Legge del fratricidio: differenze tra le versioni

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La '''legge del fratricidio''' fu una [[legge]] dell'[[impero ottomano]] che dava valore giuridico alla pratica, comune al tempo, di far uccidere possibili futuri pretendenti al momento dell'ascesa al [[trono]].
 
Inserita nel [[Kanunname]] dal [[sultano]] [[Maometto II]], essa prevedeva che con l'assenso degli [[ʿulamāʾ]] (religiosi e dottori garanti della [[Fiqh|legge coranica]]), il sultano potesse far uccidere i propri fratellirivali e parenti stretti (spesso solo i fratelli maschi). Lo stesso Maometto II l'aveva applicata [[ante litteram]] al momento della sua salita al trono, eliminando l'unico fratello Ahmed, ancora neonato. In seguito altri sultani si limitarono ad esiliare, confinare o imprigionare eventuali eredi. Alcuni privarono i parenti prossimi dei titoli necessari, altri ritennero invece troppo cruento eliminare i propri parenti di sangue, preferendo allontanarli dalla scena pubblica e tenerli sotto stretta sorveglianza.
 
La [[norma (diritto)|norma]] sembrava rendersi necessaria in quanto la [[successione (diritto)|successione]] non veniva regolata da un'apposita [[legge]] e il trono passava di padre in figlio senza riguardi per l'eventuale maggiore anzianità, scatenando dunque spesso accese lotte dinastiche. Va inoltre ricordato come i figli di un sultano fossero da considerarsi legittimi anche quando nati da una concubina o una moglie secondaria. A causa di ciò, gli eredi legittimi al trono aumentavano esponenzialmente rispetto alle normali casate europee dell'epoca.