Editto regale di Tudhaliya IV: differenze tra le versioni

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Il cosiddetto "'''Editto regale di Tudhaliya IV'''"<ref>Nome ufficiale del reperto:CTH 211.4. Una copia del testo in lingua originale con traduzione in inglese e commento può essere reperito all'interno dell'opera: Beckman, Bryce e Cline: The Ahhiyawa texts. Pag.154-157</ref> o anche "'''I peccati della Terra del fiume Seha'''" è un testo scritto nel 13° secolo a.C. (attorno al 1235-1230) in lingua luwiana dal sovrano Ittita [[Tudhaliya IV]] per dar ragione dell'incoronazione di un re vassallo, il cui nome non è purtroppo leggibile nel testo, sul trono dello stato arzawa di [[Terra del fiume Seha]].
 
Il testo sopravvisutosopravvissuto è estremamente breve e richiama in maniera sintetica l'intervento militare e la conquista condotta dal sovrano Ittita [[Mursili II]] (1321-1295 nonno di Tudhaliya), del regno del fiume Seha quasi due secoli prima; e della benevolenza e clemenza che i sovrani Ittiti hanno sempre dimostrato da allora verso la famiglia regnante dello stato vassallo nonostante le frequenti rivolte che vi siano avvenute.
Di recente, narra Tudhaliya,(verosimilmente per la morte<ref>Sappiamo che alla stesura del trattato tra [[Kurunta]] e lo stesso Tudhaliya IV alla sua ascesa al trono ittita, avvenuta nel 1237, Mashturi è ancora vivo e sovrano di Terra del fiume Seha, in quanto elencato come testimone. J.D.Hawkins: Tarkasnawa king of Mira. Pag.19-20</ref> senza eredi del re di Seha [[Mashturi]]<ref>Beckman, Bryce, Cline: The Ahhiyawa texts. Pag. 156-157</ref>) un tale Tarhuna-Radu<ref>Da non confondere con il Tarhuna-Radu sovrano arzawa: è solo un'omonimia</ref>, con l'appoggio degli [[Ahhiyawa]]<ref>Entità ancora non chiaramente identificata; molti autori la ritengono Micene o una coalizione di stati micenei facenti capo magari proprio a questa città (tra questi Bryce, Cline e Beckman); J. Latacz invece propone Tebe; Troy and Homer: pag 240 e seg.</ref>, si è appropriato del trono di Seha, usurpandolo alla casa regnante. Così Tudhaliya, narra il testo, è intervenuto in prima persona, ha inseguito il ribelle rifugiatosi sul ''Picco dell'Aquila'', ha cinto d'assedio la montagna e catturato, ''"...deportando lui, le sue mogli ed i suoi figli nella terra di Hatti, presso Arinna, la città della Dea del sole"''<ref>Paragrafo 1, 8-9</ref>.