Giuseppe Sanmartino: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Scarsissime notizie biografiche ci restano di Giuseppe Sanmartino che, nato a Napoli nel 1720 da Nunziante, si formò nella bottega di [[Matteo Bottiglieri]]<ref>Elio Catello (2004), ''Giuseppe Sanmartino 1720-1793'', Electa, Napoli, p.11, ISBN 88-510-0225-8</ref>, fratello, o forse padre, di Felice, «ingegnere camerale» e modellatore di pastori di presepe<ref>{{Cita libro|analdoautore = Arnaldo Venditti|titolo = BOTTIGLIERI, Felice|anno = 1971|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/felice-bottiglieri_(Dizionario-Biografico)/|accesso = 30 settembre 2016|volume = 13|SBN = IT\ICCU\RAV\0018879|collana = Dizionario Biografico degli Italiani}}</ref><ref group="N">Esiste diatriba se il maestro del Sanmartino sia stato Matteo (secondo F. Granata (1766), ''Breve nota di quel che si vede in Casa del Principe di Sansevero D. Raimondo di Sangro in Napoli'') o Felice (secondo P. Signorelli (1811), ''Vicende della Coltura delle Due Sicilie - vol. VII''). Viene tuttavia fatto notare che Felice è molto più verosimilmente il figlio e non il fratello di Matteo Bottigliero, presso la cui bottega a sua volta avrebbe fatto il suo apprendistato insieme al Sanmartino. Felice risulta ''patentato'' nel 1756 e, coetaneo del Sanmartino, è ancora attivo nel 1778 quando firma, con [[Ferdinando Fuga]], una relazione sulla ricostruzione della cupola della [[Chiesa del Gesù Nuovo]] di Napoli. Viene infatti fatto notare che mentre il secondo è architetto e ingegnere, il primo, Matteo, è scultore e, pertanto, più logico sarebbe assegnare il Sanmartino come allievo di costui.</ref>. Il fratello minore, Gennaro<ref>V. Cazzato, M. Fagiolo, M. Pasculli Ferrara (1996), ''Atlante del barocco, Terra di Baeri e Capitanata, Roma, pp. 612-613.</ref> divenne architetto.
 
===Gli anni '40 del '700===
PocheScarse sono pure le notizie sull'opera scultorea del Sanmartino negli anni '40 del '700 e le sculture a lui attribuite, benché non poche, non sono garantite come effettivamente di sua mano giacché non risultano dati cronologici attendibili, nè caratteri stilistici evidenti<ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref>. Nel 1746, mentre lavorava presso la bottega di Antonio di Lucca, realizzò due ''"bottini"'' (ovvero "puttini")<ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref> forse destinati ad un altare<ref>Archivio Storico del Banco di napoli, Banco del Salvatore, giornale m 1160 del 5 novembre 1746.</ref><ref group="N">Tale attribuzione si deve al fatto che la bottega del Di Lucca era specializzata in tali ornamenti d'altare normalmente realizzati dal Sanmartino a meno che il committente non richiedesse altrimenti.</ref><ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref>.
 
Dal 1747 il Sanmartino risulta lavorare, unitamente a Giovanni Cimafonte, presso la Cattedrale di Monopoli presso cui sono documentate<ref>Notaio Onofrio Arnese, scheda 291, prot. 9, foll. 2v-5, quale copia dell'atti di Notar Mario d'Alessio del 25 gennaio 1750.</ref> le sculture a grandezza naturale del ''San Giuseppe'' e di ''San Michele Arcangelo''<ref group="N">Per il San Michele Arcangelo, esiste diatriba di attribuzione per lo stile più aderente a quello di Matteo Bottigliero, maestro del Sanmartino. Il fatto, tuttavia, che avesse da poco lasciato quella scuola, fa propendere per una maturità artistica ancora non raggiunta, che ancora si rifà agli stili del maestro.</ref><ref>Elio Catello (2004), p. 22.</ref>.
 
===Gli anni '50 del '700: il ''Cristo velato'' ===