Oltreuomo: differenze tra le versioni

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Il termine tedesco può comunque essere fatto risalire al greco ὑπεράνθρωπος (hyperànthropos), le cui prime attestazioni sono nel I secolo a.C., con [[Dionigi di Alicarnasso]], e nel II secolo d.C., con [[Luciano di Samosata|Luciano]]. In tedesco il vocabolo ''Übermensch'' appare per la prima volta nel 1527, in una lettera con la quale il domenicano Hermann Rab si scagliava violentemente contro i luterani.
 
Altri autori che usarono il termine, benché con un diverso contenuto semantico, furono il teologo [[Heinrich Müller (teologo)|Heinrich Müller]], nell'opera ''Geistliche Erquickungsstunden'' (1664), [[Johann Gottfried von Herder]] e il filosofo indiano [[Sri Aurobindo]]. [[Johann Wolfgang von Goethe]] ha usato il termine in senso ironico nel [[Faust]] („Welch erbärmlich Grauen fasst Übermenschen dich!“, parte I, scena I, v. 490) e nella sua poesia ''Zueignung'' (1787).
 
Il superuomo abbandona le ipocrisie dei moralisti e afferma se stesso, ponendo di fronte alla morale comune i propri valori. Egli identifica il ritorno al mondo del pensiero dionisiaco, guidato dalle [[passione (filosofia)|passioni]]. Nietzsche è convinto dell'esistenza di un'unica vita terrena, legata alla corporeità fisica; l'uomo è dunque solo corpo e deve lasciarsi guidare dalle proprie [[pulsione|pulsioni]], lacerando così il "[[Velo di Maya]]" introdotto da [[Schopenhauer]], ovvero la Volontà che opprime l'individuo.