavia: - Viva la repubblica! - Altamura non fu che un mucchio di ceneri e di cadaveri intrisi di sangue.» [Vincenzo Cuoco, </nowiki>''Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799'', a cura di Pasquale Villani, Bari 1980, cap. XLV Cardinale Ruffo.]
 
Devastazioni, assassini, stragi e ruberie ebbero luogo a Napoli su larga scala, dopo la presa della città. Recentemente un saggio di Antonella Orefice ha dimostrato che vi furono massacri perpetrati dai sanfedisti anche nelle cittadine di Termoli e Casacalenda. [http://www.nuovomonitorenapoletano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2048:1799-le-stragi-dimenticate-di-termoli-e-casacalenda-pdf&catid=50&Itemid=28<nowiki> ]</nowiki>