Primo ministro: differenze tra le versioni

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[[File:107PalazzoChigi.jpg|thumb|upright=1.3|[[Palazzo Chigi (Roma)|Palazzo Chigi]], sede del [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana]], a [[Roma]]]]
Il titolo di '''primo ministro''' è quello più frequentemente utilizzato per designare il [[capo del governo]] nei sistemi dove la carica è distinta da quella del [[Capo di Stato|capo dello stato]].
 
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Oltre che nel governo centrale ci può essere un primo ministro anche negli stati di una [[Stato federale|federazione]] o in altri governi subcentrali. Sono inoltre, per certi versi, assimilabili ad un primo ministro i capi dell'esecutivo di enti territoriali (ad esempio i [[sindaco|sindaci]]) quando sono eletti dall'assemblea rappresentativa dell'ente (mentre, quando sono eletti direttamente dal [[corpo elettorale]], la loro figura è paragonabile a quella del presidente di una [[repubblica presidenziale]]).
 
Alle dipendenze del primo ministro è posta un'organizzazione amministrativa, variamente denominata (''[[ufficio del primo ministro]]'', ''[[presidenzaPresidenza del consiglioConsiglio dei ministri]]'', ''[[Cancelliere|cancelleria]]'', ''ministero di stato'' ecc.), strutturata analogamente ad un ministero, che lo supporta nell'esercizio delle sue funzioni, svolge attività di raccordo tra i vari [[dicastero|dicasteri]] e supporta il funzionamento del consiglioConsiglio dei ministri. Il primo ministro, inoltre, può mantenere a sé la titolarità di uno o più portafogli ministeriali, temporaneamente (''ad interim'') o in modo stabile.
 
== Nomina e mandato ==
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[[File:2010 Official Downing Street pic.jpg|thumb|upright=1.3|Il numero 10 di [[Downing Street]], sede del [[Primi ministri del Regno Unito|Primo ministro del Regno Unito]], a [[Londra]]]]
In generale il primo ministro riveste contemporaneamente un duplice ruolo:
* è membro e [[presidente]] dell'[[organo (diritto)|organo]] collegiale, denominato ''[[consiglioConsiglio dei ministri]]'' o ''[[gabinetto di governo|gabinetto]]'', che stabilisce l'[[indirizzo politico]] del [[governo]];
* è l'[[organo monocratico]] che dirige l'azione dei [[ministro|ministri]], per assicurarne il [[coordinamento]] e mantenere l'unità di indirizzo politico del governo.
 
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Spettano inoltre al primo ministro, direttamente o attraverso la proposta al [[capo dello stato]], le nomine di altre importanti cariche dello stato e, in alcuni paesi, anche dei membri della [[camera alta]].
 
In alcuni sistemi il potere di [[Parlamento#Mandato|sciogliere il parlamento]] è attribuito al primo ministro; in altri spetta invece al consiglioConsiglio dei ministri o, più frequentemente, al capo dello stato, su proposta del primo ministro o di sua iniziativa.
 
Nella struttura del governo e, quindi, nel ruolo del primo ministro sono distinguibili due dimensioni: una "collegiale", in cui il primo ministro è presidente del collegio dei ministri che decidono congiuntamente la linea politica del governo, e una che potremmo definire "verticistica", in cui invece il primo ministro detiene una posizione di supremazia rispetto agli altri membri del governo. Nei vari ordinamenti prevale l'una o l'altra dimensione, secondo le scelte fatte in sede di costituzione o, più frequentemente, di [[convenzione costituzionale|convenzioni costituzionali]]: si va da governi con un elevato grado di collegialità ad altri dove sono più marcati gli aspetti verticistici, fino ad arrivare a casi in cui tra primo ministro e ministri intercorre un vero e proprio rapporto gerarchico. Va anche detto che la posizione di preminenza del primo ministro, più ancora che dalla regolamentazione giuridica è determinata, in via di fatto, dalla configurazione del sistema dei partiti. È evidente, infatti, che in un sistema bipartitico il primo ministro, al contempo capo della maggioranza parlamentare e capo del governo, entrambi costituiti da esponenti del partito di cui è leader, finisce per ricoprire una posizione di netta supremazia che lo avvicina a quella del presidente di una repubblica presidenziale. Quando, invece, il primo ministro è a capo del governo sostenuto da una coalizione di partiti, è costretto a negoziare con i leader di questi stessi partiti e, di conseguenza, la sua posizione finisce per indebolirsi; ciò è ancor più vero se il sistema dei partiti non ha una configurazione bipolare e, quindi, le coalizioni tendono ad essere piuttosto instabili.
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In alcune repubbliche semi-presidenziali, che seguono il modello della [[Repubblica di Weimar]] (ad esempio l'[[Austria]] e il [[Portogallo]]), il presidente della repubblica può ritirare la fiducia al primo ministro, revocandolo e facendo così cadere il suo governo. Nella pratica i presidenti della repubblica non usufruiscono mai di tale prerogativa e, di fatto, la forma di governo finisce per assimilarsi a quella parlamentare (tanto che, secondo alcuni autori, questi stati andrebbero classificati tra le repubbliche parlamentari e non tra quelle semi-presidenziali).
 
Più incisivo è il ruolo del capo dello stato nella [[Quinta Repubblica francese]] e negli ordinamenti che l'hanno presa a modello (tra i quali molte ex colonie francesi ma anche la [[Russia]] e altri stati dell'Est Europeo usciti dal regime comunista). Qui, infatti, il presidente della repubblica non solo nomina e revoca il primo ministro ma è anche direttamente investito di funzioni di governo, soprattutto riguardo alla politica estera e alla difesa; può, inoltre, presiedere il consiglioConsiglio dei ministri.
 
Nei sistemi di questo tipo l'indirizzo politico del governo è in concreto stabilito dal presidente della repubblica e il primo ministro non fa altro che curarne l'attuazione. In realtà una variabile fondamentale è rappresentata dalla maggioranza politica presente in parlamento: infatti, se questa coincide con i partiti che appoggiano il presidente della repubblica, il sistema funziona nel modo appena descritto. Le cose cambiano se in parlamento c'è una maggioranza formata da partiti diversi da quelli che appoggiano il presidente della repubblica: in questo caso il capo dello stato deve necessariamente scendere a patti con il parlamento (a meno che non intenda scioglierlo) e il punto di equilibrio viene di solito trovato nella nomina di un primo ministro gradito alla maggioranza parlamentare, che governa con un'autonomia dal capo dello stato non dissimile da quella che si riscontra nei sistemi parlamentari, anche se al presidente della repubblica rimangono funzioni di indirizzo in materia di politica estera e difesa (si parla in questi casi di ''coabitazione'').
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== Vice-primo ministro ==
{{Vedi anche|Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana}}
In molti ordinamenti sono presenti uno o più ''vice-primi ministri'' (o, secondo la terminologia utilizzata, ''vice-presidenti del consiglioConsiglio dei ministri'', ''vice-cancellieri'', ''vice-presidenti del governo'' ecc.) che sostituiscono temporaneamente il primo ministro in caso di assenza o impedimento, quali [[vicario|vicari]], e lo coadiuvano nell'esercizio delle sue funzioni. Peraltro in molti casi il titolo, di solito attribuito ad un membro del governo che svolge anche funzioni di ministro, ha più che altro lo scopo di dare visibilità a leader di partiti o correnti di partiti che sostengono il governo.
 
== Denominazioni equivalenti ==