Giuseppe Sanmartino: differenze tra le versioni

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===Gli anni '40 del '700===
ScarsePoche sono pure le notizie sull'opera scultorea del Sanmartino negli anni '40 del '700 e le sculture a lui attribuite, benché non poche, non sono garantite come effettivamente di sua mano giacché non risultano dati cronologici attendibili, nè caratteri stilistici evidenti<ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref>. Nel 1746, mentre lavorava presso la bottega di Antonio di Lucca, realizzò due ''"bottini"'' (ovvero "puttini")<ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref> forse destinati ad un altare<ref>Archivio Storico del Banco di napoli, Banco del Salvatore, giornale m 1160 del 5 novembre 1746.</ref><ref group="N">Tale attribuzione si deve al fatto che la bottega del Di Lucca era specializzata in tali ornamenti d'altare normalmente realizzati dal Sanmartino a meno che il committente non richiedesse altrimenti.</ref><ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref>.
 
Dal 1747 il Sanmartino risulta lavorare, unitamente a Giovanni Cimafonte, presso la Cattedrale di Monopoli presso cui sono documentate<ref>Notaio Onofrio Arnese, scheda 291, prot. 9, foll. 2v-5, quale copia dell'atti di Notar Mario d'Alessio del 25 gennaio 1750.</ref> le sculture a grandezza naturale del ''San Giuseppe'' e di ''San Michele Arcangelo''<ref group="N">Per il San Michele Arcangelo, esiste diatriba di attribuzione per lo stile più aderente a quello di Matteo Bottigliero, maestro del Sanmartino. Il fatto, tuttavia, che avesse da poco lasciato quella scuola, fa propendere per una maturità artistica ancora non raggiunta, che ancora si rifà agli stili del maestro.</ref><ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref>.
 
===Gli anni '50 del '700: il ''Cristo velato'' ===